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Il trattamento integrato per le dipendenze patologiche (2022) di Nava e Sanavio – Recensione

Le dipendenze sono una malattia multifattoriale che necessita, per il trattamento, di un approccio multidisciplinare e basato sulle evidenze scientifiche

Di Annamaria Nuzzo

Pubblicato il 23 Nov. 2022

Il volume di Felice Alfonso Nava e Francesco Sanavio (2022), “Il trattamento integrato per le dipendenze patologiche”, propone una disamina completa delle dipendenze patologiche, dandone una definizione neurobiologica e un inquadramento diagnostico accurato, per poi delineare i principali interventi psicoterapeutici evidence-based e le maggiori cure farmacologiche.

 

Definizione di dipendenza patologica

La dipendenza patologica è una malattia cronica ad andamento recidivante caratterizzata dal craving (cioè dal desiderio irrefrenabile di utilizzare la sostanza), dall’uso compulsivo e dalla perdita di controllo sull’assunzione delle sostanze (Nava e Sanavio, 2022).

Determinanti essenziali della vulnerabilità per lo sviluppo della dipendenza patologica sono l’impatto delle sostanze a livello neurobiologico, l’assetto genetico individuale e il contesto ambientale di appartenenza.

Nella prefazione al testo (Nava e Sanavio, 2022), Cesare Maffei definisce le dipendenze patologiche come una variante disadattiva di una tendenza, o meglio di una necessità, insita nella natura umana: la dipendenza da ciò che ci fornisce protezione, soddisfazione, piacere, e la fuga da ciò che ci minaccia, delude e ferisce.

Il problema di fondo è quanto diventiamo schiavi della necessità rispetto a quanto, pur nella sua ineluttabile presenza, sappiamo compiere delle scelte che ci affrancano, per quanto possibile, dalla necessità e che ci consentono di dare una direzione alla nostra vita nella quale troviamo un significato, un valore (p.11, Nava e Sanavio, 2022)

Neurobiologia delle dipendenze patologiche

Nel primo capitolo Nava e Sanavio (2022) delineano le basi neurobiologiche delle dipendenze patologiche, secondo le teorie più accreditate:

  • la teoria della sensitizzazione incentiva, per cui l’uso continuativo della sostanza nel tempo porterà a una riduzione della “sensibilità” gratificante indotta dagli stimoli correlati all’uso della sostanza e quindi a un incremento nell’utilizzo;
  • la teoria della “regolazione edonica” o “opponente”, secondo cui l’euforia iniziale determinerà sempre una risposta opposta, con un effetto contrastante che può anche mascherare gli aspetti edonici e gratificanti iniziali (Nava e Sanavio, 2022);
  • la teoria dell’aberrant learning behaviour, che considera l’addiction una forma di apprendimento disfunzionale in quanto la ricerca della sostanza si basa su processi cognitivi complessi come la memoria e l’aspettativa della ricompensa;
  • la teoria dell’anti-reward, basata sul concetto che i meccanismi neurobiologici dell’addiction sono una risposta adattativa all’iperstimolazione del sistema della gratificazione indotta dalle sostanze (Elman, Borsook, 2016); secondo questa teoria, lo sviluppo dei processi di dipendenza è caratterizzato dalla perdita dell’equilibrio omeostatico fra l’attivazione del sistema della gratificazione (reward system) e l’attivazione del sistema di compenso della gratificazione (anti-reward system, responsabile dell’attivazione dell’asse dello stress, della disforia e del craving (Koob, 2008).

In un prossimo futuro, saranno gli studi di neuroimaging a permetterci di identificare i meccanismi neurobiologici e predire eventuali ricadute, in base al funzionamento delle varie aree cerebrali coinvolte nell’addiction (Moeller, Paulus, 2018).

Aspetti nosografici e di valutazione

Di particolare rilievo è la proposta di una prospettiva multidimensionale sulla valutazione dei fenomeni di interesse clinico quali la dipendenza patologica.

Nel volume, la “diagnosi” non è intesa quale mera descrizione statica e classificatoria, ma come processo che consente di individuare le caratteristiche del singolo, intrinsecamente connessa con la progettazione di un intervento terapeutico personalizzato (Nava e Sanavio, 2022).

Il secondo capitolo è dedicato ad illustrare aspetti nosografici e di valutazione, nel tentativo di definire il nucleo centrale dell’assessment psicodiagnostico: l’individuazione dei livelli di disfunzionalità, a partire da quelli riferibili ad automatismi a fondamento biologico per poi arrivare, attraverso un’analisi del ruolo dell’apprendimento, all’analisi dei livelli decisionali (Nava e Sanavio, 2022).

