Il Professore Stefano Vicari e la dottoressa Maria Pontillo ci conducono per mano nell’universo dei giovani ai tempi del Covid-19, nel loro libro “Gli adolescenti e la pandemia”.
Se è vero che la pandemia ha rappresentato una soluzione di continuità nell’esistenza di ciascuno, certamente la ferita è stata tanto più profonda e lacerante nelle vite di bambini e adolescenti, coloro i quali vivono quel periodo della vita in cui più si cambia e ci si trasforma, nella costruzione della propria identità.
Aprire una breccia per potersi affacciare oltre il muro di cinta che i giovani ergono a loro difesa, d’altro canto, è un privilegio che i ragazzi permettono solo in determinate condizioni di ascolto e comprensione. Il mondo dei giovani ha infatti regole, prospettive, tempi e luoghi diversi da quelli del mondo di noi adulti. “Gli adolescenti e il Covid-19” ci permette di esplorare questo mondo altro attraverso vari capitoli, dispiegati con sguardi e linguaggi diversi. Gli Autori impiegano ora il metodo di un antropologo, curioso e attento nell’osservazione, ora la completezza e la scrupolosità di uno scienziato, supportato da dati e misurazioni, ora amplificano la viva voce dei ragazzi.
I primi due capitoli narrano i cambiamenti avvenuti con la pandemia nella vita degli adolescenti, anche mediante il racconto delle loro storie personali. I successivi capitoli sono dedicati a consigli utili agli insegnanti, ai genitori e agli adolescenti stessi. Ai genitori, ad esempio, viene suggerito di dedicare del tempo ad ascoltare empaticamente i propri figli, accogliendo e legittimandone le emozioni, dando loro il dovuto spazio, contestualmente, per allenare l’indipendenza. Gli ultimi due capitoli, infine, sono fedeli trascrizioni di frammenti dei diari degli adolescenti al tempo della pandemia.
Il punto di forza di questo testo è la capacità di colpire dritto al cuore e alla mente, di suscitare emozioni e contemporaneamente informare, divenendo così un punto di riferimento teorico per quanti siano a contatto con gli adolescenti, sia a titolo puramente affettivo che lavorativo.