Sulla base della teoria di Wegner, una meta-analisi ha supportato l’effetto di miglioramento immediato tenendo conto del carico cognitivo durante la soppressione del pensiero.
La teoria dei processi ironici si riferisce al fenomeno in cui gli individui che cercano di liberare la propria mente da un pensiero attraverso una strategia di soppressione sperimentano ironicamente maggiori livelli di occorrenza del pensiero stesso rispetto agli individui che si concentrano deliberatamente su quella credenza (Wegner, 1994).
Il controllo dei pensieri
Il controllo dei pensieri indesiderati attraverso la soppressione è un’importante funzione umana che può portare a risultati adattativi in più domini, come l’inibizione di giudizi stereotipati (Galinsky e Moskowitz, 2007), la cessazione del fumo, la dieta (Erskine, Georgiou e Kvavilashvili 2010) e il benessere psicologico in generale (Wenzlaff & Wegner, 2000). Tuttavia, la ricerca ha suggerito che l’atto di soppressione del pensiero può essere un mezzo controproducente per controllare i propri pensieri (Slepian et al., 2014; Wegner, 1994). Gli studi hanno dimostrato effetti ironici della soppressione del pensiero per cui l’evitamento attivo della credenza bersaglio portava a una maggiore preoccupazione per quel pensiero (Cioffi & Holloway, 1993). In poche parole, provare a non pensare a un elefante rosa, non solo non impediva di pensare all’animale, ma accresceva la preoccupazione rispetto allo sforzo di non pensare. Sebbene la ricerca meta-analitica abbia mostrato il verificarsi di questo effetto rebound (lett. effetto rimbalzo) dopo la soppressione del pensiero, pochissimi studi hanno messo in luce l’effetto di miglioramento immediato durante la soppressione, dimostrando che è possibile non pensare all’elefante rosa, seppur per pochissimo tempo (Abramowitz et al., 2001; Magee et al., 2012).
Gli effetti temporanei della soppressione del pensiero
Secondo Wegner (1994), una condizione necessaria per osservare l’effetto di miglioramento immediato è la presenza di un carico cognitivo che impedisca di concentrarsi su distrattori per sopprimere il pensiero indesiderato. Sulla base della teoria di Wegner, Wang, Hagger e Chatzisarantis, hanno svolto una meta-analisi che ha supportato l’effetto di miglioramento immediato tenendo conto del carico cognitivo durante la soppressione del pensiero. Coerentemente con le previsioni degli autori, gli effetti rebound sono stati osservati indipendentemente dal carico cognitivo, mentre gli effetti di miglioramento immediato sono stati osservati solo in presenza di carico cognitivo durante la soppressione del pensiero (Wang, Hagger e Chatzisarantis, 2020).
L’assenza di un effetto di miglioramento immediato in condizioni di assenza di carico cognitivo indica che quando il sistema intenzionale non è appesantito dal carico, la soppressione del pensiero è solitamente efficace. Tuttavia, l’effetto di miglioramento immediato osservato sotto carico cognitivo suggerisce che quando l’individuo è in stato di preoccupazione non solo fallisce nella soppressione, ma, ironia della sorte, sperimenta una maggiore frequenza di accadimento e accessibilità del pensiero indesiderato (Wang et al., 2020). Come previsto da Wegner, il carico cognitivo sembra essere un catalizzatore per il fallimento intenzionale del sistema e quindi una precondizione per la manifestazione di effetti di miglioramento immediati.
I risultati della meta-analisi di Wang e colleghi suggeriscono che il valore della soppressione del pensiero come strategia di controllo mentale sia contingente ai criteri utilizzati per valutarne l’efficacia (Wang et al., 2020). Prendendo per esempio la variabile tempo, è possibile osservare come a breve termine la soppressione del pensiero sembra essere adattiva se gli individui sono alleggeriti dal carico cognitivo, ma controproducente se è presente un carico elevato. A lungo termine, la soppressione del pensiero sembra, nel complesso, essere un mezzo disadattivo per controllare i pensieri indesiderati, dato che gli individui che si dedicano alla soppressione tendono a sperimentare un livello esacerbato di preoccupazione per il pensiero bersaglio una volta soppresso rispetto a coloro che non lo fanno (Wang et al., 2020). Tuttavia, data la dimensione dell’effetto relativamente piccola del rebound, si potrebbe sostenere che gli effetti insidiosi della soppressione del pensiero potrebbero essere sopravvalutati (Najmi et al., 2009).
Conclusioni
In sintesi, la teoria attuale e l’evidenza empirica suggeriscono che sebbene la soppressione del pensiero possa essere un’efficace strategia di controllo mentale quando gli individui dedicano la loro totale attenzione alla soppressione di un particolare pensiero, ciò è arduo in quanto spesso la nostra attenzione è divisa su stimoli differenti, nonché non vantaggioso, poiché ciò potrebbe accrescere i livelli di preoccupazione. In particolare, quando la ricerca intenzionale di distrattori appesantisce il carico cognitivo, gli individui sono più vulnerabili ai pensieri indesiderati durante la soppressione del pensiero piuttosto che se fossero effettivamente concentrati sullo stesso pensiero.