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Libertà di Scelta – Tra errori di prospettiva e questioni di metodo?

Cosa influenza la nostra libertà di scelta e quali sono i meccanismi interni e mentali coinvolti nel processo decisionale?

Di Stefano Palmieri

Pubblicato il 31 Gen. 2022

Quando si parla di libertà di scelta generalmente ci si riferisce alla possibilità di decidere in autonomia, liberi dai tentativi di forzatura e pressione provenienti dall’esterno (potere politico, economico, sanitario, ecc). Ma cosa accadrebbe se spostassimo la nostra attenzione dall’esterno all’interno, osservando i meccanismi che governano il processo decisionale?

 

Prendere una decisione significa attivare una serie di strategie e di operazioni mentali al fine di elaborare le informazioni in nostro possesso e maturare una convinzione finale a cui spesso segue un’azione o un comportamento.

Il tema della libertà di scelta è ovviamente percepito con maggiore intensità dai cittadini quando ci si trova in situazioni tensionali (come nell’attuale periodo pandemico) o in relazione a tematiche che smuovono sensibilità individuali o di categoria.

Quando si parla di libertà di scelta generalmente ci si riferisce alla possibilità di decidere in autonomia, liberi dai tentativi di forzatura e pressione provenienti dall’esterno (potere politico, economico, sanitario, ecc…) attivati al fine di condizionare le scelte individuali.

Il processo decisionale e la libertà di scelta

Ma cosa accadrebbe se spostassimo la nostra attenzione dall’esterno, capovolgendo la prospettiva, concentrandoci nell’osservazione dei meccanismi interni che governano il processo decisionale?

L’ampia letteratura scientifica disponibile sull’argomento ha illustrato come il processo decisionale umano è fortemente condizionato da meccanismi mentali automatici e molto spesso inconsci, quindi indipendenti dalla volontà del decisore. Ciò fa sì che le scelte siano prese in base a dinamiche conflittuali tra ragione ed emozione, tra logica ed istinto.

Le prime teorie relative al processo decisionale, conosciute come normative, ipotizzavano la completa razionalità del processo decisionale, tentando di individuare i principi logici a cui l’individuo avrebbe dovuto attenersi al fine di compiere una scelta libera da condizionamenti irrazionali (von Neumann e  Morgenstern, 1947).

Tale approccio si dimostrò presto inadeguato, infatti nella seconda metà degli anni cinquanta del novecento, Herbert Simon evidenzia i limiti di tale modello, nel descrivere e soprattutto nel predire il comportamento decisionale, e formula il concetto di razionalità limitata in cui sostiene che la razionalità di un individuo è soggetta a condizionamenti di diversa natura. (Herbert Simon,1955).

I seguenti studi compiuti da autori come Tversky, Slovic, Lichtenstein e Kahneman hanno strutturato un nuovo approccio chiamato descrittivo. Questo modello si pone l’obiettivo di descrivere e prevedere il processo decisionale umano individuando i fattori che lo condizionano. (Kahneman, Tversky, 1982).

Tale modello ha posto le basi per lo studio sistematico delle principali ‘scorciatoie di pensiero’ o euristiche che guidano, e spesso determinano, le decisioni degli individui.

Le euristiche sono scorciatoie mentali che utilizziamo per semplificare la soluzione di problemi cognitivi complessi. Sono regole inconsce per riformulare i problemi e trasformarli in operazioni più semplici e quasi automatiche. La valutazione euristica è difficilmente controllabile dal soggetto in quanto inconsapevole. Infatti è stato dimostrato che le euristiche possono portare a prendere decisioni sbagliate, incorrendo in bias o errori di giudizio.

Nello specifico il bias è una forma di distorsione della valutazione condizionata da concetti preesistenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi.

Tali distorsioni sono così potenti da condizionare perfino i risultati della scienza sperimentale e applicata. Nonostante l’adozione del metodo scientifico, i bias permangono e intervengono nella verifica delle ipotesi, influenzando ad esempio la registrazione dei risultati e tendono in particolare a confermare una certa previsione al di là di quella che può essere l’evidenza. Nelle pubblicazioni scientifiche si cerca di escludere queste distorsioni tramite la revisione specialistica.

