expand_lessAPRI WIDGET

“Quando il sesso fa soffrire”: le variabili psicologiche connesse alla disforia post-coitale

La disforia post-coitale è caratterizzata dalla presenza di una deflessione del tono dell’umore, ansia o aggressività a seguito di un rapporto sessuale

Di Dominique De Filippis

Pubblicato il 19 Lug. 2021

La disforia post-coitale è caratterizzata dalla presenza di una deflessione del tono dell’umore, caratterizzata da lacrimazione, senso di malinconia, ansia o aggressività a seguito di un rapporto sessuale (Burri & Spector, 2011). La letteratura inerente alla disforia post-coitale, però, appare ancora circoscritta.

 

L’espressione “disfunzioni sessuali femminili” fa riferimento a quelle problematiche che si verificano prima o durante l’attività sessuale (Basson et al., 2000). Talvolta, però, è possibile che i soggetti manifestino espressioni fisiologiche o emotive e, nei casi più gravi, veri e propri disturbi, a seguito dell’orgasmo (Bird et al., 2011). Recentemente, alcuni studi hanno attirato l’attenzione su questo fenomeno che è stato definito disforia post-coitale (Postcoital Dysphoria-PCD; Sadock et al., 2008). La disforia post-coitale è caratterizzata dalla presenza di una deflessione del tono dell’umore, caratterizzata da lacrimazione, senso di malinconia, ansia o aggressività a seguito di un rapporto sessuale (Burri & Spector, 2011).

La letteratura inerente alla disforia post-coitale, però, appare ancora circoscritta.

Uno studio di Burri e Spector (2011) ha indagato la manifestazione di sintomi psicologici post-coitali come l’irritabilità e il pianto immotivato a seguito di un rapporto sessuale, in un campione di 1.489 donne e il 7,7% ha riferito di aver sperimentato questi sintomi in modo persistente. Le cause alla base della disforia post-coitale rimangono sconosciute, anche se si ipotizza che l’eziologia sia multifattoriale, con fattori psicologici e affettivi che sembrano svolgere un ruolo cruciale.

Secondo Basson (2002), per la maggior parte delle donne, la motivazione ad impegnarsi nell’attività sessuale deriva da un lato dal desiderio di migliorare l’intimità con il proprio partner e, dall’altro, dalla voglia di provare piacere fisico.

Nel cercare di ottenere una migliore comprensione dell’esperienza post-coitale delle donne, è fondamentale comprendere in che misura il loro funzionamento sia influenzato dal bisogno di migliorare l’intimità con il proprio partner.

Disforia post-coitale e attaccamento

Appare necessario sottolineare che, secondo alcune evidenze, l’attaccamento e la differenziazione del sé determinano la modalità con cui le donne gestiscono l’intimità nelle relazioni significative (Burri et al., 2014). Con l’espressione “differenziazione del sé” ci si riferisce alla capacità di bilanciare l’intimità e l’autonomia nelle relazioni (Bowen, 1978).

Burri e colleghi (2014) hanno evidenziato come anche l’evitamento e l’insicurezza dell’attaccamento fossero associati alla manifestazione di problematiche di natura sessuale nelle donne.

Dunque, l’evitamento, l’insicurezza dell’attaccamento e la paura della perdita del senso di sé potrebbero ugualmente avere un ruolo fondamentale nell’insorgenza dei sintomi della disforia post-coitale.

Uno studio preso in esame ha avuto come primo obiettivo quello di valutare la prevalenza della disforia post-coitale in un campione di studentesse universitarie (n=231) e di determinare se essa fosse collegata al funzionamento sessuale complessivo.

Il secondo obiettivo è stato quello di identificare i potenziali fattori relazionali associati alla disforia post-coitale, esaminando, in particolar modo, il ruolo dell’ansia di attaccamento, dell’evitamento e il grado di differenziazione di sé.

Circa il 46,2% del campione ha riferito di aver sperimentato sintomi della disforia post-coitale (PCD) almeno una volta nella vita ed è stato rinvenuto un legame debole tra i sintomi PCD lifetime e il funzionamento sessuale complessivo. Ciò potrebbe significare che i sintomi della PCD potrebbero non essere necessariamente legati al funzionamento sessuale complessivo e potrebbero verificarsi nonostante o, a seguito, di un funzionamento fisiologico “normale”. Questa potenziale spiegazione fornisce un ulteriore supporto all’ipotesi di Burri e Spector (2011), ovvero che l’eziologia della disforia post-coitale possa essere dovuta a molteplici fattori biopsicosociali. Difatti, i risultati del loro studio hanno mostrato che vi fosse una componente genetica nei sintomi psicologici post-coitali e, ulteriormente, che i fattori come la soddisfazione relazionale e i trascorsi di abuso possono predire i sintomi post-coitali.

L’abuso può portare allo sviluppo di problemi psicologici tra cui l’ansia per i contatti sessuali, che potrebbe a sua volta determinare un impatto sul funzionamento e sul comportamento sessuale a lungo termine delle donne.

