Tra disgusto, disprezzo e rabbia è stata riscontrata una relazione particolare rispetto agli stimoli che suscitano queste emozioni (detti elicitors) specificatamente nel contesto morale. Inoltre, tutte e tre queste emozioni sembrano condividere una specifica caratteristica dell’espressione facciale.
Che cos’è il disgusto
Il disgusto è una delle sei emozioni primarie presenti in tutte le culture, che implica una sensazione di repulsione e pensieri di potenziale contaminazione, accompagnati da reazioni fisiologiche, espressive e comportamentali di evitamento o rimozione dello stimolo che si ritiene potenzialmente contaminante (Darwin, 1872; Rozin et al., 2008). Nella letteratura psicologica, questa affascinante emozione è stata inizialmente oggetto di oblio per vari anni (Olatunji et al., 2009), per poi conoscere un’improvvisa crescita esponenziale in termini di numero di studi condotti in merito (Rozin et al., 2016). Mentre molti di essi hanno osservato il fenomeno da diverse prospettive (neuroscientifica, cognitiva, comportamentale) al fine di fornirne una descrizione rappresentativa della realtà, molti altri hanno studiato la relazione tra disgusto e differenti fenomeni psicologici tipici (come le emozioni) e atipici (come le psicopatologie; Rozin et al., 2016). Nella ricerca sulle emozioni sono emersi punti di contatto tra il disgusto e altre emozioni, tra cui il disprezzo, la paura, la rabbia e la vergogna. In questo articolo metteremo a fuoco proprio questa relazione.
Il disgusto e le altre emozioni
Tra disgusto, disprezzo e rabbia è stata riscontrata una relazione particolare rispetto agli stimoli che suscitano queste emozioni (detti elicitors) specificatamente nel contesto morale. Inoltre, tutte e tre queste emozioni sembrano condividere una caratteristica dell’espressione facciale, ovvero alzare il labbro superiore (Hutcherson e Gross, 2011). Il disgusto condividerebbe con il disprezzo anche l’atteggiamento di “guardare dall’alto in basso” qualcuno che si ritiene incompetente o immorale (Rozin et al., 2016). Hutcherson e Gross (2011) sostengono che i termini “rabbia” e “disgusto” vengono utilizzati scambievolmente dalle persone in compiti di discriminazione emotiva. Il fatto che sia difficile differenziare le espressioni facciali o le azioni per il disgusto, il disprezzo e la rabbia (Roseman et al., 1994), secondo alcuni studiosi (Hutcherson e Gross, 2011) potrebbe suggerire che tutti questi termini possono riferirsi a un unico negativo stato sottostante.
Tuttavia, altri autori (Lee e Ellsworth, 2013) sottolineano che spesso la rabbia implica una reazione di avvicinamento all’oggetto che l’ha generata; al contrario, la reazione al disgusto è sostanzialmente quella di evitamento o rifiuto. Mentre il disgusto di tipo morale sembra strettamente correlato alla rabbia, il disgusto verso gli agenti patogeni sembra essere più legato alla paura.
Infatti, il disgusto può essere anche inteso come una sottocategoria della paura, quando lo si esperisce in risposta a una probabile contaminazione, alla presenza di agenti patogeni o rischio di morte (Rozin et al., 2016). Tuttavia, anche se entrambi sono emozioni che implicano un comportamento di ritiro o evitamento, le loro espressioni, manifestazioni fisiologiche e substrati neurali sono molto diversi.
Un ultimo interessante punto di contatto è stato evidenziato tra il disgusto e la vergogna (Rozin et al., 2016). L’aspetto condiviso sta nell’atto di biasimare; tuttavia, la differenza è che nel disgusto è orientato verso l’altro, mentre nella vergogna è orientato verso sé stessi. È interessante il legame vergogna-disgusto elaborato da Lewis (1995), secondo il quale la vergogna spesso scaturisce dalle risposte di disgusto degli altri verso sé stessi.
Conclusioni
Lo studio delle emozioni ha sempre avuto una forte tradizione nell’osservare le espressioni facciali come segnali essenziali per il riconoscimento delle emozioni (Hutcherson e Gross, 2011). Ciò ha fatto supporre che le emozioni si escludessero vicendevolmente. Grazie a questi stessi studi e altri che si sono concentrati su antecedenti e conseguenze degli stati emotivi, stiamo progressivamente scoprendo che gli esseri umani hanno una vita mentale ed emotiva ricca e differenziata rispetto ad altre specie animali. Alcuni ricercatori (ad esempio, Dunbar, 1998) hanno suggerito che questa variabilità deriva dalla maggiore complessità e diversità dell’ambiente sociale in cui sono immersi gli esseri umani, che renderebbe necessario possedere dei sistemi di risposta coerenti con tale complessità.