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Cos’è la comunicazione?

Il linguaggio è una forma di comunicazione superiore che può essere espressa con un canale verbale o non verbale e mira alla decodificazione contenutistica

Di Manuel Trasatti

Pubblicato il 19 Gen. 2022

Aggiornato il 21 Gen. 2022 11:35

Nella linguistica la comunicazione è una trasmissione dinamica, cioè uno scambio di informazioni mediante uno o più linguaggi tra un emittente e un destinatario. In psicologia è la produzione intenzionale di qualche tipo di segno che possa essere percepito e interpretato come tale da un’altra persona.

 

La comunicazione

Comunicare ha una duplice valenza: indica sia l’atto di costruire messaggi costituiti da segni, che offrano la possibilità di agire sulle cose e sulle persone senza che vi sia necessariamente contatto con esse, sia quello di produrre qualcosa di concreto; infatti, secondo la Teoria degli Atti Linguistici, dire qualcosa è sempre fare qualcosa. Tale teoria distingue l’atto linguistico in tre livelli:

  • atto locutorio, cioè l’atto di dire qualcosa, l’azione che si compie per il fatto stesso di parlare.
  • atto illocutorio, cioè l’atto nel dire qualcosa, l’azione che si compie attraverso il parlare e corrisponde alle intenzioni comunicative di chi parla.
  • atto perlocutorio, cioè l’azione che si compie con il parlare e corrisponde alle conseguenze sui sentimenti, sulle credenze e sui valori dell’interlocutore.

La comunicazione è una peculiarità universale, tant’è vero che gli animali utilizzano forme di comunicazione più o meno complesse, anche vocali. La comunicazione negli animali è associata ad una condotta specie-specifica, è innata e identica in animali della stessa specie, assolve a funzione adattiva e serve principalmente per segnalare gerarchie, stati d’animo e accoppiamenti. Negli esseri umani la comunicazione conosce tre settori:

  • la sintassi, che si occupa di problemi sintattici associati alle proprietà statistiche del linguaggio (parole e configurazioni).
  • la semantica, che analizza i simboli e il significato della comunicazione stessa (parole e significato).
  • la pragmatica, che analizza gli effetti della comunicazione sul comportamento, il legame tra lingua e contesto e la competenza comunicativa.

L’intenzione comunicativa si traduce in vero e proprio atto comunicativo a seguito di tre fasi diverse:

  • concettualizzazione (definizione della struttura semantica della parola)
  • formulazione (trasposizione della struttura semantica in struttura linguistica)
  • articolazione (esecuzione delle parole).

L’atto comunicativo avviene in un ambiente detto “contesto”. Gli elementi che concorrono a realizzare tale atto sono tre:

  • emittente (che codifica l’informazione di partenza)
  • ricevente (che accoglie, decodifica, comprende e interpreta la suddetta informazione)
  • codice (insieme dei simboli e delle regole adoperati nella comunicazione stessa)

Esistono tre diversi codici comunicativi:

  • verbale (che comprende lessico, parole e concetti)
  • paraverbale (che comprende ritmo, accento, tono e volume)
  • non verbale (che comprende gestualità, mimica facciale, postura e prossemica).

Il linguaggio non verbale o gestuale è tendenzialmente più efficace di quello verbale per esprimere emozioni complesse, in quanto può trasformare la comunicazione stessa, rafforza il codice comunicativo verbale e lo carica di un significato affettivo ed emotivo.

Emittente, ricevente e codice costituiscono il circuito comunicativo: esso si configura come un circuito dinamico, nel quale assume fondamentale importanza il concetto di feedback o retroazione, cioè l’effetto che l’informazione esercita quando, dal ricevente, torna indietro all’emittente. Il feedback può essere positivo o negativo, a seconda che generi un cambiamento nel ricevente oppure no. Come abbiamo detto, l’emittente codifica l’informazione e il ricevente la decodifica, producendo un feedback. Tuttavia, quando il ricevente decodifica l’informazione diventa emittente di una nuova informazione, pertanto egli sceglie un canale comunicativo, cioè un mezzo tramite cui propaga il codice, e, in una prospettiva prettamente retroattiva, manda un messaggio all’emittente.

Il linguaggio è una forma di comunicazione superiore che può essere espressa tramite un canale verbale o non verbale: è un sistema di segnalazione arbitrario, costituito da fonemi, morfemi, sintagmi, frasi e testi che possono costituire infinite combinazioni per via di regole ricorsive di scrittura. Ha come finalità la decodificazione contenutistica e come proprietà fondamentale la dislocazione: è possibile alludere ad eventi e oggetti assenti alla percezione dei comunicanti.

