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Che cos’è il Disgusto?

Vediamo le componenti del disgusto osservate nel corso degli anni dagli studiosi, che ci permettono di rispondere alla domanda “che cos’è il disgusto?”

Di Gloria Angelini

Pubblicato il 12 Lug. 2022

Il disgusto è una delle sei emozioni di base, quindi universalmente condivise, teorizzate da Paul Ekman nel 1992.

 

Come tutte le emozioni, il significato principale del disgusto è legato all’adattamento e alla sopravvivenza dell’organismo, dato che spesso ci avvisa della potenziale pericolosità di alcuni stimoli, come agenti patogeni contenuti nei cibi. Il disgusto, infatti, implica una sensazione di repulsione e pensieri di potenziale contaminazione, accompagnati da comportamenti di evitamento dello stimolo che si ritiene potenzialmente contaminante, che in alcuni casi possono salvarci!

Ma come si manifesta il disgusto, e quali sono i sintomi osservabili e quali quelli non osservabili?

La reazione a qualcosa che ci disgusta non è solo di tipo comportamentale, ma anche fisiologica ed espressiva.

Vediamo quindi quali sono le componenti dell’emozione disgusto osservate nel corso degli anni dagli studiosi, che ci permettono di rispondere alla domanda “che cos’è il disgusto?”.

Componente comportamentale del disgusto

La componente comportamentale è quella più semplice e tendenzialmente inequivocabile da osservare, perché visibile da più persone. Il disgusto si manifesta come un allontanamento dall’oggetto, dall’evento o dalla situazione (quindi dagli stimoli) che lo genera, caratterizzato da un rifiuto (di un cibo per esempio), dal ritiro o dall’evitamento (come la visione di un film horror; Rozin et al., 2016).

Componente fisiologica del disgusto

Il disgusto è associato a uno specifico stato fisiologico, la nausea, che viene tipicamente misurata attraverso domande rivolte direttamente alla persona (Rozin et al., 2016). Il disgusto è l’unica emozione primaria che ha una specifica firma fisiologica, viscerale per l’esattezza. La speciale relazione tra disgusto e attivazione viscerale è stata studiata approfonditamente analizzando le misure elettrofisiologiche della nausea, con l’elettrogastrogramma, in relazione alla sensibilità al disgusto e al grado di disgusto riportato in risposta alla visione di immagini disgustose (Meissner et al., 2011). Questo tipo di studi, non solo hanno confermato l’esistenza della firma viscerale caratteristica del disgusto, ma hanno permesso di capire che la nausea si manifesta maggiormente in risposta al cibo e prodotti di scarto umani o animali (come urine, sudore, muco, vomito) e meno in risposta a stimoli come sangue, lesioni o altri correlati al dolore (Shenhav e Mendes, 2014).

Componente espressiva del disgusto

La componente espressiva del disgusto viene valutata negli studi sul riconoscimento delle emozioni utilizzando molto spesso stimoli statici invece che dinamici, focalizzati sull’espressione del volto. Tuttavia, alcuni studiosi sottolineano l’esistenza di molteplici manifestazioni dinamiche del disgusto, che riguardano il movimento delle mani, il viso e l’intero corpo.

Dagli studi e dalle osservazioni di importanti studiosi come Darwin (1872) è emerso che le caratteristiche della “faccia disgustata” sono principalmente quattro: l’apertura della bocca, l’estensione della lingua, la retrazione del labbro superiore e la ruga del naso. In genere si verifica anche la contrazione dei muscoli intorno all’occhio, ma non è un sintomo tipico del disgusto poichè tende a manifestarsi anche in risposta ad altre emozioni negative (Vrana, 2009).

Dato che, come dicevamo, il disgusto può aiutarci, l’apertura della bocca e la protrusione della lingua sono azioni che servono proprio a liberare la bocca da una sostanza sgradevole.

