Le fantasie sessuali di carattere sadico vengono definite scenari immaginari di danneggiamento intenzionale eterodiretto a sfondo sessuale, e possono aiutare nella predizione dei crimini sessuali.
Le fantasie sessuali sono parte integrante della vita psichica e sessuale: rappresentano infatti un’esperienza comune agli esseri umani (Allen et al., 2020), costituiscono una normale forma di eccitazione sessuale (Baić et al., 2019) e da una prospettiva evolutiva rivestono anche un ruolo adattivo in quanto, stimolando un rapporto sessuale, aumentano le chances riproduttive della specie (Joyal, 2017). Le fantasie sessuali, così come le fantasie in generale, vengono considerate un’istanza della mental imagery (immagine mentale) (Nanay, 2018) e come tali vengono influenzate da molteplici variabili che ne determinano creazione e natura. Sorge quindi spontaneo chiedersi come sia possibile che le fantasie sessuali costituiscano un eccitante ed innocuo passatempo per la popolazione generale e al contempo una forza trainante per i reati sessuali nella popolazione criminale.
Le fantasie sessuali di carattere sadico vengono definite scenari immaginari di danneggiamento intenzionale eterodiretto a sfondo sessuale, che determinano un aumento dell’eccitazione sessuale per “colui che fantastica” (Bondü & Birke, 2020). Quattro fattori in particolare sembrano correlare con una maggior intensità ideativa, con un maggior coinvolgimento nella fantasia e con un significativo sexual arousal (eccitazione sessuale): la vividness (vividezza dell’immagine mentale) (Nanay, 2018), il daydreaming (sogno ad occhi aperti) (Bartels et al., 2017), la fantasy proneness (tratti di personalità associati a un maggior assorbimento nella fantasia) (Bartels et al., 2017) e la dissociazione (fenomeno che nei criminali, tra le altre cose, determina una sottovalutazione della gravità delle proprie azioni) (Bartels et al., 2017). Da uno studio di Baić e colleghi (2019) è emerso che il contenuto delle fantasie sessuali di un gruppo di uomini autori di violenza sessuale riguardava: la masturbazione (75,0%), lo stupro in cui la vittima risulta obbediente e sottomessa (57,5%), gli atti sessuali con un minore (30,0%), il sesso orale durante lo stupro (30,0%) e il dolore fisico inflitto alla vittima da parte dello stupratore (25,0%). Ciò nonostante il contenuto delle fantasie sessuali non risulta sempre rilevante nella previsione di comportamenti criminali; difatti nella popolazione generale sono frequenti fantasie sessuali atipiche (Joyal, 2017), mentre i criminali sessuali presentano in media una minor diversità nei contenuti delle fantasie. Sono invece elementi come frequenza, intensità, necessità, ossessione e significato attribuito a costituire dei possibili campanelli d’allarme (Bondü & Birke, 2020).
I cosiddetti sex offenders (aggressori sessuali) spesso nutrono fantasie concernenti comportamenti sessuali con un fine coercitivo o aggressivo nei confronti della vittima prescelta (Allen et al., 2020) e questo tipo di immagini mentali talvolta precede aggressioni innescate dall’eccitazione derivata dall’attività fantastica (Joyal, 2017). Questa è una delle ragioni per cui la comparsa di tali fantasie – soprattutto se ad alta ricorrenza ed intensità – viene considerata un fattore di rischio per la messa in atto di crimini sessuali. Anche i rapporti sessuali in giovane età sembrano essere correlati a una maggior propensione all’attività sessuale impersonale (anaffettiva) e ad interessi sessuali che si discostano dalla norma, come ad esempio fantasie di natura sadica (Ronis et al., 2019). Alcuni studi hanno descritto come un individuo che nel corso del suo sviluppo abbia interiorizzato credenze distorte (es. bambini come oggetti sessuali) presenti una maggior propensione ad esperienze di dissociazione dalla realtà e al coinvolgimento attivo in fantasie particolarmente vivide, aumentando la probabilità di creare e strumentalizzare fantasie sessuali aggressive (Bartels et al., 2017).
