Un numero crescente di bambini vive con i nonni, figure che spesso contribuiscono a tempo pieno alla loro educazione (Dare et al., 2019).
L’assistenza da parte dei nonni rappresenta una delle forme di cura e di crescita più rapida (Horner et al., 2007; McHugh e Valentine, 2011) e l’aumento di tale supporto dipende da differenti variabili che, nei casi più gravi, riguardano abusi o abbandono dei minori, utilizzo di sostanze, patologie mentali o incarcerazione dei genitori (Backhouse e Graham, 2013; Baldock, 2007; Dunne e Kettler, 2007; Hay et al., 2007). Un contatto stretto con i nonni comporta benefici legati ad una maggiore stabilità, ad una connessione con i membri della famiglia e ad una conseguente continuità nelle relazioni di attaccamento (Cuddeback, 2004; Dare et al., 2019). A lungo termine, si osserva una propensione maggiore alla partecipazione di attività istruttive e lavorative (Dare et al., 2019).
Punti di forza dei nonni
Gli unici a pubblicare una revisione completa sulla letteratura dei nonni furono Hayslip e Kaminski (2005), autori che analizzarono i costi e i benefici della crescita di un nipote, insieme all’eterogeneità dei nonni e al loro bisogno di sostegno sociale. Dopo aver rivisto la letteratura gerontologica dal 2004, Hayslip e colleghi (2019) indagarono nuove aree per dare un contributo al ruolo di queste persone che tutt’oggi crescono i nipoti. Nello specifico, vengono enfatizzati i punti di forza dei nonni, le diversità di questi ultimi, i contesti sociali-interpersonali e culturali, le abilità genitoriali, le relazioni familiari, il disagio psicologico provato in alcuni casi e gli interventi validati per fronteggiarlo. Hayslip e colleghi (2019) sottolinearono la natura e l’influenza positiva dell’educazione di queste figure che sono viste come modelli, supporti, insegnanti comunicativi e protettivi (Dolbin-MacNab e Keiley, 2009; Dolbin-MacNab et al., 2009). Un’altra caratteristica evidenziata dagli autori è la forza manifestata dalla resilienza (Hayslip e Smith, 2013; Zauszniewski, Musil e Au, 2013) e dall’insegnamento della ricerca di benefici (Castillo et al., 2013). Nello specifico, si è visto come la resilienza sia mediatrice della relazione tra stress e funzionamento psicosociale dei nonni, nonché fonte di riduzione dei fattori di rischio come l’isolamento sociale (Hayslip et al., 2013).