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Psicologia dell’Emergenza: dai disastri naturali al Covid-19

Durante la pandemia chi si occupa di Psicologia dell’Emergenza ha ricoperto un duplice ruolo: quello di soccorritore, ma anche quello di vittima

Di Angelica Pipitò

Pubblicato il 23 Mar. 2022

Aggiornato il 25 Mar. 2022 12:47

Cosa succede nel momento in cui, su scala globale, l’evento emergenziale riguarda tutta la popolazione, inclusi coloro che si occupano degli interventi di Psicologia dell’Emergenza?

 

Cos’è la Psicologia dell’Emergenza?

La Psicologia dell’Emergenza è un particolare ambito della disciplina psicologica che opera attraverso azioni sul campo e attività di ricerca, nel campo dell’emergenza/urgenza che si sviluppa a seguito di eventi traumatici, disastri, calamità naturali e, più in generale, eventi critici ed improvvisi, che interessano non solo il singolo individuo, ma anche la più ampia collettività e comunità (Sbattella, 2009).

Questi eventi critici improvvisi, che possiamo riconoscere in alcuni esempi come terremoti, incidenti stradali, rapine sul posto di lavoro, hanno un impatto sul benessere psicologico e fisico degli individui coinvolti, rendendo dunque necessario un intervento di sostegno psicologico al fine di prevenire ricadute più gravi delle immediate reazioni di shock, stress, paura e la cronicizzazione del trauma che potrebbe evolvere in un vero e proprio disturbo da stress post traumatico (Sbattella e Tettamanzi, 2012).

La Psicologia dell’Emergenza si occupa dunque di quegli eventi che si pongono al di fuori dell’ordinario e dei processi psichici che ne conseguono (Sbattella, 2009), considerando in una visione complessa non solo il singolo individuo, ma anche la più ampia collettività comunitaria che partecipa e vive l’evento percepito come minaccioso, pericoloso, improvviso e imprevedibile. E questo avviene attraverso tre distinti momenti: il prima, attraverso la prevenzione; il durante, attraverso i processi di primo soccorso psicologico, mentalizzazione, empowerment; il dopo, con la riparazione, la risignificazione degli eventi e la loro rielaborazione storica e narrativa (Sbattella, 2009).

In particolare sono due gli interventi più rilevanti all’interno del primo soccorso psicologico che permettono al cittadino, vittima dell’evento traumatico, di elaborare e mentalizzare l’esperienza vissuta in forma narrativa e storiografica: il defusing e il debriefing.

Il defusing è un intervento di breve durata, massimo quaranta minuti, che si svolge in piccoli gruppi. È una tecnica definita “a caldo” poiché viene utilizzata subito dopo l’evento, permettendo una prima elaborazione narrativa comune di pensieri e di emozioni, in quanto tiene conto delle diverse prospettive dei partecipanti (Trabucco e Buonocore, 2007).

Il debriefing invece è un intervento più strutturato, “a freddo”, che viene effettuato dalle 24 alle 76 ore dopo l’evento traumatico e ogni incontro dura circa tre ore, per un totale di circa dodici settimane. Anche il debriefing si svolge in piccoli gruppi e permette ai partecipanti di comprendere e normalizzare il proprio vissuto e la propria esperienza, riducendone l’impatto emotivo e permettendo di identificare i soggetti a rischio di ricadute più gravi (Trabucco e Buonocore, 2007).

Dai disastri naturali al Covid-19: l’intervento in emergenza/urgenza

Nell’immaginario collettivo dunque lo Psicologo dell’Emergenza è lo psicologo soccorritore umanitario che, nel momento in cui avviene un disastro collettivo, più tipicamente di origine naturale, come inondazioni o terremoti, interviene per offrire il primo soccorso psicologico alle vittime e alle loro famiglie, accompagnandole nel processo di ricostruzione personale e collettivo delle proprie vite e della comunità più ampia. Un soccorritore esterno, che non ha vissuto direttamente l’evento, ma che facilita quei processi di risignificazione narrativa attraverso le tecniche di defusing e debriefing che possono prevenire il cronicizzarsi dei vissuti traumatici. Cosa succede quindi nel momento in cui, su scala globale, l’evento emergenziale riguarda tutta la popolazione, psicologi compresi?

Durante la pandemia di Covid-19 gli psicologi dell’emergenza hanno ricoperto infatti un duplice ruolo, che forse mai prima d’ora era stato ricoperto con questa estensione: quello di soccorritore, ma anche quello di vittima, acquisendo una dimensione del tutto nuova (Dalvit, et al., 2020). Si sono resi infatti necessari prima di tutto interventi di confronto e sostegno per gli operatori della salute mentale in emergenza (Dalvit, et al., 2020; Conte, et al., 2020) per poi rivoluzionare le classiche modalità di intervento che hanno caratterizzato da sempre l’intervento psicologico in emergenza/urgenza: l’impossibilità di svolgere servizi di primo soccorso psicologico in presenza ha quindi traslato gli interventi andando a costituire da un lato il videodebriefing e dall’altro la creazione di attività basate sulla tecnologia, come ad esempio il telefono, che potessero sostenere la popolazione durante il periodo della quarantena, fornendo servizi di ascolto per i cittadini (Dalvit, et al., 2020).

Partendo dunque da interventi tra e per gli operatori dell’emergenza, che permettessero una narrazione personale e professionale degli eventi della pandemia e creassero una rete di confronto e supporto per gli psicologi coinvolti negli interventi rivolti ai cittadini, si è poi arrivati alla costruzione di un piano di azione che permettesse alla popolazione di accedere a servizi di supporto utilizzando nuovi mezzi di comunicazione. In particolare, i servizi di ascolto psicologico telefonico sono stati bene accolti dagli utenti (Dalvit, et al., 2020).

L’intervento della Psicologia dell’Emergenza è quindi cambiato drasticamente rispetto alle modalità fino ad ora utilizzate, ampliando quelle che possiamo ora riconoscere come nuove prospettive di sostegno psicologico in urgenza/emergenza che tengono conto sia della salute dell’operatore sia del benessere del cittadino.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Conte, G., Di Carlo, M., Fioretta, A., & Ricci, L. (2020). L’esperienza degli psicologi dell’emergenza al numero verde regionale della Regione Lazio in occasione del-la pandemia da SARS-CoV-2. Psicologia dell’Emergenza e dell’Assistenza Umanitaria, 23, 30-35. Disponibile qui.
  • Dalvit, I., Riccio, G., Civettini, C., Menapace, B. A., & Amistadi, M. P. (2020). Lo psicologo dell’emergenza al tempo del Covid-19: essere soccorritori e vittime da soccorrere allo stesso tempo. Psicologia dell’Emergenza e dell’Assistenza Umanitaria, 22, 44-55. Disponibile qui.
  • Sbattella, F. (2009). Manuale di psicologia dell'emergenza. F. Angeli.
  • Sbattella, F., & Tettamanzi, M. (Eds.). (2012). Fondamenti di psicologia dell'emergenza. FrancoAngeli.
  • Trabucco, G., & Buonocore, F. (2007). Pronto Soccorso-Triage: accoglienza, rassicurazione, cura, aspettative, vissuti psicologici, bisogni. Verona: Edizioni Libreria Cortina.
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