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Burnout tra psicoterapeuti: fattori di rischio e fattori protettivi

Uno studio ha analizzato il livello di burnout tra gli psicoterapeuti indagandone la relazione con i fattori legati alla persona e quelli legati al lavoro

Di Lorenza Paponetti

Pubblicato il 20 Mag. 2022

E’ stato ipotizzato che l’impegno verso i pazienti e l’empatia che si sperimenta in ambito sanitario potrebbero avere un ruolo nel burnout degli psicoterapeuti, mentre la percezione di avere le competenze per aiutare i pazienti potrebbe essere un fattore protettivo.

 

Il burnout nei professionisti della salute mentale

Il burnout è una reazione allo stress di lunga durata legata al lavoro che comprende tre diverse reazioni: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e riduzione della realizzazione personale (Maslach et al., 2001). Esso è associato a vari problemi di salute come depressione, insonnia e problemi cardiovascolari, rappresentando quindi un problema per gli individui, ma anche un onere economico per la società a causa dei costi sanitari, delle assenze per malattia e dell’elevato turnover (Lee et al., 2011).

In generale, i professionisti che si occupano di salute mentale sembrano essere molto esposti allo stress legato al lavoro: si stima che dal 40% al 70% abbia alti livelli di burnout (Johnson et al., 2020). I fattori di rischio che hanno predetto un maggiore burnout nei professionisti di salute mentale si sono dimostrati essere l’ambiente di lavoro, la quantità totale di ore lavorate e l’età più giovane (Lim et al., 2010).

Spesso, nei servizi pubblici, i bisogni dei pazienti sono superiori alle risorse o agli interventi a disposizione; i terapeuti che incontrano pazienti in difficoltà possono essere influenzati dai loro stati emotivi e possono provare frustrazione per non essere in grado di soddisfare i bisogni di ogni singolo paziente (Simionato & Simpson, 2018). In queste circostanze, è facile sentirsi inadeguati e sforzarsi di dare il più possibile, a scapito del proprio tempo e delle proprie energie.

Perciò, è stato ipotizzato che l’impegno verso i pazienti e l’empatia che si sperimenta in quest’ambito sanitario potrebbero avere un ruolo nel burnout (Simionato & Simpson, 2018). Infatti, in una meta-analisi di Lee e colleghi (2011) si è scoperto che l’eccessivo coinvolgimento era fortemente associato all’esaurimento emotivo, che è un aspetto centrale del burnout.

D’altra parte, un fattore protettivo contro il burnout è la percezione di avere le competenze per aiutare i pazienti (Simionato & Simpson, 2018). Nello studio di Lim e colleghi (2010), è stato dimostrato che i membri dello staff di età più avanzata hanno mostrato livelli più bassi di burnout, il che è stato ipotizzato essere associato a un senso di competenza che può venire con più anni di esperienza clinica (Lim et al., 2010).

Fattori di rischio e protettivi del burnout tra psicoterapeuti

Data la necessità di identificare meglio i fattori di rischio e protettivi per lo sviluppo del burnout tra gli psicoterapeuti, uno studio di Spännargård e colleghi (2022) ha analizzato il livello di burnout tra gli psicoterapeuti che lavorano in contesti clinici e ha indagato la relazione tra burnout e fattori legati alla persona (età, formazione, livello di istruzione, anni di professione e competenza percepita) e fattori legati al lavoro (tipo di contesto clinico, soddisfazione per la situazione lavorativa e accesso alla supervisione clinica).

I risultati hanno dimostrato che il 62% degli psicoterapeuti ha riportato livelli moderati o alti di burnout. Essere donna, percepire di avere bassa competenza e lavorare nel settore pubblico erano associati a livelli più alti di burnout. L’età, l’esperienza lavorativa e la formazione avanzata in psicoterapia si sono mostrati invece fattori protettivi. Tuttavia, quando analizzati insieme alla competenza percepita, gli effetti sono svaniti, suggerendo che la competenza percepita è il fattore essenziale comunemente associato a tutte queste variabili.

Il burnout è stato predetto da due variabili: la competenza percepita e il praticare nell’ambito clinico privato. Questo è in linea con i modelli che si focalizzano sull’importanza del controllo percepito (Rupert et al., 2012). La maggior parte di loro fa prima o poi esperienza di trattamenti non riusciti e di pazienti che non sono stati in grado di aiutare (Honda, 2014). Queste esperienze possono portare a frustrazione e sentimenti di inadeguatezza che possono a loro volta generare stress. La sensazione di avere il controllo può essere un fattore molto importante nello sviluppo dello stress, infatti, a favore della pratica privata come fattore protettivo, gli psicoterapeuti che lavorano privatamente hanno un livello di controllo maggiore sulle loro condizioni di lavoro rispetto ai terapeuti che lavorano in studi sanitari pubblici (Steel et al., 2015).

Come riportato sopra, il burnout associato alle esperienze di lavoro generali è stato significativamente più alto del burnout associato ai pazienti. Di conseguenza, le condizioni di lavoro, piuttosto che le sfide cliniche, potrebbero essere più importanti a questo proposito. Tuttavia, è anche possibile che i contesti clinici siano diversi tra gli studi privati e quelli pubblici, poiché una proporzione maggiore di pazienti impegnativi tende ad essere presente nel pubblico.

In conclusione, i livelli di burnout tra gli psicoterapeuti sono risultati alti e un’alta competenza percepita rappresenta un fattore protettivo contro il burnout, molto più dell’esperienza lavorativa, dell’istruzione o dell’età. In linea con ricerche precedenti, anche lavorare privatamente sembra essere un fattore protettivo contro il burnout, nonostante i risultati di Hammond e colleghi (2018) indichino che molti fattori di rischio per il burnout sono presenti anche per gli psicologi che esercitano privatamente.

Il controllo percepito dell’ambiente di lavoro è importante per ridurre lo stress per gli psicoterapeuti: i cambiamenti nel modo in cui il trattamento viene fornito, con un maggior numero di operatori privati che lavorano in circostanze simili a quelle degli operatori del sistema sanitario pubblico, è a portata di mano in molti paesi. Il carico di lavoro, e altri aspetti della situazione lavorativa, possono essere difficili da controllare, anche per chi lavora nella pratica privata. Essere donna è stato un fattore predittivo significativo del burnout personale e legato al lavoro. Tuttavia, sono necessari studi futuri per esplorare altri fattori di rischio per il burnout come i tratti di personalità, le convinzioni meta-cognitive sullo stress e come affrontare al meglio lo stress legato al lavoro e gli interventi su misura per gli psicoterapeuti per ottenere risultati ottimali sul burnout.

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