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La Terapia dell’Avventura nel Disturbo Borderline di Personalità

La terapia dell'avventura è una terapia esperienziale con attività all’aria aperta efficace per benessere, autostima, autonomia e capacità relazionali

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 16 Mar. 2022

Mendo‐Cullell e colleghi nel 2021 hanno condotto uno studio con l’obiettivo di valutare la risposta alla Terapia dell’Avventura rispetto al trattamento basato sulla terapia cognitivo-comportamentale in pazienti con disturbo borderline di personalità.

 

Cos’è la Terapia dell’Avventura

Per far fronte agli alti tassi di disagio familiare, sociale psicologico o di vera e propria disabilita tra bambini, adolescenti, giovani adulti e anziani, recentemente è stata ideata la Terapia dell’avventura (AT), una terapia decisamente innovativa, nata negli Stati Uniti ma rapidamente diffusa anche in Europa. È una forma di terapia esperienziale che coinvolge vari tipi di attività all’aria aperta e sembra essere particolarmente efficace per elevare il benessere, implementare l’autostima, l’autonomia e le capacità relazionali (Russel et al., 2017). La Terapia dell’Avventura offre strumenti di prevenzione, intervento precoce e trattamento per persone con problemi comportamentali, psicologici e psicosociali: i partecipanti apprendono importanti abilità e lezioni di vita da utilizzare nella loro quotidianità tra cui la cooperazione con gli altri, il lavoro di gruppo e il superamento dei propri limiti e delle proprie paure. Diversi risultati in letteratura hanno valutato l’efficacia della Terapia dell’Avventura su una grande varietà di popolazioni, trovando che la Terapia dell’Avventura porti a molti miglioramenti psicologici, comportamentali, emotivi e interpersonali che vengono mantenuti a lungo termine. I benefici sono stati osservati su giovani a rischio, pazienti con malattie croniche, cancro, disturbi comportamentali, abuso di sostanze, danni cerebrali acquisiti, disturbi d’ansia, difficoltà di comunicazione, bambini con disturbi dello spettro autistico e disturbi psicotici (Bryson et al., 2013; Girard & Dubé, 2017). Quasi tutti i programmi di terapia dell’avventura sono basati sul Outward Bound Process Model (Walsh e Golins, 1976) che è una forma di apprendimento esperienziale e prevede che ciascun partecipante, collocato in un gruppo di pari, esegua alcuni compiti specifici di problem solving progettati in modo tale da portarlo fuori dalla sua zona di comfort e creare uno stato di disagio. Da queste esperienze, risolvendo la situazione, i pazienti sviluppano abilità di adattamento, capiscono le conseguenze delle proprie azioni e sperimentano il controllo (Gass & Russell, 2012).

La Terapia dell’Avventura per il Disturbo Borderline di Personalità

Il disturbo borderline di personalità (DBP) colpisce tra lo 0,7 e il 2,0%  della popolazione ed è caratterizzato da grandi difficoltà di adattamento che condizionano diversi settori della vita di chi ne soffre. I tratti di personalità disfunzionali presenti nei pazienti borderline includono principalmente elevati livelli di instabilità emotiva, instabilità e ipersensibilità nei rapporti interpersonali, difficoltà nel controllo degli impulsi, instabilità nell’immagine di sé, estreme fluttuazioni dell’umore e bassa tolleranza alla frustrazione. Tali tratti disfunzionali causano rigidità comportamentale e grandi problemi nella costruzione di relazioni sane e stabili (APA, 2013). L’applicazione della Terapia dell’Avventura prevede che i pazienti con DBP vengano messi di fronte alle loro difficoltà in modo da far emergere i tratti disfunzionali; tramite il confronto con gli altri sulle difficoltà e la gestione adattiva dei loro comportamenti disfunzionali guidata da terapeuti, i partecipanti potrebbero trarre grandi vantaggi e sviluppare nuove abilità da utilizzare nella vita quotidiana. È molto probabile quindi che la Terapia dell’Avventura possa essere utile anche per questo disturbo. Poiché non esistevano risultati in letteratura che valutassero l’efficacia della Terapia dell’Avventura sul disturbo borderline, Mendo‐Cullell e colleghi nel 2021 hanno condotto uno studio con l’obiettivo di valutare la risposta alla Terapia dell’Avventura rispetto al trattamento basato sulla terapia cognitivo-comportamentale in pazienti con DBP. In particolare gli autori volevano verificare gli effetti a breve termine dell’AT in pazienti con diagnosi di BPD, sia dal punto di vista clinico e psicosociale, sia in termini di salute fisica e qualità della vita.

