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Il ruolo dell’omertà e i processi cognitivi implicati nel fenomeno del bullismo

Per combattere il bullismo è importante attivare risorse individuali e collettive ma spesso, a protezione del bullo, si innalzano resistenze ed omertà

Di Flavia La Gona

Pubblicato il 17 Feb. 2022

Attualmente il bullismo si manifesta come una vera e propria piaga sociale, con caratteristiche proprie e definite. Solitamente è presente in ogni ambiente scolastico, tanto da far attivare delle risorse specifiche che mirino al cambiamento ed alla prevenzione della problematica.

 

Nella nostra società si fa riferimento al termine bullismo per descrivere il fenomeno in cui uno o più soggetti hanno l’intenzione di prevaricare una o più persone, facenti parte dello stesso gruppo o con le medesime caratteristiche. Attualmente il bullismo si manifesta come una vera e propria piaga sociale, con caratteristiche proprie e definite. Solitamente è presente in ogni ambiente scolastico, tanto da far attivare delle risorse specifiche che mirino al cambiamento ed alla prevenzione della problematica. Ciò che caratterizza tale fenomeno è la prepotenza, la prevaricazione, la squalifica dell’altro, gli insulti, l’estorsione di oggetti, di valori simbolici o di denaro, i quali sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano l’azione del bullo. Il bullismo non coinvolge solo il bullo e la sua vittima, ma ci sono tanti altri attori coinvolti, in modo più o meno diretto; se dovessimo riflettere sul ‘come’ si diffonda tale fenomeno, si può pensare al ruolo degli spettatori, cioè a tutti coloro i quali restano inermi solo ad osservare ciò che accade senza attuare alcun tipo di intervento, o agli adulti di riferimento che talvolta si sentono costretti al silenzio proprio per paura di ulteriori atti di violenza. Per saper combattere il bullismo è importante attivare una serie di risorse, individuali e collettive; in tal senso, ci si riferisce al muro di resistenze e anche di omertà che spesso si innalza a protezione del bullo.

Le caratteristiche del bullismo

Chi intrattiene delle relazioni con il bullo è spesso indirettamente invischiato, per quanto riguarda i comportamenti e le conseguenze prodotte dagli stessi protagonisti sulla vittima. Molto sovente, dietro agli atti di bullismo si ritrovano le espressioni rivelatrici del disagio provato dal ragazzo, adolescente o pre-adolescente; esse si determinano come problematiche percepite più grandi di lui, che non riesce ad affrontare se non attraverso l’unica modalità che ha imparato, cioè la violenza. I comportamenti aggressivi spesso mascherano una sorta di insicurezza di sé nei rapporti interpersonali affettivi di base. Si tratta di un disagio che è possibile combattere, eliminare o prevenire.

Gli elementi fondamentali per identificare il bullismo:

  • è finalizzato a provocare un danno, che sia morale, fisico o all’immagine dell’altro;
  • è intenzionale e volontario;
  • il bullo ha fiducia nell’appoggio di complici;
  • la vittima ha paura e/o non è in grado di difendersi, né di riferire ad altri l’accaduto, per timore di ritorsioni per sé stesso e/o i suoi cari;
  • eventuali spettatori sono intimoriti dall’idea di intervenire o di riferire ad altri l’accaduto;
  • la vittima viene deumanizzata, così da eliminare qualsiasi senso di colpa nel bullo, nei complici o negli spettatori;
  • esiste una differenza di potere tra il bullo e la vittima;
  • è spesso organizzato e sistematico.

In termini di tipologie di bullismo e forme di prepotenza sociale, se ne riconoscono vari tipi in base al contesto ed all’età dei protagonisti; infatti, non sono solo i bambini o gli adolescenti ad essere coinvolti in tale fenomeno, ma spesso, i comportamenti aggressivi o ‘velatamente’ tali, vengono riprodotti dai ragazzi che nella propria cerchia familiare o di amicizie, hanno esempi eloquenti. Di seguito, un elenco delle varie tipologie:

  • bullismo fisico: atti aggressivi fisici diretti; danneggiamento della proprietà altrui; furto o sottrazione di oggetti con violenza o atteggiamenti di sfida.
  • Bullismo verbale: manifesto e/o nascosto.
  • Bullismo relazionale: sociale e/o manipolativo
  • Cyberbullismo.

Tale fenomeno, oltre a svilupparsi tramite l’esempio presente negli ambienti familiari o essere imitato nel contesto di riferimento, può essere associato ad un deficit nei lobi frontali ed alla compromissione dell’inibizione di emozioni, pensieri, comportamenti e stimoli che possono guidare il soggetto nel qui e ora. Le condotte distorte rispecchiano il proprio sistema di valori e degli atteggiamenti chiaramente alterato, le quali vengono reiterate a causa della mancanza di principi appresi socialmente accettabili e per un deficitario sistema di meta-cognizione.

