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I giovani e il Covid-19

Il benessere dei più piccoli durante la pandemia è assediato come negli adulti, per riflesso delle condizioni emotive e psicologiche di chi li circonda

Di Francesca Ape

Pubblicato il 22 Ott. 2021

La mancanza di libertà che abbiamo vissuto e, in parte, stiamo vivendo a causa del Covid rappresenta per gli adolescenti un importante disagio.

 

Il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie cinesi hanno rilevato un focolaio di casi di polmonite a eziologia non nota nella città di Wuhan. Successivamente le stesse autorità hanno confermato la trasmissione interumana del virus e l’11 febbraio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal 2019-nCoV è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease) (Buccolo M., Ferro Allodola V., Mongili S., 2020).

Da febbraio 2020 il Covid-19 ha repentinamente cambiato la vita all’intera popolazione globale, con importanti ripercussioni sul benessere psicosociale dell’intera collettività: tutti noi, infatti, ci siamo ritrovati in una progressiva condizione di allarme, a causa di un virus che ci ha allontanati gli uni dagli altri, costringendoci a rimanere chiusi in casa.

Inizialmente, mossi dalla paura e dalla inesperienza, la prova più grande da superare è stata imparare come mettere e levare i guanti una volta tornati a casa, come disinfettare nel modo corretto le mani, non salutare le persone con una stretta di mano o con un abbraccio ma con il tocco di un gomito, tenere sempre la mascherina e tanto altro.

In realtà la reale e cruda sfida alla quale siamo stati costretti è la capacità di adattamento. Il Covid-19 ci ha costretti a rivedere il nostro concetto di libertà, a rinunciare a ciò che sembrano essere le cose più ovvie, come abbracciare un amico, per il bene di tanti; abbiamo dovuto riorganizzare la nostra routine, combattere con la voglia di rimanere tutto il giorno in pigiama, abbiamo dovuto sopportarci e supportarci all’interno delle nostre quattro mura domestiche, che ormai erano diventate il nostro mondo, dove l’unica finestra alla quale potevamo affacciarci era la televisione. Si è trattato di una «situazione che ha impedito di attingere a delle risorse per fronteggiare i consueti problemi», come ha scritto la psicoanalista Costanza Jesurum su una pagina di L’Espresso (Jesurum C., 2020).

E quindi stavamo lì, sul divano, tutti i giorni alle 18 in punto, in attesa del “bollettino” del giorno, in cui si parlava di numeri difficili da quantificare, che facevano impressione solo quando ti fermavi a pensare che quel numero erano persone, genitori, fratelli, amici, che non c’erano più e che non potevano essere neppure salutati un’ultima volta.

Fin da subito i media hanno sottolineato la scarsa vulnerabilità dei più piccoli agli effetti sistemici del virus: questo ci ha dato un’apparente tranquillità e serenità, sapendo che un male così terribile non avrebbe toccato i nostri figli.

Tuttavia, il benessere dei più piccoli appare assediato allo stesso modo degli adulti, a causa del riflesso delle condizioni familiari, emotive e psicologiche di chi li circonda. Per tutto il tempo, i bambini hanno respirato e continuano a respirare l’aria che li circonda, densa di incertezze, paure e pensieri. Secondo l’UNICEF, almeno 139 milioni di bambini ed adolescenti nel mondo hanno vissuto per almeno 9 mesi un regime restrittivo obbligatorio di permanenza a casa e per poco meno di 200 milioni la permanenza a casa è stata raccomandata (UNICEF, 2021).

Dalle prime fasi della pandemia, l’Istituto Giannina Gaslini di Genova ha attuato un programma di sostegno e di monitoraggio delle condizioni dei bambini e delle loro famiglie, con l’ulteriore obiettivo di individuare precocemente possibili situazioni di criticità in ambito psichico comportamentale (Uccella S., 2020). Tale programma non ha solo fornito un aiuto nella fase acuta della pandemia, ma ha anche permesso di attivare un nuovo servizio, che potrebbe ridurre i rischi di sintomatologie post-traumatiche perduranti nel tempo (Ibidem).

Dall’analisi dei dati di famiglie con figli minori di 18 anni a carico è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Nei bambini al di sotto dei sei anni, i disturbi più frequenti sono stati l’aumento di irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia. Nei bambini ed adolescenti (6-18 anni) i disturbi più frequenti interessano la componente somatica (disturbi d’ansia e somatoformi) e disturbi del sonno; in particolare è stata osservata un’aumentata instabilità emotiva con irritabilità, cambiamenti del tono dell’umore ed una significativa alterazione del ritmo del sonno con tendenza al “ritardo di fase”, come in una sorta di “jet lag domestico” (Ibidem).

