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Quant’è bello lu primm’ammore… “Primi Amori. Uno, nessuno e centomila” (2021) di Umberta Telfener – Recensione

'Primi amori' parla di innamoramento, del ruolo della famiglia e delle idealizzazioni e ci ricorda che ogni volta che ci si innamora è sempre una prima volta

Di Alberto Vito

Pubblicato il 19 Nov. 2021

Primi Amori è un libro molto godibile e di facile lettura; prosegue l’indagine sulla fenomenologia delle relazioni affettive a cui l’autrice ha dedicato altri scritti rivolti ad un pubblico ampio.

 

Avviso ai lettori. Conosco personalmente da diversi anni l’autrice di questo volume. Non posso definirmi proprio un suo amico, ma, essendo entrambi didatti di scuole di formazione ad orientamento sistemico-relazionale, ho avuto modo di ascoltarla in tanti convegni e di incontrarla in occasioni informali. Ne apprezzo la competenza clinica ma anche la facilità al racconto, la disponibilità generosa verso colleghi e allievi, la carica vitale. Ho letto con grande interesse, su suo suggerimento, gli articoli in cui descrive le sue esperienze con sciamani, stregoni e altri guaritori avvenute negli anni in diversi continenti.

Quindi, posso risultare di parte e non sono neutrale. D’altro canto, l’obiettività assoluta è ormai da molti riconosciuta come un miraggio e, quale che sia il rapporto con l’autore, una recensione è sempre espressione di una soggettività.

Il libro è molto godibile e di facile lettura. Prosegue l’indagine sulla fenomenologia delle relazioni affettive a cui l’autrice ha dedicato altri scritti rivolti ad un pubblico ampio (Tra gli ultimi: “Gli amori briciola” e “Letti sfatti”). Non è scritto in “psicologhese” e le tante descrizioni delle esperienze personali, raccolte direttamente dalla Telfener o reperite in rete, costituiscono il punto di partenza da cui si dipana il ragionamento dell’autrice. Nato durante i mesi di isolamento che hanno accompagnato il primo anno di pandemia, occuparsi di amore è stato per la scrittrice un bel modo di allargare i propri confini. Il libro è strutturato in tre parti: la prima concerne le idee e i modelli, veicolati dalla letteratura e dai mezzi di comunicazione di massa, che ci organizzano attorno al tema del primo amore; la seconda contiene le tante testimonianze, tutte italiane, di persone che raccontano le proprie esperienze affettive e sessuali; la terza è dedicata allo svelamento della trama psicologica propria dell’esperienza dell’innamoramento.

I primi amori si declinano in tante modalità, non sono affatto un’esclusiva degli adolescenti. Anzi, come racconta una donna intervistata, esistono tanti primi amori per quante relazioni importanti si sono avute nella vita.

Particolarmente interessanti i capitoli dedicati all’innamoramento e su ciò che ci attrae dell’altro, le pagine dedicate alle differenze attuali tra donne e uomini, al ruolo della famiglia d’origine e delle idealizzazioni. Ogni volta che ci si innamora è sempre una “prima volta”.

Dopo la lettura del libro viene da chiedersi se il primo amore contiene un imprinting relazionale, ovvero un modello di rapporto che continueremo a impiegare tutta la vita. Oppure si cresce e si cambia? È possibile imparare dai propri errori in campo sentimentale? Certo che sì. Mi pare sia questa la risposta di Umberta, che comunque ci tiene a ricordarci come nei confronti dell’innamoramento siamo tutti dei dilettanti, quale che sia la nostra età, la nostra cultura, le nostre esperienze pregresse.

In ogni caso, quello che è certo è che per lei amore non ha nulla a che vedere con possesso. Anzi, questo costituisce uno dei nemici principali dell’amore. Leggendola, a tal proposito, mi è venuto in mente un aneddoto che raccontava Paolo Menghi. Presente in una chiesa durante la cerimonia della prima comunione di un gruppo di bambini, egli affermava che era facile indovinare chi fossero i parenti di ciascun bambino. Il sacerdote li aveva preparati molto bene e a turno salivano sull’altare per declamare un proprio pensiero o una personale preghiera. Ogni volta che un bambino parlava, c’era un gruppetto di persone che si commuoveva e poi si rimetteva a posto, magari nascondendo le lacrime con un fazzoletto, quando il bambino terminava. A quel punto, ascoltandone un altro, in un’altra navata iniziava lo stesso movimento tra un altro gruppo di persone. Menghi notava come in genere tutti si commuovessero ascoltando il proprio congiunto mentre tendevano a distrarsi ascoltando gli altri. Ma in realtà tutti i bambini erano splendidi, nel loro uguale impegno. Eppure nessuno riusciva a godere della grazia di tutti ma solo del proprio figlio o nipote. Maledetto possesso, quanta bellezza sprecata…

Imparare ad amare ciò che ci circonda, fino all’Universo intero, è dunque anche il messaggio con cui si chiude il libro. Ma serve disciplina e perseveranza per poter vivere un perenne primo amore, fatto di curiosità, apertura e fiducia.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Telfener, U. (2021). Primi Amori. Uno, nessuno e centomila. Bologna: Il Mulino Editore.
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