expand_lessAPRI WIDGET

Psicoterapia evidence based: una risposta alla sofferenza psicologica – Intervista alla Dott.ssa Sandra Sassaroli

Intervista alla Dr.ssa S. Sassaroli che ci aiuta ad avere un quadro più chiaro della psicoterapia moderna, in particolare della psicoterapia evidence based

Di Redazione

Pubblicato il 25 Nov. 2021

Per avere un quadro più chiaro della psicoterapia moderna, in particolare della psicoterapia evidence based, abbiamo intervistato la Dott.ssa Sandra Sassaroli, fondatore del gruppo Studi Cognitivi.

 

La salute mentale è una cosa seria, rivolgersi a un centro e/o scegliere il professionista che possa aiutarci a gestire il problema di cui soffriamo è fondamentale. Nell’immaginario popolare troppo spesso la psicoterapia è percepita come un raccontarsi incessante e senza finalità. In realtà, iniziare un percorso terapeutico significa iniziare un lavoro su di sé, guidati da un professionista, che consenta di raggiungere determinati obiettivi terapeutici, grazie all’utilizzo di strategie e tecniche scientificamente validate. Per avere un quadro più chiaro della psicoterapia moderna, in particolare della psicoterapia evidence based, abbiamo intervistato la Dott.ssa Sandra Sassaroli, fondatore del gruppo Studi Cognitivi.

Redazione State of Mind: Buongiorno Dottoressa Sassaroli, iniziamo con una domanda utile a tutte quelle persone che, dopo aver preso la decisione di iniziare un percorso di psicoterapia, non sanno a quale terapeuta rivolgersi.  Come si sceglie un terapeuta?

Dottoressa Sandra Sassaroli: Solitamente si va per passaparola o raccomandazioni personali: qualcuno ci indica un terapeuta dicendoci “ha fatto un ottimo lavoro con una mia amica”.. In altri casi cerchiamo in rete e scegliamo sulla base della simpatia o del viso che ci desta più fiducia.

Ecco, questo mi sembra appartenere a un’altra era.

Io non scelgo il mio cardiologo in base alla simpatia, ma lo scelgo per l’eccellenza della struttura in cui lavora e per le competenze dimostrate nel prendersi carico del mio problema cardiaco.

Noi pensiamo che la scelta del terapeuta non debba essere fatta unicamente sulla base di queste abitudini, ma che debba essere delegata a una struttura che ci dimostra che il clinico è stato formato adeguatamente per il tipo di problema che noi abbiamo. Ad esempio se ho un problema di ansia sociale o un timore del giudizio che mi blocca nella vita di tutti i giorni, mi conviene rivolgermi a una struttura dove ci sia un clinico esperto nel trattare questo tipo di disturbi secondo linee guida efficaci, piuttosto che un terapeuta che magari è anche estremamente capace o simpatico ma che non ha esperienza e formazione specifica in questo campo.

 

SoM: Esiste ancora molta confusione sui ruoli dello psicologo, dello psicoterapeuta e dello psichiatra. Dottoressa Sassaroli, può spiegarci in breve la differenza tra le tre figure professionali?

S. Sassaroli: Si tratta di tre figure professionali molto diverse, che a volte si possono sovrapporre.

Lo psicologo è un dottore laureato dopo 5 anni di studio, fa supporto per i momenti di difficoltà e può fare diagnosi ma non è abilitato e non ha gli strumenti per condurre una psicoterapia.

Lo psicoterapeuta è uno psicologo che alla laurea in psicologia ha aggiunto 4 anni di studio e specializzazione con un minimo di 2000 ore di formazione pratica e teorica per poter entrare in un albo professionale: quello degli psicoterapeuti.

Lo psichiatra è un laureato in medicina che dopo la laurea ha fatto 4 anni di specializzazione in psichiatria. Solo il medico e lo psichiatra possono somministrare psicofarmaci. Penso che sia fondamentale che lo psichiatra collabori con lo psicoterapeuta utilizzando, quando necessario, i farmaci a supporto della psicoterapia.

 

SoM: Prima di iniziare un percorso psicoterapeutico, è bene sapere che, così come in medicina, esistono studi di efficacia anche in psicoterapia. Per questo si parla di psicoterapia evidence-based. Ci può spiegare meglio che cos’è la psicoterapia basata su evidenza scientifica?

S. Sassaroli: La psicoterapia basata sull’evidenza segue gli stessi criteri di verifica della scienza medica: solamente i trattamenti che si sono dimostrati efficaci sono basati sull’evidenza.

Le prove di efficacia si applicano a determinati problemi. Non esiste infatti una terapia che va bene per tutti i problemi. L’approccio evidence-based significa anche questo: selezionare in modo puntuale il trattamento corretto per lo specifico problema. Insomma: conviene per specifici disturbi riferirsi a psicoterapie che hanno dimostrato la loro efficacia, come la psicoterapia cognitivo comportamentale.

 

SoM: Dunque la psicoterapia cognitivo comportamentale rientra tra le terapie più efficaci. Approfondiamo l’argomento per i nostri lettori: cosa è la psicoterapia cognitivo comportamentale?

