Il consumo di alcol è uno dei principali fattori di rischio per le malattie croniche a livello globale (Rehm et al., 2009) e, nei paesi ad alto reddito, rappresenta circa il 27% delle morti premature tra i giovani (Toumbourou et al., 2007).
La valutazione dei fattori di rischio per il consumo di alcol dei giovani e i danni correlati è quindi importante. Nel tempo l’abuso di alcol può provocare una serie di gravi sintomi fisici e psicologici oltre a danni nella sfera sociale: in molti soggetti si riscontrano cambiamenti cognitivi, neurofisiologici e scarso funzionamento del dominio attenzione/esecuzione (APA, 2013).
I danni dell’alcol agli altri
Negli ultimi anni è cresciuto in letteratura l’interesse scientifico e politico per i ‘danni dell’alcol agli altri’ (Greenfield at al., 2009), che valuta i possibili danni ai bambini derivanti dal consumo di alcol da parte dei genitori. Numerosi studi hanno esaminato sia gli effetti dell’esposizione prenatale all’alcol, sia i possibili effetti sui bambini che vivono con genitori con gravi e duraturi problemi di alcol (Johnson & Leff, 1999). Alcune precedenti revisioni si sono occupate di studiare le associazioni tra il comportamento alcolico dei genitori e quello conseguente dei figli (Ryan et al., 2010); Queste risultano spesso statisticamente significative. L’abuso di alcol da parte dei genitori può portare a molte altre conseguenze negative per i figli come problemi cognitivi, emotivi, comportamentali e problemi di salute mentale in età adulta (Bountress & Chassin, 2015). A causa dell’incapacità di fornire un ambiente sicuro per i loro figli e di rispondere adeguatamente ai loro bisogni fisici ed emotivi, i bambini nelle famiglie in cui l’uso di alcol domina la vita familiare sono particolarmente vulnerabili e spesso si verificano altre avversità come la povertà, la mancanza di istruzione e i problemi di salute mentale, che possono complicare ulteriormente la vita dei bambini (Raitasalo et al., 2019).
Diversi studi in letteratura hanno dimostrato che nei contesti di trattamento per l’abuso di alcol, i bisogni dei figli sono raramente considerati; in molti paesi non ci sono abbastanza servizi che si occupano dei bambini e i professionisti che seguono i genitori dipendenti non sono formati per lavorare anche con i figli. Un ulteriore problema riguarda il fatto che i bambini sono di rado incontrati di persona (Cleaver, 2007) se non da alcune figure come infermieri, assistenti sociali, medici generici, insegnanti e operatori sanitari. Alcuni dati dimostrano, tuttavia, l’importanza di un intervento precoce per fornire supporto e monitorare il benessere dei bambini al fine di evitare l’aggravarsi dei problemi (Barnard & Bain, 2015). È importante quindi capire come la gravità dell’abuso d’alcol genitoriale sia legata a problemi nei figli.
Effetti dell’abuso di alcol da parte dei genitori
Uno studio del 2019, di Raitasalo e colleghi, si è occupato di verificare se la gravità dell’abuso di alcol da parte dei genitori fosse correlata ad un maggior rischio di sviluppare sia disturbi mentali e comportamentali nei figli, che ulteriori danni nei genitori stessi come difficoltà finanziarie, basso livello di istruzione e problemi di salute mentale. Lo studio ha utilizzato dati provenienti da registri nazionali di assistenza sanitaria e sociale (Haukka, 2004; Sund, 2012). Il campione era costituito da 57.377 bambini, 57.074 madri e 56.714 padri; bambini e genitori sono stati seguiti dalla nascita del bambino (1997) fino alla fine del 2012. La gravità del problema di alcol dei genitori è stata classificata in due categorie: aventi un problema di alcol meno grave se avevano solo una diagnosi primaria o secondaria ICD-10 (WHO, 2004) relativa a ubriachezza acuta o uso dannoso alcol; aventi un grave problema di alcol con una diagnosi primaria o secondaria ICD-10 di dipendenza da alcol. Inoltre i genitori sono stati classificati come affetti da disturbi psichiatrici se avevano una diagnosi ICD-10 di schizofrenia, disturbi schizotipici e deliranti, disturbi dell’umore, disturbi nevrotici, legati allo stress e somatoformi e disturbi della personalità. Infine come indicatori dello status socio-demografico dei genitori, gli autori hanno preso in considerazione l’istruzione post-secondaria, la povertà di lunga data (definita come coloro che hanno ricevuto assistenza sociale per più di 3 mesi all’anno per almeno 3 anni) e gli anni di convivenza con un bambino. Per quanto riguarda i bambini sono stati inclusi quelli aventi disturbi dell’umore, disturbi nevrotici, legati allo stress e somatoformi, disturbi dello sviluppo psicologico e disturbi comportamentali ed emotivi. I risultati mostrano che l’abuso di alcol sia del padre che della madre è correlato a disturbi mentali e comportamentali nei bambini, indipendentemente dalla gravità del problema, da altri disturbi, dal livello d’istruzione, dalle difficoltà finanziarie o dalla sistemazione abitativa. Solitamente l’abuso di alcol della madre ha un effetto più dannoso di quello del padre, soprattutto durante la gravidanza: i bambini esposti all’uso materno di alcol in gravidanza hanno maggiori problemi nello sviluppo cognitivo, psicosociale e alla salute mentale. Le donne con disturbo da uso di sostanze hanno inoltre più probabilità degli uomini di sviluppare disturbi psichiatrici come depressione, ansia, disturbi alimentari e minore autostima, di avere una storia di vittimizzazione o di aver subito violenza (Alexander, 1996).
In conclusione gli interventi per genitori e figli diminuiscono il rischio di diagnosi di disturbi mentali o comportamentali nei bambini: gli interventi psicosociali rivolti alle madri producono esiti positivi anche sui bambini; in aggiunta alcuni interventi basati sulla scuola, comunità e famiglia, che includono una formazione sulle abilità dei bambini e dei genitori, hanno un effetto positivo sulle abilità di coping, sul comportamento sociale, sull’autostima e sul funzionamento della famiglia. Interventi tempestivi e ben realizzati possono quindi aiutare a trovare delle linee d’azione in cui le autorità, gli operatori sanitari e i genitori prendano insieme le migliori decisioni sulla vita del bambino (Raitasalo et al., 2019).