Poiché le emozioni vengono trasmesse attraverso espressioni facciali, cambiamenti corporei e posturali, secondo alcuni approcci che studiano le emozioni di base esistono dei prototipi associati a specifiche emozioni.
Espressioni facciali ed emozioni
Il volto è la parte corporea maggiormente evidente di una persona. Ogni giorno si intrattengono conversazioni faccia a faccia o tramite l’utilizzo di piattaforme elettroniche e, negli ultimi anni, capita spesso di vedere fotografie e video sui social network (Barrett et al., 2019). La percezione dei visi è una delle prime abilità che si sviluppa dopo la nascita, capacità utile che permette al bambino di avere delle informazioni a disposizione per poter interagire con gli altri e per muoversi nel mondo sociale man mano che cresce: si sceglie chi amare, di chi fidarsi e chi è colpevole di un crimine in base alla mimica facciale (Todorov, 2017; Zebrowitz, 1997; 2017; Zhang et al., 2018).
Comprendere le emozioni sottostanti ad un’espressione è un obiettivo importante dal momento che molte persone comunicano e si aspettano di essere comprese attraverso configurazioni specifiche dei movimenti muscolari facciali (Barrett et al., 2019). Barrett e colleghi (2019) hanno svolto una revisione sistematica su sei emozioni specifiche – rabbia, disgusto, tristezza, paura, felicità e sorpresa – suggerendo come vi siano emozioni manifestate in modo differente tra culture o tra persone all’interno di una situazione specifica. Le sei emozioni sono state riprese sia perché si ancorano a credenze comuni sull’espressività, studiate da Charles Darwin, che ha stipulato come le configurazioni facciali siano espressioni di determinate emozioni, sia perché sono state l’obiettivo principale della ricerca sistemica per quasi un secolo, con lo scopo di fornire un ampio focus di ricerca (Barret et al., 2019).
Dato che un’emozione viene trasmessa attraverso caratteristiche fisiche, come movimenti facciali e cambiamenti corporei e posturali, e mentali, come eccitazione o minaccia nei confronti di una situazione nuova, secondo alcuni approcci che studiano le emozioni di base esistono dei prototipi associati a specifiche emozioni. Ad esempio, la felicità viene manifestata attraverso sorrisi, labbra separate, testa all’indietro e apertura corporea, la rabbia con aggrottamento delle sopracciglia, sguardo fisso, labbra chiuse e postura ferma.
Quando le espressioni si associano a diverse emozioni
Gli autori (2019) sottolineano come alcune espressioni facciali possano manifestare più di una singola emozione sottostante, raccomandando un’attenta osservazione di come le persone muovono i loro volti per esprimere informazioni sociali all’interno di vari contesti in cui sono immerse quotidianamente (Barret et al., 2019). Possono essere presenti delle inferenze inverse, presenti quotidianamente, dove le persone cercano di dedurre se effettivamente dietro un sorriso si nasconda un’altra emozione mascherata. Se una persona è arrabbiata avrà una mimica facciale e movimenti espressivi tipici della rabbia, mentre se una persona afferma di essere arrabbiata e manifesta comportamenti coerenti con la preoccupazione è più probabile che stia cercando di nascondere un sentimento di paura. Al contrario, una persona preoccupata che manifesta atteggiamenti provocatori e aggressivi è probabile che stia celando un sentimento di rabbia (Barrett et al., 2019).
Oltre alle compagnie tecnologiche che investono molto nella ricerca della lettura delle emozioni – si pensi a Microsoft Emotion API che cerca di capire che cosa l’individuo prova e sente attraverso video immagini – anche le emoji utilizzate sui social e le riviste stampate ogni giorno attribuiscono determinate espressioni facciali a determinati stati d’animo ed emozioni della persona (Barrett et al., 2019).
Le espressioni facciali in ambito clinico
In ambito clinico, la configurazione facciale è necessaria per formulare diagnosi basate su stati emotivi, nonché per formulare un piano di terapia o dei trattamenti utili per determinati disturbi: ad esempio, attraverso l’analisi delle caratteristiche facciali fotografate, il Reading the Mind in the Eyes Test contribuisce alla formulazione di piani terapeutici per persone con autismo o con altri disturbi dove vi sono delle difficoltà a riconoscere queste configurazioni facciali come espressioni emotive (Baron-Cohen et al., 2004; Kouo & Egel, 2016). Ricerche future potrebbero focalizzarsi maggiormente sul significato culturale attribuito non solo a determinate emozioni, ma anche ai movimenti e ai comportamenti non verbali manifestati dalle persone, con il fine di comprendere come strutturare dei programmi terapeutici funzionali e flessibili.