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La coscienza in un’ottica evolutiva e interpersonale: Neuman e Liotti due autori a confronto

La coscienza origina dall’inconscio ed è il frutto di una prima separazione da esso, è la fuoriuscita dal caos primordiale, dall’oscurità dell’inconscio

Di Antonella De Salvia

Pubblicato il 27 Set. 2022

La coscienza è un processo di ordine superiore in quanto sovraintende alle principali funzioni psichiche, come la discriminazione, l’integrazione, l’autoriflessione, la consapevolezza di sé, inoltre presiede i meccanismi volontari, orienta l’attenzione e consente la vigilanza. Il suo opposto è l’inconscio (non conscio) le cui istanze sfuggono al controllo dell’individuo. Ma da dove origina la coscienza?

 

Le coscienza secondo Neuman

 Neuman, in una prospettiva ontogenetica, ha individuato le tappe che precorrono la nascita e lo sviluppo della coscienza. Egli affianca la storia personale dell’individuo a quella transpersonale della storia dell’umanità (filogenesi) poiché ogni individuo è governato dalle medesime immagini primordiali (archetipi di Jung). All’origine vi è la Grande madre che è la dimensione transpersonale della madre nella sua componente divina e terrena. In essa è contenuta anche l’immagine riflessa del padre (la sua componente maschile). Nella Grande madre gli opposti coincidono, essa è raffigurata come Uroboro, ossia il serpente che si morde la coda. L’Uroboro è la dimensione inconscia dell’individuo in cui egli è ancora fuso e confuso con la madre, ma in seguito alla separazione da quest’ultima il bambino diverrà un individuo cosciente di sé stesso. Da questa prima separazione si origina una forma primordiale di coscienza grazie alla quale l’uomo diviene capace di discriminare gli opposti piacere-dolore, anima-animus, madre buona e madre terrifica, che prima giacevano indistinti nel ventre della Grande madre. Neuman fa una distinzione fra la coscienza matriarcale che è intrinseca alla dimensione originaria e che ne rappresenta la componente maschile e spirituale (la Sophia) che è rappresentata simbolicamente dalla luna e la coscienza patriarcale che nasce dalla separazione dalla madre originaria ed è rappresentata dal sole. Per l’autore la coscienza matriarcale è il cuore e la coscienza patriarcale è la testa. Al centro di questa coscienza illuminata vi è l’Io. Dunque il processo d’individuazione/separazione dell’Io è il processo attraverso il quale l’Io riconosce di essere distinto dalla sua origine, e dunque un individuo consapevole di sé.

L’uomo non ha però compiuto il suo processo di maturazione. Infatti, è necessario un percorso inverso (centroversione) di integrazione fra la coscienza e l’inconscio. Una coscienza senza la dimensione inconscia è fredda e razionale, priva della sua dimensione creativa ed emotiva. Neuman individua due percorsi evolutivi diversi per l’uomo e per la donna: l’uomo dovrà tornare nell’uroboro per combattere la dimensione terrifica della madre affrontando la lotta contro il drago (la componente divorante e distruttiva della madre) unitamente alla sua nuova compagna (la sposa terrena) che rappresenta la Sophia, mentre la donna unendosi sponsalmente con l’uomo terreno è fecondata dal sole divino, che le conferirà la coscienza nella dimensione maschile.

Al centro di questa forma più evoluta di coscienza (la psiche) vi è il Sé.

La coscienza, dunque, origina dall’inconscio ed è il frutto di una prima separazione da esso, è la fuoriuscita dal caos primordiale, dall’oscurità dell’inconscio. Ne consegue una prima scissione degli opposti (madre buona e madre terrifica, ma anche anima/animus) che prima giacevano indistinti nel grembo della Grande madre. La maturazione della coscienza è favorita nell’individuo nel suo percorso ontogenetico dall’incontro con il padre nella sua funzione normativa ed esplorativa, dove l’individuo impara a procrastinare i propri bisogni, in favore dell’approvazione sociale, è la nascita della “persona”, ma anche la nascita dell’ombra, che è il lato oscuro, rimosso, dell’individuo, quello a cui è tenuto a rinunciare per avere l’approvazione dell’altro da sé. Questo, afferma Neuman, è solo un primo passo del processo di maturazione. A questa forma di coscienza primordiale, definita da Neuman coscienza egoica, segue un processo di integrazione che l’individuo deve compiere per realizzare sé stesso, ossia il recupero dell’inconscio, di quella parte di sé da cui inizialmente si è separato e a cui ritorna, per recuperare quello cui ha rinunciato per inseguire la sua maturazione (il tesoro del labirinto di Teseo, custodito da Minosse). Egli torna in modo attivo per non essere fagocitato dell’aspetto terrifico dell’inconscio, non è dunque una regressione, ma una centroversione.

In quest’ottica la maturazione della coscienza è un processo orizzontale, ossia la coscienza si origina dall’inconscio che la precede e si sviluppa, attraversando diversi stadi, con l’evolversi dell’individuo nella relazione con la figura materna e paterna.

