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I disturbi umorali agevolano l’espressione artistica?

Esiste una relazione tra creatività e disturbi di psichiatrici? In che modo i disturbi dell'umore sono diffusi tra gli artisti e con quali effetti?

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 28 Feb. 2022

La creatività, definita come la capacità di produrre qualcosa di nuovo, utile e prezioso per un dominio specifico (Csikszentmihalyi, 1996; Runco, 2014) viene spesso associata alla psicopatologia (Kaufmann & Kaufmann, 2014; Holm-Hadulla et al., 2021).

 

Il legame tra creatività e psicopatologia nell’antichità

Sin dalla filosofia antica, la creatività è associata a disturbi mentali, instabilità cognitiva ed emotiva: Esiodo, nel 500 a.C, descrive il Dio Kronos come l’incarnazione dell’aggressività malinconica e della creatività (Klibansky et al., 1964), mentre Teofrasto (371-287) si chiede perché tutti coloro che sono diventati eminenti in filosofia, in politica, nella poesia o nell’arte sono chiaramente malinconici, e alcuni di loro in misura tale da essere colpiti da malattie causate dalla bile nera (in passato, un eccesso di bile nera era visto come causa delle malattie depressive) (Akiskal & Akiskal, 2007). Akiskal e Akiskal (1988) hanno esaminato il concetto di creatività secondo gli antichi greci per comprendere se è associato a disturbi umorali, come depressione e bipolarismo, osservando come tale tendenza sia correlata ad una forma lieve di bipolarità, definita come ‘attenuata’ rispetto al disturbo bipolare in senso stretto.

Nel Rinascimento, il medico filosofo Marsilio Ficino ha elaborato un’idea simile a quella di Andreasen e Carter (1974), cioè che gli individui con una creatività predominante e dei tratti bipolari mostrerebbero una psicopatologia più contenuta rispetto alle persone che soffrono di bipolarismo. Goethe (1749-1832) ha dimostrato come l’estro creativo possa essere motivato da umore depresso, tratti ansiosi, disturbi di personalità o dell’adattamento, e come tali sintomatologie portino ad una produttività concreta solo quando incanalati in un’attività pratica (Holm-Hadulla, 2019). In linea con Nietzsche, che vede il caos mentale come sublimabile attraverso una ‘maggiore salute’, le teorie psicoanalitiche hanno coniato l’ipotesi che la creatività non sia il risultato di disturbi mentali, bensì di manifestazioni autorealizzative che promuovono il benessere e la salute delle persone.

Quale relazione tra psicopatologia e aumentata creatività

Holm-Hadulla e colleghi (2021) hanno offerto una panoramica sulla creatività e sulla psicopatologia, basandosi su studi empirico-statistici, fenomenologici e anche biografici per compensare le possibili lacune presenti in letteratura. Gli studi retrospettivi di Jaminson (1993) evidenziano come i poeti soffrono, con una maggiore frequenza, di disturbi affettivi e tendenze suicidarie rispetto alla media, mentre i gravi disturbi maniaco-depressivi sembrano più diffusi nella popolazione generale. Coerentemente con tali risultati, Ludwig (1997) evidenzia come le persone creative, come scienziati, attivisti sociali, saggisti e artisti soffrono meno di disturbi mentali rispetto alla popolazione generale. Al contrario, invece, i poeti soffrono tre volte di più di episodi depressivi, tendenze suicidarie e dipendenza da alcool (Holm-Hadulla et al., 2021).

Alcuni ricercatori hanno ipotizzato anche una correlazione tra un eccezionale successo creativo ed una propensione ad episodi psicotici (Carson et al., 2003). Mentre esistono condizioni che inibiscono la creatività, come la schizotipia e la schizofrenia – nello specifico, quest’ultima se cronica compromette e distrugge la creatività (Kuks & Snoek, 2018) – alcuni sostengono che esistano delle forme di psicoticismo ‘lievi’ e non specificatamente definite dalla schizofrenia che dovrebbero rafforzarla (Kuks & Snoek, 2018). Terman (1925) ha svolto degli studi per individuare una correlazione tra la creatività del genio e ‘follia’. Ha selezionato un campione composto da studenti dotati, fisicamente e psicologicamente, al di sopra della media (857 maschi e 671 femmine; QI medio di 151) e i risultati mostrano come i soggetti hanno maggiore costanza e perseveranza, un alto livello di fiducia nei propri confronti, umore equilibrato e sono meno impulsivi. Allo stesso tempo, i soggetti molto dotati cognitivamente hanno maggiori difficoltà di adattamento rispetto a quelli meno dotati (Eysenck, 1998).

Psicopatologia e creatività ridotta

Mentre Rothenberg (2006) sostiene che la creatività sia una forma di adattamento psicologico cruciale, alcuni ricercatori non trovano una relazione tra creatività e sintomatologia psicopatologica. Verhaeghen e colleghi (2005) sottolineano come la connessione tra depressione e comportamento creativo non dipenda dalla sintomatologia, come affettività negativa e anedonia, bensì dalla ruminazione autobiografica. Per quanto riguarda l’ansia, due studi sperimentali (Carlsson, 2002) sostengono come la paura e l’ansia non portino la persona che le sperimenta ad essere estrosa. Data la presenza di dati contrastanti in letteratura, Hoffman e colleghi (Hofmann, 2010) hanno ipotizzato che la depressione moderata e la depressione grave inibiscano la creatività e che portino ad una compromissione del ragionamento creativo. Il pensiero divergente è stato meno influenzato dalla depressione rispetto al pensiero convergente, orientato all’obiettivo e al concretizzare idee, e la gravità dei sintomi è correlata alla riduzione delle attività creative nella vita quotidiana (Hofmann, 2010; Holm-Hadulla et al., 2021). In accordo con i risultati di Hofmann (2010), anche Csikszentmihalyi (1996) e Runco (2014) sostengono che le forme lievi di disturbi mentali sono compatibili con il lavoro creativo, purché la persona abbia sufficiente energia, capacità cognitive e fattori di supporto.

La presenza di queste ricerche in letteratura suggerisce come il troppo disagio psicologico possa portare ad una mancanza di creatività, non dovuta esclusivamente ad un distacco dalla realtà osservabile in patologie psicotiche, bensì dovuta anche a sintomi gravi della flessione del tono timico o di stati ipomaniacali.

Creatività e personalità

Come si può tornare quindi ad essere creativi? Holm-Hadulla e i suoi colleghi (2021) riportano degli studi biografici che dimostrano come i cinque fattori della struttura della personalità (Big Five; Widiger & Crego, 2019) interagiscono dialetticamente nelle diverse fasi del processo creativo. Dato che possono essere attivate contemporaneamente o in diversi passaggi, come preparazione, incubazione, illuminazione, realizzazione e verifica, è molto importante sapere come e quando entrano in gioco i diversi aspetti dei tratti di personalità. In terapia, la creatività di per sé può essere un importante modulo autoterapeutico per far fronte al disagio emotivo, cognitivo e ai problemi relazionali che la persona sta vivendo.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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