expand_lessAPRI WIDGET

Quando potrò ricominciare a dormire? Come variano i ritmi del sonno delle mamme nelle fasi di vita di un bambino

Con la nascita di un figlio i genitori sono spesso privati del sonno, in termini di quantità e qualità con effetti su relazioni sociali e salute psicofisica

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 20 Giu. 2022

Aggiornato il 24 Giu. 2022 10:31

Alcuni fattori psicologici che insorgono con la gravidanza e nel periodo perinatale possono causare difficoltà nell’addormentamento delle madri, anche dopo che i figli hanno raggiunto un ritmo del sonno accettabile.

 

 Quando nasce un bambino entrambi i genitori cominciano una nuova fase della vita, caratterizzata da numerosi cambiamenti fisiologici, psicologici e comportamentali che scombussolano la loro quotidianità. Tra questi vi è il ritmo del sonno che risulta frammentato e di scarsa qualità, per un periodo di tempo non ben definito. Il fatto che tale periodo sia di durata estremamente variabile, spesso non consente ai membri della coppia di prendere decisioni, come ricorrere a un aiuto supplementare oppure stabilire quando tornare a lavorare o a studiare. Inoltre, la maternità porta con sé diverse aspettative positive, per esempio quella che i bambini “dormano bene”, che generano frustrazione quando non vengono soddisfatte. Tali aspettative, però, sono spesso irrealistiche, dal momento che provengono da fonti informali come amici o parenti. Quindi, potrebbe essere utile determinare in modo più accurato la durata del periodo di alterazione del sonno, per poter consentire ai genitori di affrontarla al meglio.

Le alterazioni del sonno dopo il parto

Le stime rispetto al tempo che un genitore impiega per tornare ai ritmi di sonno che aveva prima del parto corrispondono al periodo post-partum, quindi circa 6 mesi. Questo periodo inizia con il parto e l’espulsione della placenta, responsabile della secrezione di molti ormoni che alterano i ritmi del sonno; prosegue durante l’allattamento fino a quando il sonno del bambino non si regolarizza seguendo un ritmo prevedibile del ciclo sonno-veglia (Lee, 1998).

Alcuni studi, però, si sono occupati di analizzare il sonno di alcune madri due anni dopo il periodo post-partum e hanno osservato che molte di loro soddisfacevano ancora i criteri per l’insonnia (Sivertsen et al., 2015). Sembra quindi che, nonostante i fattori interni che determinano il ciclo sonno-veglia del bambino si sviluppino tra i 3 e i 6 mesi di vita, e che progressivamente le madri comincino a dormire un numero di ore maggiore, vi siano anche alcuni fattori esterni da tenere in considerazione che influenzano il benessere delle donne, tra cui l’allattamento, l’organizzazione generale della famiglia e il lavoro. In aggiunta, alcuni fattori psicologici che insorgono con la gravidanza e nel periodo perinatale possono causare difficoltà nell’addormentamento delle madri, anche dopo che i figli hanno raggiunto un ritmo del sonno accettabile (Fallon et al., 2016).

 Esistono alcune tappe fondamentali nello sviluppo di un bambino dopo i 6 mesi che contribuiscono a ridurre il carico dei genitori. Tra queste, le principali sono lo sviluppo del linguaggio dopo il decimo mese e l’imparare a camminare ed esplorare l’ambiente circostante al quattordicesimo. Inoltre a 24 mesi i bambini sono più indipendenti, hanno competenze linguistiche sufficienti per comunicare, che li aiutano a gestire le emozioni negative, e sono in grado di focalizzare la loro attenzione lontano dagli stimoli stressanti per gestire più efficacemente il disagio (Dennis, 2006). Sarebbe quindi opportuno estendere fino ai 24 mesi dal parto la ricerca sui disturbi del sonno nelle madri. Tali disturbi possono essere di vario genere, tra cui riduzione o frammentazione del sonno, oppure sonnolenza diurna. L’interruzione del sonno notturno causa sonnolenza diurna, che influisce sulle attività quotidiane delle madri o causa bassa produttività sul lavoro (Lee, 1998). Il problema più comune è la privazione del sonno durante i primi mesi di vita del figlio, spesso associato all’alimentazione, alle cure e ai ritmi di sonno del neonato stesso, che non sono ancora consolidati e i suoi bisogni di nutrimento, affetto, pulizia e attività che non sono ancora sincronizzati con il ritmo dei genitori; sia la madre che il padre sono quindi spesso privati del sonno, in termini di quantità e qualità. Questo porta a svariati effetti negativi sulle relazioni sociali e la salute psicofisica dei genitori (Sharma e Mazmanian, 2003). Uno studio di Okun e colleghi (2018), per esempio, ha riscontrato che i sintomi depressivi e ansiosi di un gruppo di donne erano correlati alla scarsa qualità del sonno.

