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Il culto del feto. Come è cambiata l’immagine della maternità (2020) di Piontelli A. – Recensione

Il libro 'Il culto del feto' racconta come sia cambiata la condizione del feto nella società e come oggigiorno sia visto quasi come un cittadino da tutelare

Di Debora Pannozzo

Pubblicato il 21 Set. 2021

Il soggetto del testo Il culto del feto è dato dal feto, analizzato da tre punti di vista: storico, scientifico, culturale.

 

Non è possibile parlare di feti in termini astratti, necessitando esso per esistere dell’incontro di un uomo e di una donna e, nello specifico, di uno spermatozoo e di un ovocita.

A partire dagli anni Sessanta, l’autrice, neurologa e psichiatra, nonché studiosa del comportamento fetale, analizza i cambiamenti sociali, tecnologici, scientifici, che hanno caratterizzato le diverse epoche, mettendo a fuoco i diversi atteggiamenti adottati nei confronti del feto.

Da tale analisi si evince come i feti non sono cambiati, ma le società sì!

La principale rivoluzione degli anni ’60-’70 è data dall’utilizzo della “pillola”, grazie alla quale, per la prima volta nella storia dell’umanità, sesso e riproduzione vengono scissi. Le donne prendono in mano la loro sessualità, potendo liberamente scegliere di avere rapporti sessuali per piacere, amore, lussuria, controllando eventuali gravidanze indesiderate.

Allo stesso tempo, l’autorevolezza di cui gode la medicina e l’euforia legata a diverse scoperte farmaceutiche, portano a somministrare alle donne incinte i più disparati medicinali, al fine di curare o lenire disturbi del sonno, dell’appetito, di ansia. Il vino e i superalcolici erano raccomandati per rilassarsi, così come il fumo, e la birra era vista positivamente, in quanto favoriva la produzione del latte. A livello alimentare le credenze vigenti osannavano latte non pastorizzato, formaggi, carne cruda, salumi, sgombri, sarde e sardine: tutti cibi oggi altamente sconsigliati alle donne gravide.

Oggigiorno l’attenzione è interamente volta al feto, visto quasi come “un cittadino”, da tutelare e proteggere dal contenitore utero, dannoso per la sua salute. Divenuti una preoccupazione dell’intera società, atteggiamenti materni poco amorevoli e responsabili, quali fumare o bere durante i nove mesi di gestazione, vengono denunciati ed etichettati come indegni.

Se in passato la gravidanza era qualcosa da nascondere con abiti morbidi, poco appariscenti, oggi la donna incinta si è riappropriata dell’eleganza e della bellezza che la contraddistingue: il pancione non viene più occultato ma mostrato in modo fiero.

Complici del cambiamento di rotta le campagne pubblicitarie guidate dalle star della TV: nel 1991 sulla copertina di Vanity Fair, per la prima volta, è ritratta Demi Moore, nuda, sexy e incinta.

Rispetto alla figura del padre, se in passato all’uomo erano proibiti atteggiamenti amorevoli nei confronti della donna e dei bambini, almeno in pubblico, oggi i futuri papà sono protagonisti attivi dell’intero percorso, partecipano a tutte le visite ginecologiche e generalmente assistono al parto, tenendo la mano alle proprie compagne.

La gravidanza non è più un tabù e le donne amano parlarne e condividere pareri, consigli, paure.

Un’indubbia rivoluzione tecnologica fa capolino negli anni Ottanta, cambiando drasticamente il modo di intendere i feti: gli ultrasuoni.

Dopo millenni, il lato misterioso e nascosto della gravidanza può essere osservato in modo non invasivo: la sola idea di una finestra “dal vivo” sulle nostre origini è di per sé profondamente emozionante e intensamente eccitante.

L’idea di un utero trasparente viene però ben presto delusa e le prime immagini sono poco chiare, confuse ed incomprensibili ad un occhio non esperto.

Alle immagini 2D, si affiancano, negli anni Novanta, le immagini 3D e 4D e negli album di famiglia compare il bambino “fotografato” in utero.

Gli ultrasuoni hanno favorito conoscenze approfondite sui movimenti fetali e sulle loro funzioni. Ad oggi sappiamo che il feto compie movimenti generalizzati, ovvero periodiche esplosioni di movimento, che riguardano tutto il corpo, a partire dalle 7-8 settimane. Col procedere della gravidanza tali movimenti divengono meno frequenti, meno frammentati e più prolungati nel tempo.

I movimenti generalizzati giocano un ruolo fondamentale nel formare e plasmare il sistema scheletrico e quello muscolare, che subiscono profonde trasformazioni durante la gravidanza. Sono anche essenziali per la formazione delle ossa, dei muscoli e dei tendini e per la loro differenziazione e allungamento. Inoltre prevengono l’atrofia muscolare che deriverebbe dal mancato uso dei muscoli.

Detti movimenti impediscono d’altro canto l’adesione alla parete uterina della cute estremamente sottile del feto. I movimenti locali, al contrario, coinvolgono singoli distretti corporei e, a differenza dei movimenti generalizzati, non sono prevedibili, ma agiti a seconda del bisogno del momento.

L’ambiente acquatico dell’utero permette posture e movimenti che il neonato potrà eseguire solamente dopo diverso tempo, a causa dell’impatto della forza di gravità: si può allora vedere il feto saltellare su una gamba, stare in posizione semieretta, con le ginocchia divaricate, o seduto senza supporto. I bambini prematuri che nascono alla stessa età gestazionale in cui i feti compiono i loro movimenti “miracolosi” sono del tutto incapaci di compiere gli stessi movimenti. I prematuri gravi sono quasi completamente incapaci di muoversi.

Ciascun movimento eseguito in utero funge da preparazione ed allenamento per le funzioni che il neonato svilupperà in seguito alla nascita.

Tale principio si applica anche ai movimenti “respiratori”, che allenano i polmoni ad introiettare ossigeno ed espellere anidride carbonica: il feto non ha bisogno di questo tipo di respirazione, dal momento in cui l’ossigeno gli viene fornito attraverso la placenta ed il cordone ombelicale.

Altre funzioni vitali per la sopravvivenza dopo la nascita sono la suzione e la deglutizione, così come il poter girare il capo; il neonato sarà, alla nascita, equipaggiato dei diversi movimenti di riflesso, che gli permetteranno di attaccarsi al seno ed alimentarsi.

Nella parte finale del libro l’autrice illustra usi e costumi di diverse culture, che oramai popolano l’Italia, in riferimento alla gravidanza e al modo di intendere il feto.

Se in linea di principio gli immigrati sembrano ben integrati con la cultura italiana, allo stesso tempo preservano le proprie credenze ed i propri rituali, spesso superstiziosi. Ciò è particolarmente evidente in materia di misure contraccettive e riti per raggiungere la fertilità.

Scritto in modo scorrevole e corredato da testimonianze reali, che l’autrice ha raccolto negli anni lavorativi, il testo ben illustra l’ascesa del feto, lasciando intravedere scenari futuri, non troppo lontani, dove al feto verranno riconosciuti diritti legali.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Piontelli, A. (2020). Il culto del feto. Come è cambiata l’immagine della maternità. Raffaello Cortina Editore
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