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Erotomania: il delirio d’amore tra storia, clinica e cinema

L’erotomania, conosciuta anche come Sindrome di de Clerambault, si classifica come un sottotipo di disturbo delirante e può articolarsi secondo fasi.

Di Ilaria Di Paola

Pubblicato il 24 Set. 2021

L’erotomania presenta un quadro clinico caratterizzato da un persistente delirio erotico, che porta il paziente a costruire delle false credenze di natura amorosa su un’altra persona, le cui azioni non vengono interpretate in modo corretto. 

 

 L’erotomania, conosciuta anche come Sindrome di de Clerambault, dallo psichiatra francese Gaëtan Gatian de Clerambault (1872–1934), che nel 1921 pubblicò un trattato sull’argomento (Les psychoses passionelles), si configura come una condizione clinica caratterizzata dalla convinzione infondata, frutto del delirio del paziente, che un’altra persona nutra dei sentimenti d’amore nei suoi riguardi (Anderson et al., 1998).

Cenni storici

Il termine erotomania deriva dal greco “ερωτομανία”, che significa “amore folle”.

I primi riferimenti a questo quadro clinico sono già riscontrabili nelle opere di antichi autori greci e romani, quali Plutarco, Platone, Galeno e Valerio Massimo. Nel corso dei secoli la definizione di erotomania è stata oggetto di numerose rivalutazioni (Berrios et al., 2002):

  1. nei secoli compresi tra l’età antica e l’inizio del XVIII secolo emerge una visione dell’erotomania come un malessere generale causato da un amore non corrisposto. I medici greci, come Areteo e Galeno, raccontano nei loro scritti di giovani donne e uomini affetti da vari sintomi fisici e psichici conseguenti al “mal d’amore”. Il latino Celio Aureliano scrive che “molti medici ritengono che l’amore sia il rimedio alla follia, ma non sanno che in molti casi ne è la causa”;
  2. dalla metà del XVIII secolo fino ai primi anni del XIX secolo l’erotomania inizia a tratteggiarsi come una forma di follia generata da un eccesso di appetito sessuale che determina indiscriminati atti sessuali. Ninfomania e satiriasi sono considerate delle tipologie di questa condizione;
  3. tra la prima metà del XIX secolo e l’esordio del XX secolo appare una nuova concezione dell’erotomania, la quale viene interpretata come un disturbo mentale provocato da un amore non ricambiato. Non si tratta più di ninfomania e satiriasi, inquadrati come disturbi fisici, bensì di un di un disturbo dell’immaginazione accompagnato da un errore di giudizio. Laurent scrive che “come l’astronomo che, dopo aver scoperto una nuova stella, non riesce a smettere di vederla con l’occhio della mente, l’erotomane non è in grado di cessare di vedere la persona amata”;
  4. a partire dai primi anni del XX secolo si afferma quella che anche allo stato attuale è impiegata come definizione di erotomania, la quale è descritta come convinzione delirante di essere amati da qualcun altro.

Inquadramento clinico

Nel DSM-5 l’erotomania si classifica come un sottotipo di disturbo delirante. Non è molto comune e si riscontra con maggiore prevalenza nel sesso femminile, anche se il sesso maschile non ne è escluso. Alcuni studiosi ritengono che si manifesti da sola (sindrome primaria), mentre altri che sia una componente di un disturbo più generale (sindrome secondaria), di solito una schizofrenia paranoide o un disturbo bipolare (Anderson et al., 1998).

Il quadro clinico è caratterizzato dalla presenza di un persistente delirio erotico, che porta il paziente a costruire delle false credenze di natura amorosa su un’altra persona, le cui azioni non vengono interpretate in modo corretto.

L’individuo oggetto del delirio erotomane del paziente è spesso di uno status sociale ed economico più elevato, può essere persino un personaggio famoso; il paziente può conoscerlo direttamente e in maniera approfondita oppure aver avuto un minimo contatto o addirittura nessuno (Oliveira et al., 2016).

L’erotomane rivolge le sue attenzioni a una persona cui si sente legata sentimentalmente e che, a suo dire, lo ricambia. Si convince che il presunto amante si sia fatto avanti per primo e che comunichi attraverso messaggi, sguardi e vari altri segnali; mostra il proprio affetto e contraccambia quello dell’ipotetico partner mediante telefonate, lettere, regali e visite, convinto che sia lui stesso a volerlo. Ogni rifiuto viene inteso come tentativo di nascondere la relazione al resto del mondo come conseguenza della difficoltà a rendere ufficiale il rapporto (Anderson et al., 1998).

Per il paziente l’oggetto d’amore diventa il pensiero più importante: trascorre le giornate attendendo un segnale, seguendolo o osservandolo. Nei casi più gravi il delirio erotomane può spingere il soggetto a commettere atti e/o comportamenti gravi e penalmente perseguibili, ad esempio stalking e aggressioni, rivolti all’ipotetico amante o alle persone vicine. Chiunque si frapponga tra lui/lei e la persona amata viene percepito come un pericoloso ostacolo e diventa, pertanto, bersaglio di collera e odio (Jordan et al., 2006).

L’erotomania può articolarsi secondo tre fasi (D’Urso, 2020):

  • fase della speranza: il paziente spera e attende che la persona amata dichiari il suo sentimento;
  • fase della delusione: in seguito ai continui rifiuti, il soggetto va incontro a depressione, aggressività e/o tentativi di suicidio;
  • fase del rancore: l’aggressività viene esasperata e può condurre all’omicidio dell’individuo oggetto del delirio erotomane.

