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“E tu chi sei?”: La personalità nei pazienti con amnesia anterograda

Dato che la personalità è stabile ma influenzabile da grandi eventi di vita, come si modifica la sua percezione nei pazienti con amnesia anterograda?

Di Francesca Naldi, Helga Cristina Avellis, Gloria Vecchi

Pubblicato il 04 Feb. 2022

L’amnesia anterograda consiste in un deficit nell’abilità di formare nuovi ricordi (memoria dichiarativa) a seguito di lesione cerebrale. Come questi deficit di memoria possono influenzare il modo in cui gli individui vedono chi “sono”? La relazione tra amnesia anterograda e senso di Sé risulta ancora poco indagata

Personalità e memoria

I filosofi e gli psicologi sono stati a lungo interessati al concetto di “sé” e a come questo viene rappresentato dall’individuo. Il sé è un costrutto sfaccettato che può essere misurato nei modi più vari. Giacché non esiste un approccio standard, si è resa una risorsa importante la misurazione dei tratti di personalità (Turner & Onorato, 1999). I tratti di personalità sono definiti come modelli relativamente duraturi di pensieri, sentimenti e comportamenti. Tuttavia, ciò non implica che ogni tratto sia stagnante o immutabile. Al contrario, la ricerca ha suggerito che, sebbene i tratti dimostrino una forte stabilità a breve termine, essi possono subire cambiamenti significativi in periodi di tempo più lunghi a causa dell’influenza delle principali esperienze di vita (Roberts et al., 2006).

Il ruolo della memoria è stato oggetto di considerazione negli studi di come gli individui creano rappresentazioni di sé attraverso le valutazioni di personalità (Conway, 2005; Klein & Lax, 2010). Gli individui con danni acquisiti ai lobi temporali mediali hanno spesso profondi deficit di memoria, in particolare in relazione all’apprendimento di fatti ed eventi avvenuti dopo il danno cerebrale. Si tratta, in questo caso, di amnesia anterograda. Ma la questione di come questi deficit di memoria possano influenzare il modo in cui questi individui vedono chi “sono” è stata indagata solo parzialmente. Non è chiaro se i pazienti con amnesia siano in grado di formare una percezione stabile, accurata e aggiornata della loro personalità senza la capacità di incorporare nuove conoscenze dichiarative sulle esperienze di vita e sugli eventi, compresi i dettagli sul loro comportamento nel contesto delle nuove circostanze di vita.

Tratti personologici e amnesia anterograda

Dato che la personalità è abbastanza stabile, ma è anche influenzata dai grandi eventi di vita, sorge spontaneo domandarsi se i pazienti con amnesia sarebbero capaci di aggiornare le loro autovalutazioni della personalità in risposta a questo tipo di cambiamenti significativi. Garland et al. (2021) hanno tentato di rispondere al quesito in uno studio avente come soggetti alcuni pazienti con grave amnesia anterograda.

In questo studio sono stati coinvolti 7 soggetti (6 uomini ed 1 donna) appartenenti al registro dei pazienti neurologici presenti in Iowa, con diagnosi di grave amnesia anterograda. Il requisito principale per il reclutamento era che i pazienti avessero documentata una lesione cerebrale del lobo temporale mediale (MTL), dimostrata da un’analisi fatta tramite tecniche di neuroimaging (MRI o tomografia computerizzata), e che avessero una grave amnesia anterograda (definita da un punteggio differenziale di minimo 25 punti fra la loro Wechsler Adult Intelligence Scale [WAIS- III] (Wechsler, 1997a) e la loro General Memory Index (GMI; Wechsler Memory Scale, Third Edition [WMS-III]; Wechsler, 1997b).

Tutti e sette i pazienti avevano un grave deficit nell’abilità di formare nuovi ricordi (memoria dichiarativa) dopo l’insorgenza della lesione cerebrale, nonostante avessero conservato gran parte delle loro capacità cognitive complessive ed il funzionamento intellettuale.

I soggetti studiati erano nella fase cronica di riabilitazione, in quanto la loro lesione cerebrale risaliva dai 4 ai 28 anni antecedenti allo studio. Tutti i pazienti avevano subito cambiamenti significativi nel loro stile di vita, nella loro capacità di funzionare autonomamente e di prendersi cura di loro stessi. Per indagare la personalità del campione è stato utilizzato il Big Five Inventory (BFI) (John et al., 2008; John & Srivastava, 1999; Soto & John, 2009).

Il BFI è stato riproposto in 4 momenti diversi: 1 giorno dopo, 2 settimane dopo, 2 mesi dopo ed 1 anno dopo. I ricercatori hanno studiato la personalità del campione anche dalla prospettiva dei caregiver a cui è stato chiesto di compilare il Big Five Inventory (BFI) (John et al., 2008; John & Srivastava, 1999; Soto & John, 2009), facendo riferimento ai loro pazienti. Le loro misurazioni sono state ottenute in una fase preliminare e dopo 2 mesi. Ad 1 anno dalla prima misurazione, gli operatori hanno usato gli stessi questionari per valutare come ricordavano i pazienti durante l’anno prima della lesione cerebrale. Per le valutazioni di base e dopo 2 mesi, sono state fornite le seguenti istruzioni: “Rispondere a tutte le domande riferendo il modo in cui il paziente agisce, si comporta, e si sente attualmente, non rispetto a come erano prima della lesione cerebrale”. Al contrario, al follow-up di 1 anno, agli operatori sanitari è stato chiesto di “descrivere il paziente per come se lo ricorda durante l’anno prima della lesione cerebrale”. La stabilità della personalità è stata valutata confrontando i diversi punteggi ottenuti nei 4 Big Five Inventory (BFI) proposti (John et al., 2008; John & Srivastava, 1999; Soto & John, 2009). Questo stesso processo è stato utilizzato per esaminare la stabilità delle valutazioni degli operatori sanitari nel tempo.

Stabilità della personalità nell’amnesia anterograda

Confrontando le valutazioni della personalità auto-riferite dai pazienti amnesici e quelle riferite dai caregiver nel corso di un anno è emerso un livello relativamente alto di stabilità su ciascuno dei tratti individuali di personalità. Per i due momenti temporali in cui i caregiver hanno fornito valutazioni simultanee, si è riscontrata una stabilità altrettanto elevata, suggerendo che i pazienti non hanno mostrato alcun cambiamento importante nella personalità. Nel complesso questi dati indicano che la memoria dichiarativa potrebbe non essere necessaria per mantenere un senso stabile del sé. Tuttavia, il mantenimento di un senso di sé accurato e aggiornato può dipendere dalla capacità di integrare nuove esperienze di vita nella propria memoria. I pazienti in questo studio hanno sperimentato cambiamenti di vita estremi a seguito della loro lesione cerebrale che hanno apportato cambiamenti nel loro comportamento. Infatti, senza la capacità di ricordare gli eventi di vita accaduti dopo la lesione e le loro risposte comportamentali a cambiamenti così drastici, questi soggetti non sono stati in grado di fornire rappresentazioni accurate e aggiornate di se stessi, evidenziando così l’interconnessione tra la memoria dichiarativa e l’accurata percezione di sé. Questi pazienti avevano un accesso molto limitato alla memoria episodica, di conseguenza si può affermare che le valutazioni della personalità possono essere in gran parte fatte attraverso la propria memoria semantica. La ricerca futura potrebbe provare a comprendere come i ricordi episodici e semantici contribuiscano in modo indipendente e influenzino le valutazioni della personalità.

 

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