Uno studio sulla Terapia dell’Avventura applicata al BPD

Sono stati inclusi nello studio 20 pazienti con diagnosi DBP, appartenenti al Programma Specifico di Ospedalizzazione Parziale (PHSP) del Day Hospital Psichiatrico per Adulti di un ospedale, 10 dei quali sono stati inseriti in un gruppo di Terapia dell’Avventura mentre i rimanenti 10 sono stati inseriti in un gruppo di terapia convenzionale cognitivo-comportamentale (treatment as usual-TAU). Ciascuna sessione di Terapia dell’Avventura prevedeva diverse attività fisiche tra cui giochi di problem-solving, slackline, arrampicata e trekking, con l’obiettivo di attivare, attraverso esercizi esperienziali, i pattern disadattativi abituali delle persone borderline in situazioni di alta intensità emotiva. Ogni sessione prevedeva inoltre un’attività fisica che provocava disregolazione emotiva e richiedeva cooperazione con i compagni. Le attività di lavoro permettevano di elaborare le difficoltà nella sfera interpersonale, nella regolazione emotiva e nella tolleranza all’angoscia. Entrambi i gruppi sono stati valutati pre e post trattamento e per ciascun paziente sono stati somministrati i seguenti questionari: Beck Hopelessness Scale (Beck et al., 1974) per valutare le aspettative negative sul futuro; la Rosenberg Self-Esteem Scale (Rosenberg, 2015) per l’autostima; il State-Trait Anxiety Inventory (STAI; Spielberger et al., 1999) per la valutazione dell’ansia; il Plutchik Impulsivity Scale (Plutchik & Van Praag, 1989) per verificare la frequenza dei comportamenti impulsivi. Successivamente ai soggetti è stato somministrato il World Health Organization Disability Assessment Schedule (WHODAS 2.0; WHO, 2015) per le difficoltà funzionali che il paziente ha identificato nei 30 giorni immediatamente precedenti il test e, infine, il World Health Organization Quality of Life, versione abbreviata (WHOQOL-BREF; WHO, 1996) per valutare la qualità della vita.

I risultati mostrano che i parametri studiati hanno subito dei miglioramenti soprattutto dopo la Terapia dell’Avventura. In particolare nel gruppo Terapia dell’Avventura sono state riscontrate in primo luogo abitudini di vita più sane, con un notevole aumento della frequenza dell’esercizio fisico e un miglioramento di alcuni parametri fisici. Inoltre i pazienti che hanno fatto Terapia dell’Avventura mostrano una migliore percezione della qualità della vita e una diminuzione delle difficoltà funzionali e nell’instaurare relazioni sociali. Anche i valori dell’ansia sembrano diminuiti dopo la Terapia dell’Avventura mentre l’autostima, sebbene sia aumentata in entrambi i gruppi, sembra essere migliorata maggiormente nel gruppo TAU. I risultati confermano quindi una possibile applicazione della Terapia dell’Avventura per i pazienti con disturbo borderline in quanto sono state osservate abitudini di vita più sane, una maggiore funzionalità e una più alta qualità della vita. Sarebbero necessarie però ulteriori ricerche in questo campo per confermare i risultati ottenuti e verificarne l’efficacia nel tempo (Mendo‐Cullell et al., 2021).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders. 5th ed. Washington, DC: American Psychiatric Association; 2013.
  • Beck, A. T., Weissman, A., Lester, D., & Trexler, L. (1974). The measurement of pessimism: the hopelessness scale. Journal of consulting and clinical psychology, 42(6), 861.
  • Bowen, D. J., Neill, J. T., & Crisp, S. J. (2016). Wilderness adventure therapy effects on the mental health of youth participants. Evaluation and program planning, 58, 49-59.
  • Bryson, J., Feinstein, J., Spavor, J., & Kidd, S. A. (2013). An examination of the feasibility of adventure-based therapy in outpatient care for individuals with psychosis. Canadian Journal of Community Mental Health, 32(2), 1-11.
  • Gass, M. A., & Russell, K. C. (2012). Adventure therapy: Theory, research, and practice. Routledge.
  • Girard, C., & Dubé, J. E. (2017). Off the beaten path: adventure therapy as a potential catalytic adjunct to early intervention with psychotic clients. In 2017 Symposium on Experiential Education Research (pp. 64-66).
  • Mendo‐Cullell, M., Arenas‐Pijoan, L., Forné, C., Fernández‐Oñate, D., Ruiz de Cortázar‐Gracia, N., Facal, C., ... & Batalla, I. (2021). A pilot study of the efficacy of an adventure therapy programme on borderline personality disorder: A pragmatic controlled clinical trial. Personality and Mental Health, 15(3), 159-172.
  • Plutchik, R., & Van Praag, H. (1989). The measurement of suicidality, aggressivity and impulsivity. Progress in Neuro-Psychopharmacology & Biological Psychiatry.
  • Rosenberg, M. (2015). Society and the adolescent self-image. Princeton university press.
  • Russell, K. C., Gillis, H. L. L., & Kivlighan Jr, D. M. (2017). Process factors explaining psycho-social outcomes in adventure therapy. Psychotherapy, 54(3), 273.
  • Spielberger, C. D., Sydeman, S. J., Owen, A. E., & Marsh, B. J. (1999). Measuring anxiety and anger with the State-Trait Anxiety Inventory (STAI) and the State-Trait Anger Expression Inventory (STAXI). Lawrence Erlbaum Associates Publishers.
  • Walsh, V., & Golins, G. (1976). The exploration of the Outward Bound process.
  • World Health Organization. WHO Disability Assessment Schedule 2.0 (WHODAS 2.0) [Internet]. 2015.[cited 2022 Feb 16].
  • World Health Organization. WHO Quality of Life-BREF (WHOQOL-BREF) [Internet]. 1996 [cited 2022 Feb 16]. Available here.
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