I pazienti affetti da erotomania non sviluppano obbligatoriamente tutte e tre le fasi; possono anche rimanere fermi alla prima senza mai passare alle successive.

Trattamento

 La prognosi varia da soggetto a soggetto. La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di farmaci antipsicotici come il Pimozide e il Risperidone. Tra i trattamenti non farmacologici risultano efficaci la terapia elettroconvulsivante (TEC) e la psicoterapia.

Gli antipsicotici e la TEC aiutano ad attenuare i deliri, mentre la psicoterapia, soprattutto  se associata a interventi familiari, consente di migliorare la qualità della vita, di correggere i bias cognitivi alla base del delirio erotomane e di imparare a gestire i possibili comportamenti aggressivi (Jordan et al., 2006; Seeman, 2016).

Film sull’erotomania

Attenzione! Il paragrafo può contenere spoiler

È presente una discreta filmografia sull’erotomania (Salvai, 2004). In Obsessed – Passione fatale, film del 2009 diretto da Steve Shill, Derek è uno stimato uomo d’affari felicemente sposato, che un giorno conosce Lisa, la nuova segretaria del suo ufficio. Dapprima mostratasi cordiale, la donna diventa in seguito sempre più invadente e in numerose occasioni cerca di sedurre Derek, provando a convincerlo che sono destinati l’uno all’altra. Di fronte all’ennesimo rifiuto, Lisa dichiara pubblicamente la loro ipotetica relazione e tenta il suicidio, mettendo Derek nei guai con la polizia e la moglie, fino al tragico colpo di scena finale.

Nel film del 2004 di Roger Michell, L’amore fatale, il romantico picnic dello scrittore Joe e della fidanzata viene interrotto da un tragico incidente in cui rimarrà ucciso un uomo. Da quel momento il protagonista inizia a ricevere continue visite e telefonate da parte di un altro dei soccorritori che ha partecipato quel giorno alle attività di salvataggio, di nome Jed, il quale insiste che Joe gli stia inviando dei segnali d’amore. Non sarà facile convincerlo del contrario e placarne i comportamenti violenti e aggressivi che metteranno in pericolo la vita di Joe e della sua fidanzata.

Il talento di Mr. Ripley (1999) di Anthony Minghella racconta la vicenda di Tom, un giovane musicista, la cui vita si intreccia con quella di Dikie, il viziato figlio di un ricco imprenditore, di cui diventa presto amico. Tom sviluppa un delirio erotomane nei confronti di Dikie: si convince che quest’ultimo si sia innamorato di lui e ne fraintende le azioni e le parole, interpretandole come segnali che provano l’amore che li lega. Di fronte al drastico rifiuto dell’amico, la delusione di Tom sarà talmente intensa da spingerlo a commettere il più terribile degli atti.

In M’ama non m’ama (2002), con regia di Laetitia Colombani, la medesima storia viene raccontata presentando due punti di vista differenti: da un lato quello di Angelique, una giovane e tranquilla studentessa, e dall’altro quello di Loic, affermato cardiologo già sposato. Nella prima parte della storia viene tratteggiata quella che sembra una relazione tra i due protagonisti e si assiste ai tentativi della ragazza di convincere l’amante a rendere pubblico il loro rapporto. A un certo punto il film viene “riavvolto” e ricomincia da capo; si scopre che, in realtà, Angelique è affetta da erotomania e che la storia tra lei e il medico è frutto del suo delirio. La ragazza inizierà a essere molto aggressiva e la vicenda terminerà con un finale inaspettato.

La frase conclusiva del film M’ama non m’ama, scritta da una paziente erotomane, riassume tutta la complessità della condizione clinica dell’erotomania:

Sebbene il mio amore sia folle, la mia ragione calma i dolori troppo acuti del mio cuore, dicendogli di essere paziente e di sperare sempre. 

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Anderson, C.A., Camp, J., Filley, C.M. (1998). Erotomania after aneurysmal subarachnoid hemorrhage: case report and literature review.  J. Neuropsychiatry Clin. Neurosci., 10 (3), 330-7.
  • Berrios, G.E., Kennedy, N. (2002). Erotomania: a conceptual history. History of Psychiatry, 13 (52), 381-400.
  • D’Urso, A.R. (2020). Erotomania: Sindrome di de Clerambault. May Be – Magazine.
  • Jordan, H.W., Lockert, E.W., Johnson-Warren, M., Cabell, C., Cooke, T., Greer, W., Howe, G. (2006). Erotomania revisisted: Thirty-four years later. Journal of the National Medical Association, 98 (5), 787-93.
  • Oliveira, C., Alves, S., Ferreira, C., Agostinho, C., Avelino, M.J. (2016). Erotomania - A review of De Clerambault's Syndrome. The Journal of the European Psychiatric Association, 33, 664.
  • Salvai, L. (2004). Il cinema e il disturbo delirante di tipo erotomanico. Trovato su https://www.psicofilm.it/rubriche/dsmovies/il-cinema-e-il-disturbo-delirante-di-tipo-erotomanico/
  • Seeman, M.V. (2016). Erotomania and recommendations for treatment. Psychiatric Quarterly, 87(2), 355-364.
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