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Narcisismo patologico: le conseguenze avverse sulle figure significative

È clinicamente importante non soltanto la fenomenologia del narcisismo patologico in sé, ma anche le relative conseguenze subite dagli altri significativi

Di Arianna Belloli

Pubblicato il 08 Lug. 2021

Il narcisismo patologico (NP) è una condizione caratterizzata da un funzionamento interpersonale alterato, frequentemente studiato in letteratura, mentre pochi studi hanno esaminato gli effetti avversi del disturbo sulle figure significative che circondano l’individuo in questione.

 

 A tal proposito, il seguente estratto focalizza l’attenzione proprio sulle conseguenze esercitate sugli altri significativi (Day, Bourke, Townsend & Grenyer, 2020). Il disturbo narcisistico di personalità (DNP), come definito dalla quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), comporta un modello pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), bisogno di ammirazione e carenza di empatia (APA, 2013). Questa definizione di DNP è stata pesantemente criticata per il suo focus attentivo incentrato unicamente sugli aspetti grandiosi del disturbo, ad esclusione delle caratteristiche vulnerabili (Skodol, Bender e Morey, 2014), che possono notevolmente impattare sul relativo trattamento (Pincus et al., 2014). Lo psichiatra e psicanalista Otto Kernberg, fautore di teorie rivoluzionarie sul tema, ritiene che il narcisista, al fine di difendersi da una mancata integrazione delle rappresentazioni positive e negative di sé e degli altri, sviluppa un sé grandioso fondato su rappresentazioni idealizzate; quelle negative vengono, invece, proiettate all’esterno. Tale quadro personologico impatta e limita inevitabilmente l’instaurarsi di relazioni interpersonali equilibrate e appaganti (Kernberg, 1978), in quanto l’altro significativo viene continuamente svalutato (Kernberg, Furlan, & Stefani, 2011); a seguito di una credenza di onnipotenza intrinseca al narcisista, da cui trae una percezione fallace di autosufficienza. Tali meccanismi difensivi sono spiegati da una costante e invalidante percezione di minaccia; in quanto l’illusoria immagine di sé, fondata su grandiosità e onnipotenza, potrebbe essere inficiata da fattori esterni o addirittura essere distrutta da un momento all’altro. Le conseguenze di tale assetto personologico si traducono in sentimenti di autosvalutazione, bassa autostima e sensi di colpa negli altri significativi che circondano l’individuo. Il senso di colpa deriva in particolar modo da una tendenza pervasiva del narcisista ad affermare e infondere nell’altro un dogmatismo comportamentale secondo cui il partner e/o familiare dovrebbe comportarsi come il NP ritiene più opportuno, negando completamente l’attenzione verso le opinioni e le sensazioni dell’altro. Questa modalità tende a rendere le figure significative vittime di un circolo vizioso di autocritica, che in maniera subdola e silente va a impattare sull’autostima; rendendole estremamente focalizzate sulle loro mancanze e sulle possibili soluzioni correttive, necessarie al fine di raggiungere lo standard ideale inculcato dal partner/familiare narcisista. (Day, Bourke, Townsend & Grenyer, 2020). Risulta, inoltre, necessario definire un criterio di demarcazione tra le seguenti concettualizzazioni del costrutto: narcisismo ‘sano’ e narcisismo ‘patologico’ (Day, Bourke, Townsend & Grenyer, 2020). Il narcisismo ‘sano’ contempla la capacità di regolare l’autostima utilizzando metodi di gratificazione appropriati all’età e al contesto (Kernberg, 2008; Pincus & Lukowitsky, 2010).

 Il narcisismo ‘patologico’ concerne, invece, un’autostima estremamente labile, compensata con metodi di gratificazione disadattativi come l’aggressività, la manipolazione e le difese narcisistiche (Kernberg, 2008); causando disagio significativo intra e interpersonale (Miller, Lynam, et al., 2017). Tuttavia, non risulta ancora chiara l’utilità clinica e teorica di tale concettualizzazione categoriale, che potrebbe essere sostituita da una dimensionale, che porrebbe tali sotto-categorie lungo un continuum di gravità e pervasività (Pincus & Lukowitsky, 2010). Dalle stime di prevalenza del DNP emerge un’elevata eterogeneità del dato, che oscilla dallo 0% al 6,2% (Lenzenweger, Lane, Loranger, & Kessler, 2007; Stinson et al., 2008); probabilmente riflettendo la confusione concettuale del costrutto (Cain et al., 2008). La ricerca suggerisce che, all’interno di una relazione romantica/familiare, le persone con tratti narcisistici tendono ad attuare comportamenti egocentrici, materialistici, ingannevoli e di controllo (Campbell, Foster e Finkel, 2002); al fine di mantenere un ‘bilancio emotivo’ nei confronti degli altri significativi (Brunell & Campbell, 2011). La letteratura sul tema suggerisce quali potrebbero essere questi tratti: invadenza, dominio, vendetta, freddezza, evitamento e sfruttamento (Kealy & Ogrodniczuk, 2011; Ogrodniczuk & Kealy, 2013).

In conclusione, il punto focale di tale estratto riguarda la necessità di riportare all’attenzione clinica non soltanto la fenomenologia del disturbo narcisistico in sé, ma anche le relative conseguenze avverse subite dagli altri significativi.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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