Nava e Sanavio (2022) propongono un’approfondita presentazione dell’analisi funzionale, quale elemento essenziale per la definizione del funzionamento comportamentale e cognitivo della persona e la scelta appropriata del trattamento; obiettivo dell’analisi funzionale è individuare i meccanismi di funzionamento dei comportamenti di dipendenza in relazione alle diverse forme di apprendimento che sono legate allo sviluppo e al mantenimento dell’addiction; la conoscenza e la padronanza che la singola persona ha delle life skills; la valutazione del profilo motivazionale del singolo in riferimento agli obiettivi del trattamento.

Secondo Maffei (2022), l’analisi funzionale costituisce il perno che consente l’articolazione del passaggio dalla valutazione psicodiagnostica al trattamento terapeutico, in quanto garantisce l’acquisizione, da parte del clinico, degli elementi necessari per definire, in accordo con il paziente, il processo di cura e riabilitazione e valutare le caratteristiche del trattamento.

Trattamenti di tipo cognitivo e comportamentale

La dipendenza patologica è una malattia multifattoriale che necessita, per il suo trattamento clinico, di un approccio multidisciplinare e spesso di un intervento farmacologico associato a un approccio psicosociale e psicoterapeutico basato sulle evidenze (Nava e Sanavio, 2022).

Il volume presenta una esauriente rassegna dei trattamenti disponibili in ambito cognitivo e comportamentale, dalle tecniche di base (di prima e seconda generazione), sino alla cosiddetta terza generazione.

La prospettiva presentata fa principalmente riferimento alle prime due generazioni come linee guida generali per la strutturazione degli interventi, in quanto racchiudono le tecniche e le terapie che hanno dimostrato la maggiore efficacia livello sperimentale (Navia e Sanavio, 2022).

Il testo termina con un’appendice dedicata alla disamina delle linee guida dell’American Psychiatric Association (APA) e del National Institute for Clinical Excellence (NICE) sulla gestione e cura dei pazienti con disturbo da uso di sostanze.

In particolare, nel terzo capitolo vengono esaminati i principi e le tecniche di modificazione del comportamento che affondano le radici in un solido corpus teorico di riferimento, il lavoro di Burrhus Skinner; successivamente, ampio spazio viene dedicato all’esame delle principali strategie dell’intervento cognitivo, come la terapia razionale emotiva secondo il modello di A. Ellis, il modello cognitivo del disturbo da uso di sostanze sviluppato da Beck e collaboratori (1933) e il modello di Marlatt per la prevenzione delle ricadute.

Strumento essenziale nel bagaglio tecnico di buona parte dei terapeuti di orientamento cognitivo e comportamentale è il colloquio motivazionale (motivational interviewing; Miller, 1983; Miller e Rollnick, 2004), al quale viene riservato un approfondimento all’interno del testo.

Si tratta di un intervento non direttivo che toglie l’enfasi dal cambiamento e punta a sviluppare una dissonanza cognitiva, favorendo la discussione delle conseguenze negative del problema, con un atteggiamento empatico del conduttore mutuato dagli insegnamenti di Carl Rogers, al fine di aggirare la resistenza del paziente e sostenere la sua autoefficacia (Nava e Sanavio, 2022).

Il quarto capitolo, invece, è incentrato sul trattamento psicoterapeutico di terza generazione (o “terza ondata”; Hayes, 1944), un insieme di terapie di matrice cognitiva e comportamentale caratterizzate da un lavoro sulla metacognizione e dalla tecnica di intervento della mindfulness, definibile come uno stato metacognitivo di consapevolezza non giudicante (Witkiewitz, Marlatt e Walker (2005), e basate sul concetto di accettazione.

Nava e Sanavio (2022) riservano ampio spazio alla prospettiva della terapia metacognitiva nell’addiction e alla pratica di intervento della mindlfulness, uno degli interventi più popolari degli ultimi anni. Inoltre, il costrutto di accettazione risulta fondamentale nel processo di raggiungimento e di mantenimento dell’astinenza in quanto è importante trasmettere l’idea di imparare ad accettare la cronicità del disturbo da uso di sostanze, assieme alle possibili ricadute. Il valore terapeutico dell’accettazione è duplice: ridurre il cosiddetto dolore sporco, cioè la sofferenza derivante dalla ruminazione mentale, da aspettative irrealistiche e dalla mancata accettazione della realtà e del dolore quale parte intrinseca della condizione umana; permettere di impegnarsi in comportamenti difficili ma costruttivi per dare senso alla propria vita (Nava e Sanavio, 2022).

Conclusioni

In conclusione, il volume di Nava e Sanavio (2022) tratta la complessità della dipendenza patologica in maniera semplice e chiara, rendendola scorrevole nella lettura e fruibile nella pratica; costituisce uno strumento importante, in grado di offrire ai lettori una conoscenza globale sulla dipendenza patologica quale disturbo multifattoriale e una chiara indicazione terapeutica secondo una prospettiva evidence-based.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Nava, F. A., Sanavio, F. (2022). Il trattamento integrato per le dipendenze patologiche. Percorsi basati sulle evidenze. Italia: Carocci.
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