Tuttavia, Ekman e Friesen (1978) sostengono che la retrazione del labbro superiore e la ruga del naso sono quasi esclusivamente utilizzate nella ricerca del disgusto. Infatti, mentre la faccia a bocca aperta è tipicamente selezionata dagli adulti occidentali in relazione alla sensazione di disgusto legata al cibo e al corpo (per esempio ai prodotti di scarto), il labbro superiore sollevato invece è più comunemente selezionato in risposta alle offese morali che sono etichettate come disgustose (Rozin et al., 2016). Inoltre, sebbene il rialzo del labbro superiore sia usato come indicatore standard del disgusto, è anche parte di una delle due espressioni di rabbia. Dal punto di vista funzionale, rappresenta l’apertura dei denti nella mascella superiore. Emerge quindi una sovrapposizione, in termini di espressioni facciali, tra due emozioni: disgusto e rabbia. Cosa le accomuna? Sembrerebbero accomunate dall’aspetto morale, tuttavia la differenziazione del disgusto e della rabbia come “emozioni morali” è una questione complessa che richiede ancora approfondimento.

Qualia

Innanzitutto, cosa sono i qualia?

Il termine qualia deriva dal latino qualis, cioè qualità, attributo, modo.

Il concetto dei qualia appartiene alla branca della filosofia della mente e rappresenta gli aspetti qualitativi delle esperienze coscienti, come le emozioni. Ogni emozione ha i suoi qualia, ovvero le sensazioni qualitative specifiche che arrivano alla coscienza nel momento in cui facciamo esperienza, per esempio, di un’emozione.

I qualia, dunque, sono la componente mentale o sentimentale dell’emozione, e possono essere allo stesso tempo la componente centrale del disgusto e l’aspetto più difficile da studiare (Rozin et al., 2016). La qualità del disgusto è spesso descritta come repulsione. Inoltre, sappiamo che rispetto ad altre emozioni, l’esperienza del disgusto sembra essere piuttosto breve nella durata (Scherer e Wallbott, 1994).

Quindi che cos’è il disgusto?

Possiamo dire che è un emozione primaria multisfaccettata, i cui sintomi si osservano nel comportamento di allontanamento, inteso come evitamento, rifiuto o ritiro da qualcosa che ci disgusta; ma anche attraverso espressioni facciali come l’apertura della bocca, l’estensione della lingua e la retrazione del labbro superiore, caratteristica condivisa anche dalla rabbia. È accompagnata anche da sensazione di repulsione generalmente di breve durata e… ha una sua firma fisiologica: la nausea!

 

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Gloria Angelini
Gloria Angelini

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Darwin, C. R. (1998). The expression of the emotions in man and animals (Def. ed. con introduzione, prefazione e commenti di P. Ekman). Oxford University Press. (Opera originale pubblicata nel 1872)
  • Ekman, P. (1992). An argument for basic emotions. Cognition and Emotion, 6, 169–200.
  • Ekman, P., e Friesen, W. V. (1978). Facial Action Coding System: A technique for the measurement of facial movement. Consulting Psychologists Press.
  • Meissner, K., Muth, E. R., e Herbert, B. M. (2011). Bradygastric activity of the stomach predicts disgust sensitivity and perceived disgust intensity. Biological Psychology, 86, 9–16.
  • Rozin, P., Haidt, J., e McCauley, C. R. (2016). Disgust. In M. Lewis, J. M. Haviland-Jones, e L. F. Barrett (Eds.), Handbook of emotions (4th ed., pp. 815–834). Guilford Press.
  • Scherer, K. R., e Wallbott, H. G. (1994). Evidence for universality and cultural variation of differential emotion response patterning. Journal of Personality and Social Psychology, 66, 310 –328.
  • Shenhav, A., e Mendes, W. B. (2014). Aiming for the stomach and hitting the heart: Dissociable triggers and sources for disgust reactions. Emotion, 14, 301–309.
  • Vrana, S. R. (2009). The psychophysiology of disgust: Motivation, action, and autonomic support. In B. O. Olatunji e D. McKay (Eds.), Disgust and its disorders: Theory, assessment and treatment implications (pp. 123–143). American Psychological Association.
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