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L’analfabetismo funzionale: la delimitazione concettuale e sociale sempre più preoccupante in Italia

L'analfabetismo funzionale è una condizione in cui la persona pur a seguito di una corretta scolarizzazione non è pienamente capace di comprendere un testo

Di Alice Candon

Pubblicato il 03 Nov. 2021

In Italia il fenomeno dell’analfabetismo funzionale non è affatto sconosciuto, al contrario raggiunge percentuali preoccupanti.

 

Un tempo si parlava di analfabetismo e di assenza di scolarizzazione, oggi si parla ancora di analfabetismo ma quasi mai lo si fa per riferirsi al puro termine isolato.

Si parla spessissimo, invece, di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) specialmente in ambito scolastico. Poca attenzione però viene rivolta ad un altro disturbo tanto importante quanto diffuso: l’analfabetismo funzionale.

Si sente parlare pochissimo di questo fenomeno sebbene i dati e le statistiche siano allarmanti. Ma che cos’è? È una via di mezzo tra l’analfabetismo e i DSA? Nient’affatto, come invece si potrebbe pensare.

Spiegarlo non è così semplice ma per comprendere meglio di cosa si tratta è bene offrire prima una definizione di analfabetismo funzionale: si tratta di una condizione nella quale il soggetto, pur avendo ricevuto una corretta istruzione e scolarizzazione, non è pienamente capace di comprendere un testo che gli permetta poi di inserirsi in maniera adeguata e congrua all’interno di una discussione tra gli altri soggetti.

È subito chiara la differenza rispetto al “semplice” analfabetismo, in quanto in quest’ultimo caso spesso non si ha a che fare con la presenza di scolarizzazione (quindi la capacità di saper leggere in maniera fluida, scrivere in modo chiaro e fare operazioni di calcolo). Il classico leggere, scrivere e fare di conto.

Nel caso dell’analfabetismo funzionale il soggetto è incapace, in parole povere, di mettere in atto e utilizzare in modo corretto e adeguato queste sue abilità. L’analfabetismo funzionale, oltre al normale analfabetismo non va nemmeno equiparato ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento perché questi riguardano deficit neurologici e capacità elaborative che interessano linguaggio scritto, scrittura, lettura, disgrafia e calcolo. Non a caso il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) li inserisce all’interno dei Disturbi del Neurosviluppo.

Sia nei casi di DSA che nell’analfabetismo funzionale vi è però la presenza capacità cognitive nella norma; nel primo caso però ci sono delle mancate connessioni neuronali tra zone del cervello specifiche (DSA), mentre nell’analfabetismo funzionale vi è un importante declino delle abilità.

Impatto dell’analfabetismo funzionale nella società

In Italia questo fenomeno non è affatto sconosciuto, al contrario conosce percentuali preoccupanti. Lo confermano dati recentissimi, quelli raccolti e analizzati dall’indagine OCSE-PIAAC del 2019. In Italia quasi il 30% della popolazione compresa tra i 16 e i 65 anni è di fatto analfabeta funzionale ed è uno dei Paesi peggiori d’Europa.

In tutto il mondo, invece, sono circa 773 milioni i giovani e gli adulti che non possono vantare un’alfabetizzazione di base.

Si ipotizza che con la pandemia dovuta al Covid-19, i numeri, quando verranno rilevati nuovamente a distanza di qualche anno, saranno aggravati non soltanto in Italia ma anche nel resto del mondo, a causa del fatto che moltissimi giovani sono rimasti a casa da scuola in didattica a distanza. Perché l’analfabetismo funzionale è più una forma di illetteratismo, i giovani non solo sono incapaci di comprendere un testo che leggono ma persino di capirne il significato intrinseco.

Per non parlare delle ricadute a livello socioeconomico. È risultato che gli analfabeti funzionali sono più facilmente soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress e a bassi guadagni.

La correlazione tra criminalità e analfabetismo funzionale è ben nota a criminologi e sociologi: solo nei primi anni 2000 è stato stimato che il 60% degli adulti nelle carceri degli Stati Uniti fosse funzionalmente o completamente analfabeta, e che l’85% dei delinquenti minorenni avesse problemi riguardanti la lettura, la scrittura e la matematica elementare.

Ma tornando all’attuale situazione pandemica l’analfabetismo funzionale svolge un ruolo importantissimo nella comprensione e nell’elaborazione delle fake news. Gli analfabeti funzionali sembrano essere poco dotati nella capacità di riconoscere le informazioni fondate e quelle false o distorte. Gli analfabeti funzionali tendono a credere a notizie false e aiutare la loro diffusione, non ci stupirà più di tanto constatare allora che, nell’epoca rosa di Internet e dei social network, dove chiunque può pubblicare facilmente informazioni che possono raggiungere milioni di persone in un click, il problema sta assumendo dimensioni importanti. Pensiamo ora alla disinformazione legata ai temi medico sanitari e alle conseguenze che stiamo vivendo.

Gli interventi per l’analfabetismo funzionale

E allora quali possono essere le strategie di intervento per l’analfabetismo funzionale? Istruzione e formazione alla base di tutto.

La qualità dell’istruzione è l’unico modo per prevenire l’analfabetismo funzionale perché lettura ed elaborazione personale dei testi possono davvero aiutare a migliorare la comprensione e la capacità di scrittura. Anche l’E-learning ha ricevuto importanti evidenze scientifiche come intervento a favore dell’analfabetismo funzionale poiché stimola l’utilizzo di metodi diversi e originali per coinvolgere in maniera interattiva e flessibile il soggetto.

L’E-learning permette l’apprendimento tramite vere e proprie “simulations”, aiutando persone con difficoltà di lettura e scrittura a comprendere situazioni reali oltre che nel processo di decision making; dona poi l’opportunità di servirsi dello stesso contenuto digitale in diversi modi: formato testo, formato video oppure formato audio.

L’impegno cognitivo, che di norma viene minacciato dalle incapacità del soggetto e blocca l’apprendimento, tramite l’E-learning può essere riequilibrato perché permette di suddividere gli argomenti da studiare in micro-contenuti.

Ma la scuola da sola non basta a combattere questo fenomeno se queste abilità personali non vengono anche e soprattutto continuamente stimolate nella vita di tutti i giorni, attraverso libri e scritture. Siamo sempre qui, è tutta una questione di allenamento e di pratica. Allora ci vorrebbe un ruolo della scuola più marcato, così come il ruolo della famiglia e la passione per la lettura.

Per esempio, la lettura individuale, anche ad alta voce, aiuta la mente ad essere attiva ed aperta e stimola il pensiero individuale. Mantenere attive queste capacità basilari per la vita dell’uomo, non solo in quanto Homo Sapiens ma in quanto smanioso di relazioni sociali, mantiene la nostra mente attiva, allenata e giovane.

Comprendere il contenuto verbale di testi e dialoghi, saper valutare i dati e le statistiche con le quali ci tartassano ogni ora del giorno e saper usare in maniera corretta la tecnologia e Internet per non farci instupidire da tutto quello che ci dicono dovrebbe essere una priorità.

 

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