La coscienza secondo Liotti

Liotti, rifacendosi ad Edelman, nella “Dimensione interpersonale della coscienza”, distingue una coscienza primaria, caratterizzata da mappe percettive e mnemoniche che appartengono alla dimensione inconscia dell’attività mentale (scene) e una coscienza secondaria che organizza i contenuti inconsci in sequenze narrative attraverso il linguaggio. La coscienza primaria si connota di immagini ed emozioni, mentre la coscienza secondaria si caratterizza per pensieri verbalizzati (Liotti 2011).

Liotti si sofferma sulla dimensione interpersonale della coscienza, ossia sulla sua origine all’interno della relazione fra conspecifici, in primis sotto forma di emozione (l’emozione è determinata dall’interazione strutturale fra l’individuo e il suo mutevole mondo) ed immagini mentali, successivamente sotto forma di linguaggio ed attribuzione di significato.

 Dal punto di vista dell’evoluzione della specie, osserva che nei primati è presente una prima forma di coscienza, i mammiferi sono infatti capaci di comunicazione sociale (emotiva, non verbale), di riprodurre l’azione esplicita osservata nell’altro (neuroni specchio) e di comprendere la natura della relazione fra conspecifici (gerarchia, sistema di rango). Il salto tra l’animale e l’uomo è dato dalla capacità dell’uomo di comprendere l’intenzionalità dell’altro (capacità riflessiva , Tommasello – 1999) e anche dalla prontezza del sistema motivazionale cooperativo (Liotti 2001), presente nell’uomo più che in ogni altra specie di mammiferi. Il sistema motivazionale cooperativo, a differenza degli altri sistemi, richiede la posizione fianco a fianco, diversamente dagli altri sistemi, in cui ci si pone di fronte o al più l’uno avanti all’altro, per dirigere l’attenzione verso una stessa meta.

I sistemi motivazionali, che sono i sistemi presenti sia nell’uomo che nell’animale, regolano il comportamento, le emozioni e le relazioni nella direzione del raggiungimento di un obiettivo e si dispongono in senso gerarchico su un continuum caratteristico dell’evoluzione della specie da un punto di vista filogenetico e la maturazione dell’individuo da un punto di vista ontogenetico.

ln un primo livello si situano i sistemi finalizzati alla difesa dai pericoli ambientali, all’esplorazione dell’ambiante e alla regolazione dei bisogni corporei (bisogni omeostatici). In un secondo livello comprende i sistemi che regolano le relazioni sociali basilari, sistema motivazionale di attaccamento/accudimento, agonistico, sessuale e cooperativo. Quest’ultimo è un sistema più evoluto, è particolarmente attivo nell’uomo, è l’unico sistema paritetico e si innesca, nel bambino, fra i nove mesi e i due anni, ogni volta che non è attivo il sistema dell’attaccamento/accudimento e conduce ad una solida rappresentazione di pariteticità (l’altro come simile a me nell’intenzionalità diretta e al raggiungimento di un obiettivo comune).

Nell’ontogenesi, dunque, la coscienza nasce dalle prime relazioni in cui l’individuo è immerso, come frutto di un rispecchiamento, della capacità di leggere e riconoscere nell’altro le proprie emozioni (… Se Adamo sorride ad Eva ed Eva in risposta imita tale sorriso … Eva saprà dalle informazioni endogene prodotte dai muscoli attivi cosa si prova quando si sorride…Liotti 2011). È questa una coscienza primaria le cui prime rappresentazioni sono inaccessibili all’esperienza soggettiva narrabile perché costituiti da emozioni e immagini.

La memoria di queste emozioni costituirà la base dei contenuti e dei processi della coscienza di ordine superiore che maturerà più tardi, con l’acquisizione del linguaggio che, per la sua stessa natura sequenziale (sintassi), organizza tali rappresentazioni in pensieri verbalizzati. Così Adamo ed Eva potranno impegnarsi a tradurre in una sequenza comunicativa ordinata le proprie reciproche intuizioni e da tale tentativo prenderà forma l’aspetto sintattico del linguaggio”.

Dunque per Liotti, come per Neuman, la nascita della coscienza di ordine superiore è frutto di un processo di maturazione/crescita e la qualità della coscienza attuale dipende dalle caratteristiche delle prime relazioni interiorizzate.

Aggiunge Liotti (2011) che l’isolamento sociale per lunghi periodi può dar luogo ad alterazioni della coscienza interpretabili come parziali “regressioni” verso la coscienza primaria. L’ancor più prolungata assenza di scambi relazionali concreti può tradursi nell’alterazione delle funzioni più antiche della coscienza primaria, e oggi più che mai, ne abbiamo una dimostrazione concreta.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Neuman, E. (1975). La psicologia del femminile. Roma: Astrolabio.
  • Neuman, E. (1978). Storia delle origini della coscienza. Roma: Astrolabio.
  • Liotti, G. (2001). Le opere della coscienza. Milano: Raffaello Cortina.
  • Liotti, G. (2011). La dimensione interpersonale della coscienza. Roma: Carocci.
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