Il congresso è organizzato in una forma ibrida: è possibile seguire simposi e seminari sia in presenza, all’ICC di Belfast dove mi trovo in questo momento, sia online. La formulazione è molto pratica e funzionale, visto che permette ai delegati di poter seguire l’intero congresso sia in diretta che in differita.
Sicuramente un’ottima iniziativa, che elimina il problema di scegliere tra la grande proposta di seminari presentati in contemporanea e garantendo la possibilità di riguardare i passaggi importanti di workshop e seminari anche con calma nelle settimane successive. I delegati in presenza sono comunque parecchi: si respira la voglia di re-incontrarsi dopo le restrizioni da pandemia, anche se le precauzioni sono molte: tampone rapido tutte le mattine per tutti, mascherina, distanziamento.
Il keynote di apertura è affidato a David Clark, che presenta un aggiornamento sull’IAPT, il programma pubblico britannico che negli anni ha rivoluzionato l’approccio alla salute mentale del Regno Unito.
Per chi non lo conosce, il progetto dello IAPT nasce con uno studio pilota nel 2005, su alcune premesse: i disturbi d’ansia e depressivi trattati non efficacemente costano al regno unito circa il 4% del proprio prodotto interno lordo. Investire quindi nell’efficacia dei trattamenti per la salute mentale non solo non è un costo, ma è in realtà un investimento che aumenta la disponibilità economica.
Perché questo funzioni però è necessario che l’investimento abbia delle garanzie: i trattamenti siano monitorati e ne venga garantita l’efficacia. Così viene istituito questo grande progetto, che diventa a portata nazionale nel 2007, tramite il quale ogni servizio di salute mentale monitora l’efficacia dei propri trattamenti, seduta per seduta, per ogni paziente. Ogni terapeuta viene formato e seguito.
Il successo di questo monumentale progetto è quello di portare l’efficacia dei trattamenti psicologici su ansia e depressione dal 30% a più del 50%, con una media di 8 sedute a paziente. Attualmente il programma IAPT riesce a prendere in carico 1170000 persone l’anno.
L’intera storia dell’IAPT è descritta nel libro di David Clark “Thrive”, non tradotto in italiano ma di facile lettura e particolarmente ricco di spunti sulla ricaduta economica e sociale del mancato trattamento dei problemi emotivi e psicologici.
Dopo aver presentato gli abituali dati, David Clark fa il punto su come lo IAPT si è adattato alla situazione pandemica, e ancora una volta con ammirazione mi trovo ad ascoltare i dati da lui presentati.
In poche settimane il sistema si adatta. Non vi è un calo delle prese in carico del sistema pubblico, ma i colloqui si spostano e rapidamente cresce l’utilizzo dei video colloqui. Le percentuali di successo dei trattamenti rimangono invariati e sicuramente il servizio pubblico acquista flessibilità e migliora la propria capacità di intervento.
Insomma: un sistema invidiabile che ha saputo con rapidità adattarsi e ha raccolto gli insegnamenti della situazione pandemica per arricchirsi di strumenti e sul quale governi britannici di qualsiasi colore politico continuano ad investire.