I processi cognitivi sottostanti al bullismo

Il modello di Crick e Dodge, di seguito in tabella (Fig.1), per spiegare le percezioni e le finalità implicate nel fenomeno:

Bullismo ruolo del silenzio e dell omerta nel mantenimento del fenomeno Fig 1

Fig. 1: Il modello di Crick e Dodge

Il modello degli autori sopra citati, Crick e Dodge, rappresenta il tentativo di indagare i processi cognitivi che sottostanno all’elaborazione dello stimolo sociale. La teoria delle percezioni implicate nel fenomeno del bullismo, come raffigurato nella tabella sopra, al punto n.1, si riferisce alla non corretta codifica degli stimoli poiché in un primo momento, essendo influenzata dalle proprie interpretazioni mentali distorte, dovute fondamentalmente all’apprendimento di esperienze negative e dei cattivi esempi. Di conseguenza, come si legge al punto n.2 e n.3, è facile incorrere in errori attributivi che riguardano le ‘colpe’ ed andare alla ricerca incessante del controllo dell’altro con conseguente sottomissione; la tabella, ai punti n.4 e n.5, rappresenta come la visione distorta del bullo risulti quindi limitata cognitivamente all’accesso ed alla generazione di potenziali risposte, portando ad una immediata valutazione delle risposte ed alla loro esecuzione tramite i comportamenti aggressivi.

Potremmo dire che i pensieri e gli schemi mentali in riferimento alle condotte aggressive, se non corretti in tempo, non essendo correttamente mediati dalle reali emozioni e percezioni del momento, al contrario, vengono rafforzati positivamente dall’ottenimento di un vantaggio sociale o di una percezione di potere sull’altro. Chiaramente, essendo un fenomeno molto diffuso quello del bullismo, soprattutto nei giovani, può assumere diverse sfaccettature, le quali prendono le caratteristiche da comportamenti reattivi o proattivi, a seconda del grado d’impulsività o del livello cognitivo. Quindi, mentre alla base del comportamento reattivo spiccherebbe maggiormente un temperamento impulsivo con scarsa capacità di inibire risposte immediate, in particolare nella fase percettiva, alla base dell’aggressività proattiva o premeditata si raffigura la considerazione cognitiva ed emotiva della strumentalità dell’azione.

Come intervenire nei casi di bullismo

In una fase avanzata del fenomeno, occorrerebbe agire con i protagonisti attraverso una pianificazione d’incontri rivolti alla promozione delle condotte prosociali e dell’empatia. La capacità di autoregolazione delle proprie emozioni permette ai protagonisti coinvolti nel fenomeno, sia di essere sostenuti nella valutazione obbiettiva dello stimolo sociale, priva di pregiudizi, sia un maggiore controllo e valutazione delle conseguenze del proprio comportamento.

Per tali dinamiche, la complicità dei protagonisti coinvolti in tali condotte ed il loro silenzio nelle relazioni contribuiscono a rendere invisibile il fenomeno, se non a rafforzarlo, sino a quando qualcuno riesce a dare ‘voce’ a ciò che sta vivendo ed alle proprie emozioni. Inoltre, una valutazione positiva delle condotte aggressive e la percezione di una ridotta autoefficacia per i comportamenti prosociali, possono diffondere ed aggravare la problematica senza un’apparente via d’uscita. In un’accurata analisi delle dinamiche e delle conseguenze del bullismo, ci si renderà conto che la visione della realtà del bullo non è altro che il frutto della riproduzione di esperienze negative, del tentativo di rielaborarle e della sperimentazione del proprio fallimento in esse, sottese da sentimenti d’ insicurezza e labilità emotiva.

Il primo passo per arginare il fenomeno, quando riconosciuto, sarà incoraggiare il ragazzo a parlare, senza insistere troppo o fargli provare colpa o vergogna; ascoltarlo ed aiutarlo a ricordare temporalmente gli episodi accaduti e rispettare i suoi tempi per poter prendere delle decisioni responsabili in merito al problema.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dodge, K. A. & Fontaine, R. G. (2006) Real-time decision making and aggressive behavior in youth: A heuristic model of response evaluation and decision (RED), Aggressive Behavior, 32, 604 – 624.
  • E. Buccoliero e M. Maggi."Bullismo, Bullismi. Le prepotenze in adolescenza , dall’analisi dei casi agli strumenti d’intervento" (2005), Franco Angeli, Milano.
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