Disforia post-coitale e differenziazione del Sé

Inoltre, i risultati hanno fornito alcune prove della presenza di un’associazione tra attaccamento, differenziazione del sé e disforia post-coitale. Nello specifico, è stato osservato come alti livelli di ansia legata all’attaccamento, l’evitamento, una maggiore reattività emotiva e una maggiore difficoltà a mantenere una posizione autonoma fossero associati alla manifestazione dei sintomi della PCD. Poiché questo è il primo studio che indaga l’associazione tra la differenziazione di sé e la manifestazione dei sintomi della disforia post-coitale, le potenziali spiegazioni delle correlazioni evinte possono basarsi unicamente sulla teoria di Bowen (1978), secondo il quale, la differenziazione del sé rappresenta un determinante critico per il benessere, in quanto si ritiene che una scarsa capacità di differenziazione determini sia un disagio psicologico che fisico. Ulteriori studi hanno valutato la relazione tra differenziazione del sé e funzionamento sessuale. Schnarch (2009), per esempio, ha sostenuto che una maggiore differenziazione del sé nelle relazioni intime porti ad una maggiore intimità e ad una maggiore soddisfazione sessuale, permettendo al contempo una maggiore comunicazione all’interno del rapporto. Coloro i quali non possiedono la suddetta capacità possono essere più ansiosi all’idea di poter “perdere sé stessi” o di poter perdere il controllo durante il rapporto, manifestando dunque problematiche di natura sessuale. Schnarch (1997) ha inoltre sostenuto che se i partner migliorassero la loro capacità di differenziazione, sviluppando una connessione intima senza paura di perdere il loro senso di sé, la relazione e la reciproca soddisfazione sessuale potrebbero subirne un giovamento.

Nello studio preso in esame, gli individui che hanno manifestato delle difficoltà nel mantenere un’autonomia e che si sono mostrati più reattivi emotivamente, avevano maggiori probabilità di riferire sintomi di disforia post-coitale. Nel periodo successivo al rapporto sessuale, questi soggetti possono essere più sensibili o più vulnerabili alle emozioni negative, da cui potrebbe derivare l’insorgenza di una sintomatologia depressiva o l’irritabilità. Coloro che possiedono la tendenza a fondersi con l’altro potrebbero percepire la fase di risoluzione del rapporto sessuale come una separazione dal partner, che può essere risultare schiacciante (Scheweitzer et al., 2015).

Nel complesso, i risultati supportano l’idea che i sintomi della disforia post-coitale sono prevalenti nella popolazione generale e che possono verificarsi nonostante un’esperienza sessuale fisiologicamente funzionale. La prevalenza della disforia post-coitale nel corso della vita suggerisce che la differenziazione di sé sia un predittore più forte rispetto all’attaccamento. Ad ogni modo, i risultati suggeriscono la necessità di ulteriori studi che potrebbero determinare delle implicazioni cliniche rilevanti e potrebbero mettere in luce future strategie di prevenzione ed educazione volte a promuovere la salute sessuale.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Basson, R. (2002). A model of women's sexual arousal. Journal of Sex &Marital Therapy, 28(1), 1-10.
  • Basson, R., Berman, J., Burnett, A., Derogatis, L., Ferguson, D., Fourcroy, J., ... & Whipple, B. (2000). Report of the international consensus development conference on female sexual dysfunction: definitions and classifications. The Journal of urology, 163(3), 888-893.
  • Bird, B. S., Schweitzer, R. D., & Strassberg, D. S. (2011). The prevalence and correlates of postcoital dysphoria in women. International Journal of Sexual Health, 23(1), 14-25.
  • Bowen, M. (1978). Family therapy in clinical practice. New York: Jason Aronson.
  • Burri, A. V., & Spector, T. D. (2011). An epidemiological survey of post-coital psychological symptoms in a UK population sample of female twins. Twin Research and Human Genetics, 14(3), 240-248.
  • Burri, A., Schweitzer, R., & O'Brien, J. (2014). Correlates of female sexual functioning: Adult attachment and differentiation of self. The journal of sexual medicine, 11(9), 2188-2195.
  • Sadock, B. J., & Sadock, V. A. (2008). Kaplan & Sadock's concise textbook of clinical psychiatry. Lippincott Williams & Wilkins.
  • Schnarch, D. M. (1997). Passionate marriage: Love, sex, and intimacy in emotionally committed relationships. WW Norton & Company.
  • Schweitzer, R. D., O'Brien, J., & Burri, A. (2015). Postcoital dysphoria: prevalence and psychological correlates. Sexual Medicine, 3(4), 235-243.
  • Schnarch, D. M. (2009). Intimacy & desire: Awaken the passion in your relationship (p. 448). New York, NY: Beaufort Books.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
NAZIONALE - 201204 - The Journal Club 7di9 - Banner7
L’applicazione della CBT nelle disfunzioni sessuali femminili – Il settimo episodio di The Journal Club

The Journal Club è la nuova webserie per discutere e approfondire le novità dal panorama scientifico internazionale - Su State of Mind il settimo episodio

ARTICOLI CORRELATI
“Se ti tradisce è perché manca qualcosa nella vostra relazione”. Credi ancora nelle favole?

Uno studio condotto sugli utenti di Ashley Madison, famoso sito di incontri extraconiugali, fa luce sulle ragioni che portano al tradimento

Le credenze metacognitive nelle disfunzioni sessuali

La review di Olivari e colleghi (2023) ha analizzato il ruolo delle credenze metacognitive nelle disfunzioni sessuali maschili e femminili

WordPress Ads
cancel