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Attaccamento prenatale: agli albori della vita

L'attaccamento prenatale, e quindi l’investimento affettivo, cognitivo, fisico verso il nascituro, facilita l’acquisizione dei futuri ruoli di madre e padre

Di Maria Romeo

Pubblicato il 14 Apr. 2022

A seguito della maggiore attenzione prestata al mondo della perinatalità, ha iniziato a farsi strada il concetto di attaccamento prenatale quale investimento mentale, affettivo e fisico della coppia nei confronti del nascituro già durante i nove mesi che precedono la nascita. 

 

Una definizione di attaccamento prenatale

Uno dei primi autori a fornire una definizione di attaccamento prenatale è stato Cranley, il quale lo definì come “la misura in cui ogni madre si impegna a mettere in atto comportamenti interattivi finalizzati alla creazione di un legame con il suo bambino non ancora nato” (Rollè, Giordano, Santoniccolo, Trombetta; 2020). Successivamente, Leifer identificò una serie di indicatori del costrutto, tra cui parlare con il feto, chiamarlo per nome o dargli un soprannome. Winnicott, invece, parlò di Preoccupazione Materna Primaria quale tendenza della madre ad identificarsi inconsciamente con il feto (Mcbride; 2018), verso il quale investe intense fantasie, attenzioni, pensieri.

La sensibilità e l’affetto materno/paterno, dunque, possono avere origine ancor prima che un bambino venga al mondo: già durante la fase della gestazione, è possibile creare una relazione calorosa con il proprio figlio. L’attaccamento prenatale si propone come costrutto bidirezionale, considerati i feedback continui e le influenze dinamiche tra madre/padre/feto, e coinvolge tre elementi principali: cognitivo, emotivo e comportamentale. L’elemento cognitivo si riferisce alla capacità di concettualizzazione astratta del feto come persona, alle rappresentazioni cognitive del feto che possono includere scenari immaginari tra madre/padre e figlio, nonché all’attribuzione, da parte del genitore, di caratteristiche fisiche ed emotive al proprio figlio; quello emotivo indica il legame emozionale con il feto, mentre quello comportamentale include l’interazione con lo stesso.

Attribuire un nome al nascituro, parlargli, fargli ascoltare musica, accarezzare il pancione, leggere un libro al bambino, sono tutte condotte che contribuiscono alla creazione dell’attaccamento prenatale. In particolare, gli ultimi tre mesi di gravidanza sono il momento in cui l’alchimia madre-figlio raggiunge il culmine per la sensibilità fetale (in termini di aspetto emotivo o fisico) alla madre.

Attaccamento prenatale e coinvolgimento genitoriale post-natale

Molti autori sottolineano che bassi livelli di attaccamento prenatale siano associati a bassi livelli di investimento affettivo genitoriale post-natale; di contro, l’investimento affettivo, cognitivo e fisico genitoriale nei confronti del nascituro durante il periodo di gestazione, aiuterebbe a considerare il feto come parte integrante del nucleo familiare e faciliterebbe l’acquisizione dei futuri ruoli di madre e padre. Si pensi all’ultimo trimestre di gravidanza, periodo durante cui il feto inizia a mostrare modelli distinti di riposo e attività che le madri sembrano riconoscere e a cui imparano a rispondere in modo sempre più sincronizzato (Siddiqui,  Hagglof; 2000).

Proprio per questo, la gravidanza è stata identificata come finestra preziosa per la salute materna e fetale, oltre che per l’emergere di determinate componenti chiave per la genitorialità (Sacchi, Mascioscia, Visentin, Simonelli; 2021).

L’attaccamento materno-fetale durante il terzo trimestre di gravidanza sembra essere associato ad un maggior coinvolgimento materno postnatale; di contro, l’assenza di attaccamento prenatale può consentire di identificare quelle donne che probabilmente avranno più difficoltà a stabilire un’interazione ottimale con il proprio figlio (Siddiqui, Hagglof; 2000). Inoltre, l’attaccamento prenatale potrebbe aumentare la messa in atto di pratiche di buona salute da parte delle gestanti (Lindgren; 2001), e ciò è fondamentale sia per la salute materna che del bambino: si pensi all’importanza dell’assunzione di acido folico, fondamentale per la prevenzione dei difetti del tubo neurale (es. spina bifida), e/o ad un regime alimentare corretto, che non preveda, ad esempio, uso di bevande alcoliche. Una dimensione dell’attaccamento prenatale è appunto la tendenza materna ad adottare pratiche di auto-cura (es. dieta sana, stile di vita sano), per il bene proprio e del feto: l’impegno materno in pratiche di salute prenatale positive e comportamenti che trasmettono cura, impegno e interazione con il nascituro, sottolineano l’instaurazione di una relazione prenatale unica (Sacchi, Mascioscia, Visentin, Simonelli; 2021).

Fattori di rischio per un basso attaccamento prenatale

Tra i principali fattori di rischio che potrebbero ostacolare la creazione di un legame precoce madre-padre-feto rientrano: scarsa qualità della relazione di coppia, gravidanza non desiderata, mancanza di supporto sociale, complicazioni durante la gravidanza, depressione e ansia perinatale, età materna e paterna (si pensi alle gravidanze in adolescenza). In modo particolare, la depressione gestazionale può essere un precursore della depressione post-natale e può rendere difficile lo sviluppo di una buona relazione con il proprio bambino: non a caso, i figli di madri depresse sono molto più a rischio di andare incontro a problematiche dello sviluppo rispetto a quelli di madri non depresse (Lindgren; 2001). Un ulteriore fattore di rischio è la gravidanza a rischio, a causa della quale la madre potrebbe evitare di “affezionarsi” al bambino durante il periodo prenatale, e questo a causa dei sentimenti di preoccupazione per il feto che potrebbe non sopravvivere. Il fatto di percepire la gravidanza come minacciosa o potenzialmente dannosa per se stessa, per il feto o per la vita di coppia, può compromettere la capacità materna di svolgere adeguatamente i normali compiti di sviluppo della gravidanza.

In sintesi, l’attaccamento prenatale materno e paterno, che si alimenta gradualmente con il progredire della gravidanza, oltre ad essere un possibile precursore dell’attaccamento postnatale, rappresenta un legame unico tra genitori e figli; perciò, è importante incrementare, attraverso specifici programmi di intervento perinatali rivolti alle future coppie genitoriali, la consapevolezza e la conoscenza di quali siano i benefici di una sana relazione genitore-bambino per l’intero nucleo familiare.

 

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