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Freud Genio Infedele (2022) di Francesco Marchioro – Recensione

Il libro di Francesco Marchioro 'Freud Genio Infedele' è un lavoro molto minuzioso che segue la biografia del padre della psicoanalisi

Di Alberto Vito

Pubblicato il 14 Set. 2022

Freud Genio Infedele” è frutto di un imponente lavoro di ricerca e di conoscenza di un repertorio bibliografico molto vasto, oltre che della lettura di documenti inediti e reperti epistolari recentemente scoperti.

 

 Tra i tantissimi approfondimenti e studi storici inerenti la psicoanalisi, resta aperto un quesito: si tratta di un sapere ebraico? È molto difficile rispondere a questa domanda ed è evidente quanto una risposta netta, affermativa o negativa che sia, possa risultare fuori luogo. Il rapporto di Freud con l’ebraismo è complesso. Egli non lo era per religione, lingua o sentimento nazionale, eppure riconosceva di esserlo profondamente. È la sorte, che lo costrinse alla fuga a Londra per sfuggire alle persecuzioni naziste e gli impose in un crudele gioco del destino l’impossibilità di sfuggire dalle proprie origini. Inoltre, da un lato vi sono talune orgogliose affermazioni di Freud secondo cui egli non credeva a nulla altro se non alla scienza e alla sua creatura, la psicoanalisi, dall’altro vi è il tema dell’origine e dell’identità, culturale e familiare che, proprio seguendo l’insegnamento di Freud, non può essere ignorato, ci piaccia o meno.

L’autore del libro “Freud Genio Infedele” è Francesco Marchioro, nato a Montegrotto Terme (Padova) e residente da molti anni a Bolzano, storico e saggista, che ha dedicato molte opere alla psicoanalisi e alla vita di Freud in particolare. Tra l’altro, ha curato e tradotto nel nostro paese “Mio padre Sigmund Freud” (2001) di Martin Freud ed è stato pioniere nella diffusione in Italia dell’opera di Otto Rank, del quale ha curato e tradotto le principali opere. Cofondatore nel 1993 e direttore dell’associazione Imago-Ricerche di psicoanalisi applicata con sede a Bolzano. Nella stessa città ha promosso la mostra “Divina follia. Freud archeologo”, tenutasi nella Galleria civica tra dicembre 2011 e gennaio 2012, in cui per la prima volta furono esposti in Italia alcuni reperti della Collezione di Freud, ora al Museo-Freud di Londra. Anche il materiale su cui poggia il presente saggio era nato per una nuova mostra sul tema “Ebraismo Freud memoria” che poi, causa pandemia, non si è mai tenuta. È autore della produzione Rai: “Percorsi freudiani”, con regia di L. Giudiceandrea (1987). Inoltre, per celebrarne i 150 anni dalla nascita, ha ideato il “sentiero Freud-Promenade”, realizzato nel 2006 in collaborazione con il Comune di Renon (BZ), unico sentiero al mondo ad essere dedicato al fondatore della psicoanalisi. Nel  2016 il percorso è stato arricchito da 13 panchine realizzate artisticamente e ciascuna caratterizzata da un aforisma del maestro viennese, in modo da rendere la passeggiata montana ancora più piacevole e un’occasione di riflessione.

Il libro è frutto di un imponente lavoro di ricerca e di conoscenza di un repertorio bibliografico molto vasto, oltre che della lettura di documenti inediti e reperti epistolari recentemente scoperti. Si può dire senza ombra di smentita che per Marchioro la psicoanalisi rappresenti la passione e lo studio di una vita.

 Nel testo, egli sovente lascia la parola direttamente a Freud, le cui citazioni costituiscono una parte rilevante del libro, e agli altri protagonisti della vicenda psicoanalitica allo scopo di far giungere il lettore alle proprie conclusioni personali dopo un lavoro di “interpretazione” dell’originale posizione freudiana. Il lavoro è molto minuzioso e segue la biografia del padre della psicoanalisi. Si inizia dal rapporto con la giovane madre, per proseguire con la storia della Bibbia di famiglia, in un’edizione a uso degli ebrei riformati, il cui studio approfondito nell’infanzia ha costituito una base per i futuri interessi culturali di Sigmund e il cui dono da adulto sembra quasi avere un valore predittivo sul suo ruolo futuro di innovatore geniale. Si continua con gli anni della formazione universitaria, in cui è costretto a confrontarsi con l’antisemitismo crescente per proseguire con le lettere alla fidanzata e poi moglie Martha, ebrea ortodossa, che dovette accettare la volontà del marito in merito all’eliminazione dei rituali religiosi dalla loro vita familiare e dall’educazione dei figli. Ampio spazio viene successivamente dedicato anche al rapporto complesso con Jung e alle reciproche accuse di tirannia da un lato e di tradimento dall’altro. Infine, è lasciato spazio anche all’analisi del Mosè di Michelangelo, per giungere all’ebreo errante, l’ultima inevitabile identificazione del maestro viennese.

Il libro è ulteriormente arricchito dalla bella prefazione di Silvia Fegetti Vinzi e contiene due appendici: il testo inedito di Otto Rank “L’essenza dell’ebraismo”, del 1905, e un’indagine su Jung e il “demone del potere”.

Al termine della sua approfondita ricerca storica, Marchioro ha una propria risposta al quesito originario ma qui non viene svelata, anche per lasciare al lettore il piacere di seguirne l’indagine nei vari capitoli senza dare alcun indizio sulle conclusioni finali cui giunge il ricercatore.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Marchioro, F. (2022). Freud Genio Infedele. Identità di un ebreo tedesco irreligioso. Franco Angeli
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