Il sonno delle madri dopo il primo semestre

Comprendere e mitigare l’impatto che i disturbi del sonno hanno sulla vita delle mamme è quindi importante per la loro salute; per tali ragioni, uno studio di Sánchez-García e colleghi del 2021 aveva come obiettivo quello di verificare se la quantità e la qualità del sonno in un campione di madri di neonati nei primi 2 anni di vita del bambino differissero da quelle di donne con caratteristiche simili senza un figlio a carico, e analizzare se le differenze fossero limitate al primo semestre o proseguissero oltre questo periodo. È stato reclutato un campione di 113 donne, alcune delle quali con un bambino di 2 anni, altre invece con un figlio di età superiore ai 6 anni. Queste hanno riferito la durata, le interruzioni e la qualità del sonno, e hanno risposto a questionari sulla qualità del sonno e sulla sonnolenza diurna. Le risposte sono state analizzate al fine di valutare l’ipotesi che sia la qualità sia la quantità del sonno goduto dalle donne con un bambino a carico fossero ridotte rispetto alle altre donne, non solo durante il primo semestre di vita del neonato, ma anche successivamente.

I risultati dimostrano che le madri con neonati hanno il sonno disturbato rispetto ad altre donne: è emersa una relazione positiva tra l’età del bambino e la durata del sonno delle madri, inoltre la durata del sonno per loro era simile a quella delle donne del gruppo di controllo circa 6 mesi dopo la nascita. Tuttavia, la frammentazione del sonno, la sonnolenza diurna e i problemi di sonno erano più elevati per le madri con bambini di età compresa tra 6 e 12 mesi. In conclusione, i risultati evidenziano che i problemi di sonnolenza di una madre non si risolvono entro il primo semestre di vita del bambino. Infatti, sembrerebbe che le madri con figli di 12 mesi sono quelle che necessitano di maggiore aiuto.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dennis, T. (2006). Emotional self-regulation in preschoolers: The interplay of child approach reactivity, parenting, and control capacities. Dev. Psychol. 42, 84–97. doi: 10.1037/0012-1649.42.1.84
  • Fallon, V., Groves, R., Halford, J. C. G., Bennett, K. M., and Harrold, J. A. (2016). Postpartum anxiety and infant-feeding outcomes: A systematic review. J. Hum. Lactat. 32, 740–758. doi: 10.1177/0890334416662241
  • Lee, K. A. (1998). Alterations in sleep during pregnancy and postpartum: A review of 30 years of research. Sleep Med. Rev. 2, 231–242.
  • Okun, M. L., Mancuso, R. A., Hobel, C. J., Schetter, C. D., and Coussons- Read, M. (2018). Poor sleep quality increases symptoms of depression and anxiety in postpartum women. J. Behav. Med. 41, 703–710. doi: 10.1007/s10865-018-9950-7
  • Sharma, V., and Mazmanian, D. (2003). Sleep loss and postpartum psychosis. Bipolar Disord. 5, 98–105. doi: 10.1034/j.1399-5618.2003.00015.x
  • Sánchez-García, M., Cantero, M. J., & Carvajal-Roca, E. (2021). The Relationship Between a Baby's Age and Sleepiness in a Sample of Mothers. Frontiers in Psychology, 12.
  • Sivertsen, B., Hysing, M., Dørheim, S. K., and Eberhard-Gran, M. (2015). Trajectories of maternal sleep problems before and after childbirth: a longitudinal population-based study. BMC Pregnancy Childbirth 15:129. doi: 10.1186/s12884-015-0577-1
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Insonnia: l'efficacia del trattamento con terapia cognitivo comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia (CBTi): l’efficacia del trattamento e gli effetti su depressione, ansia e stress

Sembra che un programma di terapia cognitivo comportamentale mirato possa alleviare l'insonnia e i sintomi di depressione, ansia e stress.

ARTICOLI CORRELATI
La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

Relazione tra genitori e figli e salute mentale

Relazioni calde tra genitori e figli promuovono la prosocialità e proteggono da problemi relativi alla salute mentale durante la crescita

WordPress Ads
cancel