Se tali condizionamenti agiscono con tale impatto perfino in ambiente scientifico, in presenza di un metodo sperimentale codificato, che effetti possono avere sulle scelte di comuni cittadini?

Per tentare di rispondere a questa domanda, elenco di seguito le condizioni più diffuse in cui la gran parte dei cittadini si trova quando prende decisioni personali o collettive (scelte di comunità).

Tali condizioni rappresentano elementi di disturbo e condizionamento attivi durante l’atto del decidere.

Quali fattori influenzano la libertà di scelta

Infodemia e sovraccarico informativo

Caratteristica del periodo contemporaneo, l’infodemia è la circolazione di una quantità enorme di informazioni che produce un disordine e una confusione tale da rendere impossibile la comprensione dei fatti.

Limiti legati all’istruzione

Il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese è la quota di popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore. Nel 2020, il 62,9% degli italiani ha conseguito un diploma, percentuale inferiore rispetto alla media europea (79,0% nell’Ue27). La quota dei 25-64enni che hanno conseguito una Laurea in Italia è pari al 20,1% contro il 32,8% nella media Ue27 (ISTAT, 2020).

Inclinazione alla superstizione

Circa 13 milioni i cittadini italiani ogni anno si rivolgono a maghi, astrologi, cartomanti e veggenti per ricevere una consulenza per le decisioni personali in ambito sentimentale, lavorativo e di salute (CODACONS, 2017). Il 40% degli Italiani si ritiene superstizioso e crede nel malocchio o nella sfortuna, il 5% sempre, il 35% solo in alcune situazioni (SWG, 2021).

Analfabetismo funzionale

In Italia il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni manifesta livelli elevati di analfabetismo funzionale, ossia dimostra una incapacità di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Tale fenomeno impedisce o riduce la possibilità di comprendere, valutare e usare le informazioni (Piaac-Ocse, 2019).

Disturbi psicologici

Anche solo limitandosi a considerare esclusivamente le manifestazioni depressive e ansiose, in Italia, nel 2017, 2,8 milioni di persone soffrivano di depressione cronica. In quasi la metà dei casi la depressione si associa ad ansia, un disturbo che colpisce in Italia più di due milioni di persone. In totale, quasi 3,7 milioni soffrono di uno dei due fenomeni, che insieme riguardano il 7% della popolazione italiana di età superiore ai quindici anni (ISTAT, 2018).

Come accade per ogni problema complesso, anche in questo caso le conclusioni non sono quasi mai soluzioni, ma nuove domande:

  • se è vero che i condizionamenti attivi nell’atto della scelta sono così potenti e numerosi, considerando che molti dei quali fanno parte proprio dello stesso meccanismo mentale che governa il processo decisionale, cosa significa nel concreto disporre del diritto alla libertà di scelta?
  • si può parlare di diritto alla libertà di scelta se non si dispone degli strumenti e dei metodi necessari per esercitare con consapevolezza questo diritto?

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • von Neumann & Morgenstern (1947). Theory of games and economic behavior.
  • Herbert Simon (1995). A Behavioral Model of Rational Choice; The Quarterly Journal of Economics, Vol. 69, No. 1, Feb.
  • Kahneman, D., e Tversky, A. (1982). The psychology of preferences. Scientific American, 246(1), 160–173.
  • ISTAT (2020). Report annuale sul livello di istruzione della popolazione.
  • Indagine CODACONS sull’occultismo, Ottobre 2017.
  • SWG (2021). Osservatorio Annuale SWG sui valori degli italiani.
  • Piaac-Ocse (2019). Rapporto Nazionale Sulle Competenze Degli Adulti.
  • ISTAT (26 luglio 2018). La salute mentale nelle varie fasi della vita;; Periodo di riferimento: anni 2015-2017.
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