In un testo sincero ed aperto, l’autore ci espone la sua personale filosofia di vita. Non delle più bon ton, il mantra dello “sticazzi” diventa un refrain liberatorio ed emancipante.
Sono molte le barriere che una società, specialmente una da sempre avversa al rischio come quella italiana, impone ai suoi figli. Ogni tanto c’è bisogno di prendere le distanze rispetto alle aspettative, alle paure, separare quello che veramente conta per noi e cosa invece si può lasciare correre.
Il metodo “sticazzi” può essere usato, un po’ come il parmigiano, per spolverare le situazioni più varie della quotidianità e della vita, ma attenzione: non per ribellarsi mandando tutti a quel paese, ma per comprendere, liberare se stessi e rendere un piatto più buono, saporito, nutriente.
Mi perdonerà l’autore, chiaramente romano, per aver citato il parmigiano e non il pecorino. Il che ci rimanda direttamente al capitolo 4, nel quale l’autore ci racconta, purtroppo senza dovizia di particolari, come applicando il metodo “sticazzi”, cito testualmente: “ho avuto moltissimi rapporti occasionali”.
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In questo periodo molti hanno avuto modo, o sono stati costretti, a fermarsi e riconsiderare se la propria vita quotidiana corrisponda a quello che davvero vogliono. Il libro di Pietrangeli può essere un simpatico test, per vedere quanto siamo in fase con noi stessi e i nostri valori e anche una guida, leggera, per vivere più serenamente.
Personalmente in certe parti l’ho trovato un po’ diretto, nel senso che l’autore dice “é cosi, te lo garantisco” (non testuale). Ma la filosofia “Sticazzi” consiste proprio nel farsi scivolare addosso questo genere di dichiarazioni prescrittive; è ok prenderne atto, ma anche giusto e lecito metterci la dovuta distanza per osservarle da fuori. È in effetti uno strumento molto potente.