S. Sassaroli: La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale è una delle molte terapie esistenti al mondo, come la psicoanalisi, la terapia familiare, la terapia psicodinamica di gruppo. E molte altre.

La psicoterapia cognitivo comportamentale si distingue dalle altre perché è l’approccio che ha avuto maggiori prove di efficacia dagli anni 80 in poi, sui problemi ossessivi, sui disturbi d’ansia, sul disturbo di panico, sulla bulimia, e persino sul disturbo di personalità borderlineSe si ha una sofferenza mentale come ansia, depressione, ossessività, bulimia e anoressia o disturbi di personalità conviene riferirsi a un terapeuta cognitivo comportamentale, che è formato per padroneggiare e curare questi tipi di problemi.

 

SoM: Un altro passo importante, all’interno di un percorso psicoterapico, è la diagnosi. A cosa serve la diagnosi in psicoterapia?

S. Sassaroli: Quando abbiamo un problema fisico, ad esempio un sospetto di diabete, le analisi che ci fa fare il nostro medico di base sono fondamentali per orientare la cura. Ecco, anche la psicoterapia è una professione sanitaria: la diagnosi in psicoterapia è fondamentale per orientare il tipo di intervento psicoterapeutico raccomandato ed efficace.

Tutti noi dovremmo sempre pretendere di avere una diagnosi perché la diagnosi è un nostro diritto che ci permette di comprendere il nostro tipo di sofferenza e così poter accedere alle cure giuste.  Conviene a tutti avere una diagnosi condivisa con il terapeuta, basata su informazioni attendibili.

 

SoM: Parlando di psicoterapia, una delle espressioni più comuni a riguardo è “La terapia mette al centro la persona”. Un’espressione che spesso lascia spazio a diverse interpretazioni. In che modo, secondo lei, la terapia può davvero mettere al centro la persona?

S. Sassaroli: Non penso che una terapia basata prevalentemente sull’ascolto, sull’accoglienza e su una spalla su cui piangere possa davvero mettere al centro la persona.

La terapia che mette al centro il paziente è quella che garantisce l’accesso a terapeuti competenti per il disturbo diagnosticato e in base alle raccomandazioni internazionali. Qualsiasi servizio che eroghi salute mentale deve aiutarci ad avere: 1. una diagnosi chiara comprensibile e trasparente così da comprendere le caratteristiche del nostro soffrire e 2. aiutarci a trovare le cure più adeguate al problema che portiamo.

Questo penso che sia un nostro diritto quando chiediamo aiuto per un problema psicologico. Conviene muoverci con saggezza per trovare la diagnosi e le cure adeguate e efficaci alla nostra sofferenza mentale.

 

SoM: Fortunatamente, negli ultimi tempi, parlare di salute mentale non è più un tabù e stiamo diventando sempre più consapevoli dell’importanza di tutelare la nostra salute psichica. Quante sono oggigiorno le persone che presentano una sofferenza psicologica?

S. Sassaroli: Circa una persona su 6 in Europa e Stati Uniti soffre di disturbi depressivi o ansiosi. Nei paesi occidentali la sofferenza psicologica è responsabile di circa il 40% delle malattie, mentre meno del 20% è a carico di infarti, cancro, problemi al cuore, diabete e malattie croniche.

La sofferenza psicologica è quindi molto comune e diffusa, non è affatto un problema di pochi. È normale avere dei problemi, i tuoi problemi non sono diversi da quelli di tanti altri e per questi problemi sono disponibili cure efficaci. Ma si deve fare il primo passo. La maggior parte dei problemi psicologici che arrivano in terapia sono: disturbi ansiosi, depressione, stress, attacchi di panico e rimuginio. Per questo tipo di disturbi esistono percorsi efficaci e spesso brevi. 

 

Ringraziamo la dottoressa Sandra Sassaroli per averci aiutato a comprendere meglio cosa vuol dire fare psicoterapia e soprattutto quanto sia importante prendersi cura, in modo serio, della nostra salute mentale. Approfittiamo ancora delle parole della Dottoressa per ricordare a tutti che:

Noi ci abituiamo a soffrire psicologicamente come se fosse un destino, il destino all’ansia, alla melanconia, alla tristezza. Invece non c’è un destino alla sofferenza psicologica, si può vivere meglio

 

Psicoterapia evidence-based
Sandra Sassaroli parla del progetto inTherapy:

 

Si parla di:
Categorie
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Formulazione del caso LIBET: la conferma empirica - Psicoterapia
Formulazione del caso LIBET e modello cognitivo comportamentale: la conferma empirica

È stata pubblicata la prima conferma empirica della procedura di formulazione del caso LIBET elaborato dal nostro gruppo di ricerca

ARTICOLI CORRELATI
Jingle REBT: affrontare le credenze disfunzionali – Christmas edition

Guida ironica per affrontare le credenze disfunzionali che si nascondono sotto l’albero attraverso la REBT

Terapia di esposizione e microbiota intestinale: verso una nuova psicologia clinica integrata e di precisione 

La comunità scientifica ha iniziato a chiedersi se si possa riscontrare qualche relazione tra il microbiota e i processi di estinzione della paura

WordPress Ads
cancel