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La cura della depressione secondo Adler

Gli elementi di cura della depressione nel pensiero Adleriano sono comunicazione, creatività, area del piacere, mobilità piscofisica, polemizzare senza odio

Di Nicola Villani

Pubblicato il 24 Mar. 2022

Per Adler, la depressione nasce come forma di compensazione di fronte all’incomunicabilità che sopraggiunge con essa.

 

Gli ingredienti alla base della ricetta per la soluzione della depressione, come sostengono Francesco Parenti e Pier Luigi Pagani (pionieri del pensiero Adleriano in Italia), sono la comunicazione, la possibilità credibile di fare progetti, coltivare l’area del piacere, la mobilità fisica e psichica e la capacità di polemizzare senza odio. Analizziamo questi ingredienti uno per uno; partiamo dalla comunicazione.

Per comunicazione, secondo la lettura che Parenti e Pagani danno del pensiero di Adler, s’intende uno scambio tra persone immune da diffidenza e inibizione autodifensiva, cioè un interloquire che si fonda sulla solidarietà reciproca, su un ampio spazio di libertà e spontaneità d’espressione. Infatti, per Adler, la depressione nasce come forma di compensazione di fronte all’incomunicabilità che sopraggiunge con essa. Esaminando ora il secondo punto, la creatività, Parenti e Pagani sostengono che tutti gli esseri viventi per poter sopravvivere debbano necessariamente protendersi verso scopi che di volta in volta si ricreano per non finire nell’abulica mancanza di desiderio e progettazione, che immobilizzano e paralizzano pensiero e azione del soggetto. La terza “garanzia culturale” contro la depressione è l’area del piacere, ossia la pratica di un erotismo possibilmente associato all’affettività, le gratificazioni intellettuali, artistiche, estetiche, lavorative che vedono la loro origine dall’acquisire ammirazione e apprezzamento, non vissute però in senso egoistico e/o narcisistico bensì condividendole con gli altri. Per quanto concerne la mobilità psico-fisica, si sostiene che la duttilità di azione e di pensiero possano disancorare la persona dal piattume dello stile depressivo. È sconsigliato quindi seguire quelle “regole” dettate dalle società iper-egualitarie che vanno a punire ogni forma di anticonformismo e quelle delle società iper-competitive castiganti le minoranze sconfitte con l’astensionismo obbligato. All’ immobilismo porta anche l’uso eccessivo della tecnologia, per cui, senza voler spingere a una regressione al primitivismo, è consigliato creare uno spazio per le dinamiche emotive del singolo.

L’ultimo fattore di “vaccinazione” antidepressiva può essere costituito dall’abilità del polemizzare senza odio. Siamo difatti immersi in una cultura più propendente verso il punire quando invece sarebbe più efficace esercitare la persuasione, questo perché punendo si vanno a creare due fazioni, ognuna composta da persone che si sentono vittime, posizione che sollecita la depressione. Va ricordato infatti come Adler ritenga la persona depressa un accusatore frustrato. Infine, un antidoto apparentemente banale è quello dell’accettazione di sé proponendosi dunque per l’accettazione altrui; impostare modifiche interiori trasformando l’autocritica in nuova capacità produttiva, in un rinnovamento mutevole dei propri mezzi d’espressione.

Riassumendo, dal punto di vista Adleriano, per sconfiggere la depressione, occorre accettarsi e fare progetti nella sessualità, negli affetti, nel vivere civile, nell’impiego duttile di tutte le proprie doti.

 

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Nicola Villani
Nicola Villani

Laureato in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi educativi

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Pagani P. L., Parenti F., Capire e vincere la depressione; La “protesta in grigio” dei nostri giorni (1989), De Agostini
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