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Le strategie di coping nella gestione del lutto in persone dipendenti da sostanze

L’abuso di sostanze è spesso usato come strategia disadattiva per affrontare eventi traumatici, ma può rallentare o impedire l'elaborazione del lutto

Di Taslima Grossi

Pubblicato il 03 Nov. 2022

Aggiornato il 04 Nov. 2022 12:58

A seguito di una perdita, l’elaborazione del lutto può avvenire in vari modi, ma sempre seguendo il naturale decorso del dolore, fino ad arrivare all’accettazione di quanto accaduto. In alcune situazioni però, è possibile che il lutto non venga elaborato adeguatamente, a causa di una mancata gestione dell’evento stressante in maniera funzionale. 

 

Le strategie di coping

 Le modalità con cui si affrontano e ci si adatta a eventi di vita di vario tipo, che possono risultare stressanti o dolorosi, sono definite come strategie di coping (Lazarus & Folkman, 1984). Tuttavia, non sempre si riescono a mettere in atto strategie adeguate alla situazione che ci si trova a fronteggiare e questo può avere diversi risvolti negativi a livello sia psicologico che sociale.

L’abuso di sostanze, per esempio, è una delle strategie di coping disadattiva più diffusa, proprio perché dà momentaneamente una sensazione di sollievo dalla sofferenza, tuttavia non consente minimamente di fronteggiare e superare una difficoltà in modo funzionale (Dashora et al., 2011).

Nel momento in cui ci si trova ad affrontare un evento doloroso come la perdita di una persona cara, è necessario utilizzare le proprie risorse per fronteggiare l’accaduto ed elaborare il lutto ma, se vengono messe in atto strategie controproducenti, si rischia di aggravare il proprio malessere psicologico, impedendo il normale decorso del dolore; in questo caso, si parla di “disturbo da lutto persistente complicato”, come definito dal DSM-5, ovvero un prolungamento del periodo di sofferenza dovuto a una perdita, e la conseguente incapacità di superare un momento di vita doloroso (APA, 2013). Secondo alcuni autori questo processo sarebbe influenzato proprio dall’utilizzo di strategie di coping disadattive, che non facilitano l’individuo nell’adattamento a una nuova situazione di vita, rendendo così più complesso il percorso di “guarigione”, soprattutto se correlato ad abuso di sostanze (Masferrer et al., 2017).

La gestione del lutto

Uno studio di Caparrós e Masferrer (2021) ha analizzato le diverse strategie di gestione del lutto in persone che abusano di sostanze, partendo dal presupposto che esse siano più vulnerabili e possano avere maggiori difficoltà nell’affrontare la perdita di una persona cara. In questo studio, infatti, viene tenuto in considerazione il disturbo indicato sul DSM-5 (APA, 2013) come disturbo da lutto persistente complicato, che è comunemente definito come un’esperienza emotiva fortemente intensa, negativa e persistente, che si discosta da quello che è comunemente concettualizzato come un normale periodo di lutto a seguito di una perdita (APA, 2013; Newson et al., 2011). In ogni caso, l’abuso di sostanze è spesso usato come strategia disadattiva per affrontare eventi traumatici ma, allo stesso tempo, può rallentare o impedire una corretta elaborazione del lutto (Lombardo et al., 2014).

L’articolo in questione pone l’attenzione sull’identificazione delle strategie di coping utilizzate, in un contesto di disturbo da lutto persistente e complicato, dalle persone che abusano di sostanze, proprio perché queste persone tendono a sviluppare più frequentemente un disturbo da lutto persistente. Nel momento in cui si possiedono scarse o inefficaci capacità di coping, è più probabile incorrere in complicanze nell’elaborazione del lutto.

Questo studio si pone diversi scopi: analizzare il rapporto tra lutto persistente e le numerose strategie di coping, sondare le possibili differenze tra modalità più o meno adattive di gestire il dolore della perdita, valutando un collegamento con i diversi tipi di abusi di sostanze, e, infine, identificare le strategie di coping che caratterizzano il lutto persistente in persone con dipendenze.