Risulta tuttavia importante puntualizzare come la maggior parte delle persone che presenta delle fantasie sessuali definite “devianti” non si tramuta poi in sex offenders, come nel caso delle attività BDSM, termine che descrive forme di attività sessuale che includono Bondage e Disciplina, Dominanza e Sottomissione, così come Sadismo e Masochismo (Simula, 2019). Difatti nello studio di Bondü e Birke (2020) sulla possibile correlazione tra identità BDSM e comportamento di aggressione sessuale non consensuale, solamente l’aggressione fisica conclamata prediceva in maniera stabile tale evento. Le fantasie sessuali “atipiche” di queste persone sono quindi considerate una parte fondante del BDSM, un aspetto caratteristico della sessualità e un elemento necessario all’eccitazione dei praticanti (Bondü & Birke, 2020). Questi dati evidenziano come la relazione tra le fantasie sadico-sessuali e il reato sessuale non si basi esclusivamente sulla natura del contenuto delle fantasie stesse.
Eziologia e funzione delle fantasie sadico-sessuali
Dalla letteratura emerge come diversi autori di reati sessuali condividano un passato di abusi e/o negligenze in tenera età, riaffiorante poi durante l’adolescenza e la prima età adulta sotto forma di reminiscenze e fantasie (Allen et al., 2020). Negli uomini questi tipi di vissuti traumatici, se esacerbati da un’incompetenza a costituire legami durevoli con le donne e a conseguenti percezioni di scarso valore e inadeguatezza, possono contribuire alla formazione di cognizioni distorte con carattere di ostilità verso le donne (Bartels et al., 2017). Queste credenze inducono gli uomini a mettere in atto strategie di coping disadattive per preservare e ricostituire la loro identità danneggiata, tra di esse troviamo le fantasie sessuali caratterizzate da temi di dominio, controllo, potere e aggressione nei confronti delle donne. Lo studio ha inoltre evidenziato come la ripetizione di tali cicli di intensificazione ideativa porti ad aggressioni seriali di crescente ferocia (Bartels et al., 2017). Con l’intento di individuare una possibile corrispondenza a livello cerebrale di questi fenomeni, è stata ipotizzata la presenza di un circuito neuronale comune ai tratti manipolativi della psicopatia e alla dipendenza sessuale, spesso infatti associati al comportamento criminale. I ricercatori Knight e Guay (2018) affermano che un’iperattivazione del sistema dopaminergico mesolimbico (deputato all’elaborazione degli stimoli socio-emotivi) potrebbe accentuare entrambe le componenti di ipersessualità (irrefrenabile desiderio di intraprendere attività a sfondo sessuale) e di manipolazione (matrice psicopatica criminale). Oltre che dalle strategie di coping o da distorsioni cognitive, i crimini sessuali come la violenza sessuale o l’abuso sessuale su minori possono essere sostenuti e motivati da altre variabili. Possono infatti rappresentare sia un tentativo di mantenere alta l’efficacia della fantasia come fonte di eccitazione e di piacere, soprattutto per garantire un’attività masturbatoria soddisfacente (Baić et al., 2019), sia un intenso desiderio di gratificazione, ovvero la necessità di uno strumento con cui degradare la vittima, attraverso l’aggressione fisica o la violenza verbale (Baić et al., 2019). In alcuni casi i sex offenders sviluppano fantasie sessuali di natura violenta così nitide e “reali” da non sentire il bisogno di una messa in atto della fantasia, che può rimanere tale. Tuttavia, nel momento in cui queste fantasie non risultano più appaganti, torna a manifestarsi la pulsione aggressiva che spinge la persona a mettere in atto comportamenti a sfondo sessuale di tipo criminale che gli permettano di acquisire nuovamente materiale su cui fantasticare e attraverso cui raggiungere l’apice del piacere (Bartels et al., 2017).
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La rubrica fluIDsex è un progetto della Sigmund Freud University Milano.