La comunicazione e lo sviluppo del linguaggio

Il linguaggio, nell’uomo, evolve e si sviluppa modulandosi lungo diverse fasi:

Fase preverbale o prelinguistica (da 0 a 6 mesi): in questa fase, in cui il bambino è molto piccolo, pianto e vocalizzazioni sono le produzioni vocali principali e tendono ad interporsi nei turni comunicativi e nelle pause verbali dell’adulto con cui il bambino si relaziona. Intorno al terzo mese di vita compaiono le prime associazioni vocali-consonanti, che il bambino ripete per formare delle parole bisillabiche. Intorno al sesto mese compaiono le lallazioni canoniche, sequenze di sillabe ripetute che il bambino crea ricorrendo alle medesime associazioni di consonanti e vocali (per esempio, una lallazione è “da-da-da”). Intorno al decimo mese di vita compaiono le lallazioni variate: la natura della sillaba si fa più complessa ed eterogenea.

Fase protoverbale o monolinguistica (dagli 11 ai 12 mesi): il bambino in questa fase utilizza una sola parola. Le prime parole sono caratterizzate da uno scopo comunicativo chiaro; ad esse si avvicina gradualmente e soprattutto grazie a sollecitazioni da parte di un adulto. Inizialmente le parole sono utilizzate in contesti specifici e situazioni abituali e riguardano in particolar modo nomi comuni di animali o cibi, in seguito vengono applicate anche in contesti nuovi e ad uso generalmente referenziale.

Linguaggio telegrafico (dai 20 ai 24 mesi): quando intorno al ventiquattresimo mese si sviluppa la morfologia, il bambino si accosta ad un linguaggio telegrafico, composto principalmente da due parole. Intorno al trentaseiesimo mese di vita il bambino inizia ad utilizzare tutte le parti di una frase.

Acquisizione grammaticale e sintattica (tra i 2 e i 4 anni): man mano che cresce, si estende la gamma di termini che il bambino apprende, memorizza e pronuncia.

Molti psicologi concordano nel dire che il linguaggio sia una caratteristica insita nell’uomo: nel 1979, il linguista Chomsky formulò che gli esseri umani nascono con una capacità linguistica innata e universale che emerge con lo sviluppo. Secondo Chomsky, tutte le lingue del mondo possiedono una struttura denominata “Grammatica Universale (GU)”, che contiene la descrizione degli aspetti strutturali condivisi dalle lingue naturali. Grazie al LAD (Language Acquisition Device), cioè un dispositivo di acquisizione linguistica, che non localizza in nessuna specifica area cerebrale, è possibile comprendere il funzionamento esatto di una lingua: tale dispositivo garantisce la comprensione e la realizzazione del linguaggio stesso. Jean Piaget, il fondatore dell’epistemologia genetica, ha invece una posizione interazionista, in bilico tra Innatismo ed Empirismo: il linguaggio compare nel periodo sensomotorio (il primo stadio dello sviluppo cognitivo del bambino).

Gli assiomi della comunicazione

Tra il 1971 e il 1974 Paul Watzlawick e la Scuola di Palo Alto delinearono cinque assiomi fondamentali della comunicazione umana:

Primo assioma – Impossibilità di non comunicare: una comunicazione include sempre un comportamento. Ogni comportamento è un messaggio e comunica qualcosa di noi. Dal momento che è impossibile non comportarsi, è impossibile non comunicare.

Secondo assioma – Livello di contenuto e livello di relazione: ogni comunicazione umana ha un livello di contenuto, relativo alla componente di informazione trasmessa, e un livello di relazione, relativo ai ruoli dei comunicanti.

Terzo assioma – La punteggiatura della sequenza di eventi: la comunicazione comprende diverse versioni della realtà, ognuna delle quali dipende dalla punteggiatura della sequenza degli eventi, ossia dal modo in cui ognuno tende a pensare che l’unica versione possibile dei fatti sia la propria. La punteggiatura della sequenza degli eventi organizza gli eventi comportamentali.

Quarto assioma – Comunicazione numerica e analogica: la comunicazione può essere numerica (cioè connessa al linguaggio verbale e alla logica dei contenuti trasmessi e funzionale a veicolare il contenuto della relazione e a tramandare la conoscenza nel tempo) o analogica (cioè connessa al linguaggio non verbale o para verbale e funzionale a veicolare la relazione stessa).

Quinto assioma – Interazione simmetrica e complementare: gli scambi comunicativi sono simmetrici (la persona che parla tende a rispecchiare il comportamento dell’altro, generando un’interazione simmetrica) e complementari (la persona che parla tende a completare il comportamento dell’altro, generando un’interazione complementare).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Feldman R., Ciceri M.R., Amoretti G., Psicologia generale IV/e, McGraw Hill Education Ed., 2021.
  • De Blasi V., Manca M., Vitale A., Introduzione alla psicologia, Alpes Italia, Roma, 2010.
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