Gestione del lutto e dipendenza da sostanze

 Tra i 196 partecipanti allo studio, tutti affetti da dipendenze, ben il 34,2% aveva sviluppato il disturbo da lutto persistente a seguito di una perdita e solo il 36,7% era in grado di svolgere un’attività lavorativa. Sono emerse delle differenze tra il gruppo di partecipanti in grado di gestire il lutto in maniera adattiva e quelli che invece hanno sviluppano una forma di lutto complesso e duraturo: i partecipanti aventi una forma di lutto persistente hanno ottenuto punteggi significativamente più alti in tutte quelle strategie di coping che si possono riassumere come negative, ovvero l’autocriticismo, il ritiro sociale e il pensiero desiderante (concetto che presuppone la volontà di fuggire dalla realtà oggettiva per rifugiarsi in un mondo di fantasia basato sui propri desideri; Masferren et al., 2017).

L’evitamento dei propri sentimenti negativi di sofferenza, il pensiero desiderante, il ritiro sociale e l’autocriticismo sono risultate strategie correlate allo sviluppo di una forma di lutto persistente (Coriale et al, 2012). Quanto emerso può essere motivato dal fatto che, a seguito di una perdita, le persone in lutto attraversano anche una fase di negazione dell’accaduto, di incapacità di accettazione della morte, rendendo così il normale decorso del lutto più complesso e prolungato (McLean et al., 2022). Inoltre, i partecipanti aventi una forma di lutto persistente utilizzano maggiormente strategie come il criticismo e la colpa verso sé stessi, non permettendosi una più naturale elaborazione del lutto.

È stato interessante notare che il tipo di sostanza utilizzata non è risultato avere un impatto sulla forma di lutto sviluppata.

In conclusione, strategie di evitamento e autocolpevolizzazione inficiano notevolmente il processo di elaborazione del lutto in persone con problemi di abuso di sostanze (Taquir et al., 2020). In generale, sia il lutto persistente che l’abuso di sostanze impediscono una lucida gestione di situazioni stressanti e possono essere concettualizzate come strategie maladattive di coping.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Associatin (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione (DSM-5), trad. it. Milano: Raffaello Cortina (2014).
  • Caparrós, B., & Masferrer, L. (2021). Coping Strategies and Complicated Grief in a Substance Use Disorder Sample. Front. Psychol. 11,624065. doi: 10.3389/fpsyg.2020.624065.
  • Coriale, G., Bilotta, E., Leone, L., Cosimi, F., Porrari, R., De Rosa, F., et al. (2012). Avoidance coping strategies, alexithymia and alcohol abuse: a mediation analysis. Addict. Behav. 37, 1224-1229. doi: 10.1016/j.addbeh.2012.05.018.
  • Dashora, P., Erdem, G., & Slesnick, N. (2011). Better to bend than to break: Coping strategies utilized by substance-abusing homeless youth. Journal of Health Psychology.16(1),158- 168. doi:10.1177/1359105310378385.
  • Lazarus, R. S., & Folkman, S. (1984). Stress, Appraisal, and Coping. New York: Springer.
  • Lombardo, L., Lai, C., Luciani, M., Morelli, E., Buttinelli, E., Aceto, P., et al. (2014). Eventi di perdita e lutto complicato: verso una definizione di disturbo da sofferenza prolungata per il DSM-5. Riv Psichiatr. 49(3), 106-114. doi: 10.1708/1551.16903.
  • Masferrer, L., Garre-Olmo, J., & Caparrós, B. (2017). Is complicated grief a risk factor for substance use? A comparison of substance-users and normative grievers. Addict. Res. Theory 25, 361-367. doi: 10.1080/16066359.2017.1285912.
  • McLean, E., Singer, J., Laurita, E., Kahler, J., Levin, C.,  & Papa, A. (2022). Perception of grief responses: Are maladaptive grief responses and the stages of grief considered normal? Death Stud.46(6),1414-1423. doi: 10.1080/07481187.2021.1983890.
  • Newson, R., Boelen, P. A., Hek, K., Hofman, A., & Tiemeier, H. (2011). The prevalence and characteristics of complicated grief in older adults. J. Affect. Disord. 132(1-2),231–238. doi: 10.1016/j.jad.2011.02.021.
  • Tariq, M., & Jameel, R. (2020). Stigmatization, self-criticism and coping strategies of individual with substance abuse. Res. Soc. Work. Pract. 8(4), 1-10. Available here.
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