Schwartz e colleghi hanno osservato come alcune persone provano a massimizzare, mentre altre si accontentano di essere soddisfatte e da queste osservazioni hanno condotto alcuni studi a riguardo.
Chi cerca il meglio quando si fa una scelta? Le teorie economiche tradizionali sostengono che le persone sono razionali ed effettuano scelte dopo aver considerato tutte le possibili alternative (Cheek & Goebel, 2020). Massimizzare è la tendenza a perseguire uno scopo basandosi sulla migliore scelta possibile, guardando oltre e confrontando diverse alternative. Al contrario, Simon (1955, 1956) sostiene che i contrasti cognitivi rendono impossibile tale tendenza, propone così la “soddisfazione” delle persone come l’effettuare una scelta abbastanza buona anche se non ottima (Cheek & Goebel, 2020).
Nel 2002, Schwartz e colleghi hannno integrato queste due prospettive considerando le differenze individuali, osservando come alcune persone provano a massimizzare, mentre altre si accontentano di essere soddisfatte. Alcuni ricercatori hanno suggerito una correlazione tra la tendenza a massimizzare e i tratti potenzialmente maladattivi, come perfezionismo, nevroticismo, infelicità, ADHD, depressione (Bruine de Bruin et al., 2016; Chang et al., 2011, Schepman et al., 2012; Schwartz et al., 2002). Nello sviluppo della scala della Massimizzazione (2002) Schwartz ha evidenziato quattro costrutti: il primo costrutto riguarda l’obiettivo, cioè lo 1) “standard elevato” che mira a fare la scelta migliore possibile, mentre il secondo, etichettato come 2) “ricerca alternativa”, seleziona la strategia grazie ad un’estesa ricerca e al confronto di strategie (Cheek & Goebel, 2020). Il terzo costrutto, definito “difficoltà decisionale”, comprende quattro voci descriventi la tendenza a esperire le decisioni come impegnative (ad esempio, “trovo difficile acquistare un regalo per un amico”) (Cheek & Goebel, 2020).
Tuttavia, il fatto che la difficoltà decisionale sia legata all’esperienza di massimizzare non implica che tale difficoltà sia parte della massimizzazione stessa. Cheek e Schwartz (2016) hanno osservato come la difficoltà decisionale sia più appropriata se concettualizzata come una conseguenza della massimizzazione, quando coloro che devono scegliere hanno un carico cognitivo maggiore o affrontano decisioni complesse (Sela & Berger, 2012). Cheek e Goebel (2020) hanno svolto due esperimenti ipotizzando che includere la difficoltà di scelta nella massimizzazione sia problematico, in quanto la tendenza ad essere in difficoltà quando si prende una decisione potrebbe essere un costrutto a parte chiamato “indecisione”.
L’indecisione è una differenza individuale che descrive una tendenza a sperimentare difficoltà durante una presa di decisione: tale tendenza include caratteristiche specifiche come trovare le decisioni impegnative, impiegare molto tempo per prendere una decisione (onde evitare di prendere decisioni “sbagliate”), cambiare spesso idea prima che una decisione finale sia presa, e infine rimuginare e ruminare dopo che una decisione è stata presa (Crites, 1969; Frost & Shows, 1993; Germeijs & De Boeck, 2002; Rassin, 2007; Salomone, 1982; Van Matre & Cooper, 1984). L’indecisione tende ad essere positivamente correlata a tratti maladattivi e psicopatologia: molti autori sottolineano l’impazienza, l’impulsività, il nevroticismo, il perfezionismo, lo stress, l’ansia, la depressione, il disturbo ossessivo compulsivo, minore qualità della vita e minore autostima (Barkley-Levenson & Fox, 2016; Bavolar, 2018; Di Fabio, Palazzeschi, Asulin-Peretz & Gati, 2013; Effert & Ferrari, 1989; Frost & Shows, 1993; Gayton, Clavin, Clavin & Broida, 1994; Germeijs & Verschueren, 2011a; Rassin & Muris, 2005a, 2005b; Rassin et al., 2007; Taillefer, Liu, Ornstein & Vickers, 2016).
Cheek e Goebel (2020) hanno testato la relazione tra difficoltà decisionale e indecisione in due studi: nel primo studio, i partecipanti dovevano completare delle scale per misurare l’obiettivo di massimizzazione legato a volere il meglio, a volere la strategia di massimizzazione, misure di difficoltà decisionale e indecisione. L’ipotesi proposta, dove difficoltà decisionale e indecisione sono fortemente correlate, è stata confermata. Nel secondo studio, invece, i partecipanti hanno completato le stesse misure insieme ad altre, utili per indagare l’ipotesi secondo cui la difficoltà decisionale e l’indecisione mostrano un robusto modello di correlazioni convergenti con variabili correlate. Anche questa seconda ipotesi è stata confermata. In conclusione, lo studio di Cheek e Goebel (2020) supporta le ipotesi secondo cui la difficoltà decisionale e l’indecisione sono lo stesso costrutto etichettato con due nomi differenti.