Oltre a quanto emerso da questi dati, è bene considerare che non tutti i bambini o adolescenti manifestano le stesse reazioni psicologiche. La National Child Traumatic Stress Network (NCTSN) ha evidenziato alcuni indicatori da tenere in considerazione rispetto al benessere dei propri figli (Brymer M., Schreiber M., Gurwitch R., Hoffman D., Graham M., Garst L., Speier A., 2020):

  • I bambini di 2 anni possono piangere più spesso del solito e richiedere più attenzioni e affetto, mentre i bambini in età prescolare possono presentare comportamenti regressivi, come episodi di enuresi, ansia da separazione dalle figure genitoriali, capricci o manifestazioni di rabbia e difficoltà nel sonno;
  • I bambini tra i 7 e 10 anni possono sperimentare tristezza o paura che l’emergenza possa ripresentarsi; inoltre, alcuni bambini possono manifestare difficoltà di concentrazione o focalizzarsi sui dettagli dell’evento e parlarne durante buona parte della giornata, mentre altri possono manifestare evitamento;
  • I preadolescenti ed adolescenti possono manifestare disturbi comportamentali o, d’altro canto, ridurre il tempo di frequentazione con i pari. Possono talvolta sperimentare vissuti emotivi di elevata intensità e sentirsi incapaci di esprimerli a parole, manifestandoli così attraverso irritabilità e comportamenti oppositivi verso fratelli, genitori o altri adulti;
  • I bambini con neuro-diversità o problematiche psicologiche, infine, possono sperimentare uno stress più intenso ed un minore senso di controllo, necessitando quindi di maggiori rassicurazioni ed un maggiore conforto attraverso il contatto fisico.

Nella realtà italiana, ad alcuni mesi dall’inizio della pandemia, numerose strutture ospedaliere con posti letto dedicati alla gestione dell’emergenza-urgenza psichiatrica in età adolescenziale hanno segnalato un allarmante aumento di accessi al pronto soccorso e di ricoveri di ragazzi e ragazze in stato di sofferenza psicologica acuto (Lo Parrino R., Landi M., Leonetti R., 2021). Il motivo principale di tali accessi è dovuto all’autolesionismo, ai disturbi alimentari, al consumo di sostanze d’abuso, sino ad arrivare a tentati suicidi, ai quali si affiancano disturbi di panico e d’ansia acuti e stati dissociativi con alterazioni senso-percettive (Ibidem).

La mancanza di libertà che abbiamo vissuto e, in parte, stiamo vivendo, rappresenta per gli adolescenti un importante disagio. La libertà è un bisogno primario degli adolescenti, poiché permette loro di dare un senso ed una forma al processo di individuazione e concretizzazione di un’identità e fiducia nelle proprie capacità (Biondi G., 2020). La chiusura delle scuole, non avere la possibilità di ritrovarsi con gli amici e il lockdown hanno messo in pausa momenti di sperimentazioni, mediazioni, conoscenze importanti nella vita di un adolescente.

Così come i più piccoli, anche e soprattutto gli adolescenti si troveranno costretti ad affrontare delle difficoltà dovute ai tanti cambiamenti che si concretizzeranno una volta finita la pandemia. Dover riprendere a frequentare la scuola in presenza, poter uscire con gli amici, andare a cena fuori, incontrarsi in piazza, saranno “comportamenti normali”, che avranno un sapore diverso dal solito.

Difatti non sono pochi gli adolescenti che manifestano un certo timore del “fuori”: i giovani manifestano un’ambivalenza tra il forte desiderio di poter uscire e riprendere i legami e l’insicurezza per come sarà vivere tutto questo con le mascherine, i distanziamenti e le limitazioni a cui sono obbligati (Biondi G., 2020). In questo è necessario che intervengano gli adulti, pronti ad accogliere questo loro senso di inquietudine, così da farli sentire ascoltati, capiti ed aiutati e così da concedere loro una chiave di lettura a ciò che stanno provando.

Dunque, appare evidente come, seppur non ad alto rischio di infezione, i bambini e gli adolescenti sono soggetti estremamente vulnerabili in questa pandemia da Covid-19: i ragazzi necessitano grandi attenzioni e cure non solo per proteggerli dall’infezione di un virus, ma anche per salvaguardarli da un punto di vista emotivo e psicologico. Concludendo con le parole del Direttore generale UNICEF, Henriette Fore: «Se non abbiamo compreso pienamente l’urgenza prima della pandemia da COVID-19, sicuramente lo faremo adesso» (UNICEF, 2021).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • BIONDI G. (2020). La quarantena degli adolescenti e il ritorno alla “normalità”. Pediatria, 6, pp. 6-11.
  • BRYMER M., SCHREIBER M., GURWITCH R., HOFFMAN D., GRAHAM M., GARST L., SPEIER A. (2020). Parent/Caregiver Guide to Helping Families Cope With the COVID-19 Pandemic. Los Angeles: National Center for Child Traumatic Stress. Available here.
  • Buccolo M., Ferro Allodola V., Mongili S. (2020). Percezioni e vissuti emozionali ai tempi del COVID-19: una ricerca esplorativa per riflettere sulle proprie esistenze. Lifelong Lifewide Learnig, 16, 35, pp.372-398.
  • JESURUM C. (2020). Dopo la fine del lockdown prepariamoci all'emergenza psicologica. Roma: L’Espresso.
  • LO PARRINO R., LANDI M., LEONETTI R. (2021). Covid-19 e la salute degli adolescenti. Firenze: Salute Internazionale.
  • UCCELLA S. (2020). Bambini e Covid-19: come hanno reagito e come aiutarli. Genova: GASLINI.
Sitografia:
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