Breve trattato sulla stupidità umana è un trattato breve quanto ricco di parecchie verità, scritte in maniera impeccabilmente tagliente. E scomoda (se non altro per gli stupidi).
[…] Non vi è peccato al di fuori della stupidità
Un trattato breve quanto ricco di parecchie verità, scritte in maniera impeccabilmente tagliente. E scomoda (se non altro per gli stupidi). Una denuncia contro i mali generati dalla stupidità umana, che, come scrive Moreno Castillo, è così dilagante nelle società perché la stupidità è, ahinoi, “sovvenzionata”. Gli stupidi sono dappertutto. Pensiamo ai politici: la maggioranza pecca di stupidità, o perché lo è davvero, oppure perché è più conveniente. Di fatto, raramente chi non lo è raggiunge il successo, così come raramente idee generate da menti intelligenti riescono a trovare un campo fertile di attuazione, se non prima di essere ostacolate (a volte per tempi biblici) dall’idiozia circostante. La stupidità, va detto, non è l’opposto dell’intelligenza e, infatti, essa non può essere misurata attraverso test d’intelligenza; tuttavia forse esiste un indicatore sottile per definire una persona stupida: la cattiveria.
Castillo cita Unamuno, il quale con altrettanta durezza, afferma: “Non esistono degli sciocchi buoni. Lo sciocco, che in più ama le burle, mastica l’amaro boccone dell’invidia.” Non è sempre facile – aggiunge l’autore – discernere la linea sottile che separa la stupidità dalla malvagità, sebbene sia innegabile che “la perversione manca di ogni grandezza e profondità. Ed è la conseguenza della volgarità e della stupidità”. Dunque cosa fare quando ci si imbatte in qualche stupido? Come combattere la stupidità? Castillo fornisce quattro “regole”, con le quali conclude il suo trattato filosoficamente brillante. Il comune denominatore è sicuramente la conoscenza di sé. Da Socrate abbiamo ereditato il motto: “Conosci te stesso” e per conoscere noi stessi la prima condizione è ammettere le nostre possibilità e i nostri limiti, liberarci dalla presunzione di sapere tutto. Socrate andrebbe fiero di Castillo; se quest’opera fosse stata scritta nel 400 a. C. forse avrebbe preso il nome di: De stupiditate, e sarebbe rimasto tra i testi più illuminanti di sempre da cui partire per poter migliorare la propria condizione di “non sapiente”. Un piccolo manuale di sopravvivenza alla stupidità, che solo gli stupidi non vorranno leggere.