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Breve trattato sulla stupidità umana (2021) di Ricardo Moreno Castillo – Recensione del libro

Breve trattato sulla stupidità umana argomenta i concetti secondo una sequenza di considerazioni logiche affrontando anche questioni spigolose e controverse

Di Laura Baldrati

Pubblicato il 15 Dic. 2021

Il titolo Breve trattato sulla stupidità umana del testo di Castillo sembra anticipare, come in un trattato di altri tempi, una disquisizione filosofica sul tema della stupidità.

 

Fin dalle prime righe si ha l’impressione di essersi imbattuti in un testo antico e poco noto, ripescato da qualche neofita e riportato alle stampe.

L’autore invece è un uomo di scienza contemporaneo (laureato sia in matematica che in filosofia e docente universitario a Santiago), attivo sul versante dell’impegno politico.

Ciascun capitolo del libro descrive un aspetto della stupidità a partire da una citazione dotta: qual è la natura della stupidità umana, quali rapporti intrattiene con l’infelicità e la cattiveria, quali sono i meccanismi alla base che l’alimentano? Ma soprattutto cosa si può fare per scoraggiarla, almeno in noi stessi?

Ogni concetto è argomentato secondo una sequenza di considerazioni logiche. Dal punto di vista formale la lettura risulta interessante e avvincente; sul piano dei contenuti l’argomento stesso del libro pone questioni spigolose e controverse. Il rischio di incappare in considerazioni assolutiste e dal piglio vagamente censorio è a volte dietro l’angolo.

L’autore si destreggia in questa trattazione a volte schivando il giudizio assolutista, altre volte prestando il fianco alla postura sottilmente snob di chi insegna a chi non sa. L’autorevolezza dell’autore a tratti rischia, a mio avviso, di confondersi con una forma di blanda supponenza.

Il libro si apre con una disamina sull’antitesi fra sicurezza e dubbio, credenza falsa e verità relativa. Le prime appartengono a chi affetto da stupidità, le seconde a chi in modo lungimirante guarda al mondo in cui vive con concretezza e impegno.

Di che natura è il legame fra stupidità e memoria? Secondo l’autore la stupidità soffre di amnesia. Non ricordare errori commessi in passato sarebbe la condizione che impedisce una riflessione su ciò che si è fatto e su cosa si potrebbe fare di meglio. L’autore contesta quindi l’assioma secondo cui intelligenza e memoria sarebbero inversamente proporzionali: la conoscenza, e quindi lo studio (anche quello mnemonico), sarebbero le condizioni necessarie per approfondire la riflessione e nutrire il pensiero.

Stupidità e preoccupazione sono per l’autore indissolubilmente connesse: esistono due tipi di preoccupazione, una intelligente e una stolta. La prima riguarda questioni per le quali vale la pena di crucciarsi, la seconda invece tende a rendere complesse situazioni e questioni che non lo sono.

Ne segue, secondo l’autore, che intelligenza è non complicare le questioni, assegnando loro lo status di problemi. Confondere quindi semplicità con stupidità sarebbe improprio: la prima descrive la natura di una cosa, la seconda tende a complicarla.

Fra i vari procedimenti utili a complicarsi la vita, un posto di rilievo spetta all’invidia. Francisco de Quevedo scrive “L’invidia è così magra e pallida perché morde e non mangia”, ovvero citando l’autore “Un ladro agisce con più logica e sensatezza di un invidioso”.

L’invidia innesca infatti un meccanismo che porta alla svalorizzazione delle qualità altrui, oggetto di invidia: una persona professionalmente competente viene così tacciata di “elitarismo”, una persona colta o precisa di “pedanteria” e una persona di carisma di “eccessivo protagonismo”.

L’invidia si sforza di togliere pregio a chi possiede le qualità invidiate senza tuttavia aggiungere nessun lustro a chi indivia.

L’ottusità appartiene in misura variabile a ciascuno di noi, così come in ciascuno di noi è presente una quota di intelligenza. Ma cosa determina il prevalere dell’una sull’altra? Il rapporto variabile fra le due componenti è, secondo l’autore, legato all’ostinazione con cui si difendono posizioni confutate da fatti o da ragionamenti logici.

Spesso accade che l’ottusità porti a identificare le proprie idee come assolute e definitive, spingendo chi vi aderisce a trincerarsi dietro a “una roccaforte insensata di assurdità” e a tacciare di ignoranza chi muove critiche a quelle idee.

Infine il tema del rapporto fra stupidità e malvagità: il piacere di far soffrire gli altri, per quanto perverso, esiste, ma fino a che punto si può giustificare la malvagità adducendo che chi la agisce non comprende ciò che sta facendo?

L’autore analizza il fenomeno bullismo: chi lo agisce è consapevole del danno che provoca e di quanto disdicevole sia tale condotta. Tuttavia, pur di non rinunciare a un piacere meschino (la sofferenza altrui), è disposto a rendersi egli stesso meschino di fronte a un compagno più vulnerabile. Quella stessa stupidità trova un freno quando l’avversario è un compagno più forte: quindi la stupidità, secondo questo criterio, è relativa, o meglio agita solo finché apporta danno agli altri, ma frenata quando rischia di recare danno a sé.

Combattere la stupidità che affligge in qualche misura chiunque richiede impegno: non esistono ricette, Castillo fornisce tuttavia alcuni spunti.

Impiegare il tempo libero in occupazioni solitarie come gli scacchi, la filatelia e la lettura allena la concentrazione, ma soprattutto l’abitudine a non disturbare gli altri.

Confrontare le idee con la realtà è lo strumento cardine per verificare la correttezza e l’efficacia delle prime: un’idea che non funzioni nella pratica non può dirsi buona.

Leggere aiuta a interpretare la realtà con un maggiore distacco, quindi con obiettività. Leggere la storia a maggior ragione: molte stupidaggini nel corso della storia si ripetono e ciclicamente tornano in auge. Esserne coscienti aiuta a ridimensionarne il peso.

Per analoga ragione leggere di filosofia aiuta a relativizzare il nostro sapere: la maggior parte delle idee che abbiamo le abbiamo lette o ascoltate altrove e quindi fatte nostre. Riconoscere di non essere pensatori originali o depositari di una propria verità assoluta aiuta a guardare, con maggior distacco, quelle idee che rischiano di diventare ideologie.

Ambire a una maggiore obiettività e lucidità implica infine la disponibilità a riconoscere i propri limiti, non necessariamente solo grazie all’erudizione e allo studio, ma anche (e mi sento di aggiungere – soprattutto) grazie al buon senso.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Castillo, R.M. (2021). Breve trattato sulla stupidità umana. Perugia, Graphe.it
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