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Intelligenza emotiva

L’intelligenza non è fatta solo di cervello e componente razionale, ma anche di cuore, della componente emotiva, che prende il nome di intelligenza emotiva

Di Miriam Cassandra

Pubblicato il 12 Nov. 2021

Goleman, nella sua opera Intelligenza emotiva mette in evidenza come il concetto classico di intelligenza legato alla mera didattica non è sufficiente per determinare il successo in campo affettivo, lavorativo e sociale del soggetto.

 

L’intelligenza emotiva (EQ) è la capacità di un individuo di dare un nome alle proprie e altrui emozioni al fine di raggiungere un determinato obiettivo personale; è la capacità di dare ascolto alle proprie sensazioni, selezionando quelle che rappresentano una miccia per dare il massimo e scartando quelle che ci fanno stare solo male, rallentando in maniera schiacciante il percorso verso il nostro obiettivo di vita.

Lo psicologo statunitense Goleman ha ritenuto che questa capacità possa essere incrementata dallo sviluppo di 5 importanti componenti che vediamo qui di seguito:

  • consapevolezza di sé: è importante avere una costante e continua attenzione riflessiva verso la propria esperienza emotiva, così da liberarsi quanto più facilmente delle emozioni negative che interferiscono con il raggiungimento dei nostri obiettivi, ostacolando il nostro percorso di vita.
  • gestione del sé, ovvero la gestione delle proprie emozioni in maniera adeguata, è la capacità di non farsi sopraffare dalle emozioni negative, al fine di essere in una vita fatta di equilibri e non di equilibrismi. La capacità di non eccedere e di mantenere il self-control è fondamentale ovunque, perché qualsiasi contesto è fatto di continui cambiamenti, persistenti difficoltà da affrontare, pertanto, avere una mentalità flessibile e propensa al cambiamento è una qualità imprescindibile dell’individuo.
  • empatia: consiste nella capacità di mettersi nei panni degli altri, così che sia possibile comprendere lo stato emotivo altrui e adattare il proprio, ciò permette di lavorare in gruppo in maniera serena e produttiva:
  • motivazione: rappresenta lo stimolo a fare sempre di più, questa può essere differente da soggetto a soggetto, per alcuni può essere intrinseca, per altri estrinseca, ovvero qualcuno lo fa per appagare un bisogno personale di autorealizzazione, qualcun altro per assecondare il desiderio di una persona cara (un genitore o un partner), qualcun altro ancora può avere una motivazione concreta data ad esempio dallo stipendio, quindi economica:
  • abilità sociali: parliamo delle life skills ovverosia la capacità di destreggiarsi nella confusione della società in cui viviamo, un esempio rilevante è dato dalla resilienza ovvero la capacità di resistere agli urti, di farli rimbalzare all’esterno come un boomerang, perciò, di non farsi scalfire dalle difficoltà che naturalmente si presentano nel nostro percorso di vita.

Goleman, nel 1996, nella sua opera Intelligenza emotiva (Goleman, 1996) mette, inoltre, in evidenza come il concetto classico di intelligenza legato alla mera didattica (saper leggere, scrivere e far di conto) non è sufficiente per determinare il successo in campo affettivo, lavorativo e sociale del soggetto. L’autore riprende il concetto d’intelligenza emotiva già descritta precedentemente da Gardner nelle due forme intrapersonale e interpersonale e distinguendo abilità personali, ovvero capacità di riconoscere le emozioni, e sociali, ovvero il modo in cui ci si interfaccia col mondo esterno.

Goleman, ha individuato tre macro-categorie di funzionamento meta-emotivo del soggetto che si contraddistinguono sulla base di come ognuno gestisce le proprie emozioni:

  • l’autoconsapevole: colui che è a piena conoscenza di sé e dei propri limiti, ciò gli permette di non farsi sopraffare da stati emotivi negativi e di vivere una vita piena;
  • il sopraffatto, viceversa viene schiacciato dalle proprie emozioni negative;
  • il rassegnato, conosce a pieno i propri sentimenti, ma li accetta passivamente, senza far nulla per far cambiare rotta, vive in uno stato di perenne impotenza e stallo in una condizione che non gli piace.

Banalmente potremmo dire che l’intelligenza non è fatta solo di cervello e quindi della componente razionale, ma anche di cuore, della componente emotiva. Pensiamoci, come sarebbe triste una vita senza sentimenti e fatta solo di cose prestabilite che vanno esattamente nel verso che vorremmo?

L’intelligenza emotiva è stimolata dalla creatività che De Bono definirebbe olistica (De Bono, 2011), ci permette di accrescere la nostra creatività, di dare spazio al nuovo, di non rimanere chiusi in quella bolla di sapone di cose che conosciamo già a menadito. Ci permette di accogliere il diverso, ciò che è diverso da noi. L’empatia ci permette di avvicinarci allo stato emotivo di chi ha una cultura diversa dalla nostra o un modo di pensare differente. La resilienza ci permette di non farci sopraffare dalle inevitabili problematicità che la vita ci pone, ma ci offre l’occasione di trarre insegnamenti dagli ostacoli che ci si presentano. Superare un momento di difficoltà rappresenta un momento di crescita personale, così che quando in futuro ci ritroveremo di fronte alla stessa situazione, non ci faremo più prendere dal panico, ma, memori di quanto accaduto in precedenza, sapremo cosa fare e cosa non fare. Manterremo la calma, la competenza della gestione del sé di cui parla Goleman, ovvero l’autocontrollo. Tecniche di rilassamento come la meditazione, lo yoga, o la pratica di consapevolezza della Mindfulness, possono aiutarci a migliorare la gestione delle nostre emozioni. La Mindfulness ci fornisce, ad esempio, l’occasione di prendere consapevolezza del nostro corpo, di essere presenti alla nostra vita momento per momento, concentrandoci su quello che ci sta accadendo.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • De Bono, E. (2011). Creatività e pensiero laterale. Rizzoli.
  • Goleman, D. (1996). Intelligenza Emotiva.
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