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Narrazioni e storie in psichiatria (2020) di Piero Benassi – Recensione

Nella cornice teorica della Medicina Narrativa si inserisce "Narrazioni e storie in psichiatria", un bell'album di storie cliniche raccolte da Piero Benassi

Di Silvia Dioni

Pubblicato il 24 Mag. 2021

Narrazioni e storie in psichiatria racconta storie che hanno la forma di schizzi, brevi ritratti, raccolta di appunti, impressioni, dalle quali intuiamo che senza relazione non c’è cura e che i pazienti non devono mai essere identificati con la malattia di cui sono portatori.

 

Narrate, uomini, la vostra storia
(Alberto Savinio)

 Nei modi in cui si cerca di definire che cosa sia la Medicina Narrativa capita spesso che si corra il rischio, in una deriva piuttosto riduttiva e semplicistica, di descriverla come un “prestare ascolto alle storie dei pazienti”. L’effetto indesiderato di una tale, frequente semplificazione è lo scetticismo che ancora oggi circonda questo approccio: in tempi dominati dalla ricerca di procedure e protocolli rigorosamente strutturati ed evidence-based, la scarsa chiarezza sui principi di un metodo, persino su che cosa si intenda precisamente per “narrazione”, accende il riflettore sulla presunta debolezza scientifica di uno strumento che si propone di integrare la narrazione al processo di cura.

In realtà la Medicina Narrativa, intesa come metodologia d’intervento clinico-assistenziale che favorisca la realizzazione di una presa in carico efficace, appropriata e condivisa, ha ricevuto nel 2015 un importante riconoscimento formale dall’Istituto Superiore di Sanità che, in occasione della Conferenza di Consenso promossa dal CNMR (Centro Nazionale Malattie Rare), ha stilato le linee di indirizzo per l’applicazione di questo metodo e aperto un percorso di ricerca relativo agli strumenti pratici più appropriati e alla raccolta delle prove di efficacia.

Non si parla infatti di una generica esortazione al paziente affinché si racconti o di una richiesta agli operatori perché aggiungano un ulteriore impegno alle loro attività consuete, che già solitamente saturano il poco tempo a disposizione; si tratta in realtà di un modo diverso di fare medicina, più attento a ritagliare gli interventi sulle caratteristiche uniche di ciascun paziente e della sua storia personale.

Nella cornice teorica della Medicina Narrativa si inserisce il testo Narrazioni e storie in psichiatria, un bell’album di storie cliniche raccolte dallo psichiatra Piero Benassi, docente di Psichiatria dell’Università di Bologna e che è stato per diversi anni direttore dell’Ospedale Psichiatrico “San Lazzaro” di Reggio Emilia.

Sono storie che hanno la forma di schizzi, brevi ritratti, raccolta di appunti, impressioni, dalle quali intuiamo, insieme all’autore che ce le racconta, che senza relazione non c’è cura e che i pazienti non devono mai essere identificati con la malattia di cui sono portatori; al contrario è indispensabile avere uno sguardo attento sul loro ricco mondo interno, fatto di rappresentazioni e sfumature uniche, personali e attinenti il loro microcosmo individuale e famigliare.

Le narrazioni di questo piccolo diario di bordo contengono una serie di avvenimenti, illuminazioni, angosce, visioni, allucinazioni, deliri; nelle storie, spesso a carattere psichiatrico, la malattia diventa semplicemente una lente, uno strumento attraverso cui le persone malate leggono e interpretano (e a volte, ahimè, distorcono) la realtà.

Uno dei compiti del terapeuta diventa quello di stimolare il paziente a mettere per iscritto quanto è vissuto come pensieri ed emozioni spesso soverchianti e la scrittura diventa in questo modo un esercizio volto a pensare, ragionare e approfondire la conoscenza di sé, come antidoto contro la paura e lo smarrimento.

Scrive l’autore:

Si può partire da un bisogno di confessare sé stessi, di conoscersi, di auto valutarsi e quindi di identificarsi, al fine di risolvere un qualche problema personale o di rapporto con l’altro, o per avere la consapevolezza di affrontare le incognite e i doveri della vita, o per raggiungere la capacità di superare ciò che si ritengono i propri limiti. 

 Benassi descrive anche la sua personale esperienza di scrittura congiunta, ossia un dialogo scritto instaurato con i pazienti e le loro famiglie per tenere traccia dell’andamento delle cure e delle oscillazioni dello stato di salute, modalità che anticipa in maniera pionieristica quello che oggi perseguono i più moderni dispostivi e applicazioni della medicina digitale, per far sì che gli strumenti tecnologici favoriscano e supportino la raccolta dei dati e la condivisione delle storie di malattia e cura.

La psichiatria scende in questo modo nel cuore dei pensieri e delle emozioni malate, cerca di immedesimarsi nella vita del paziente, per comprenderne le più oscure istanze psicologiche e raggiungere quella reciprocità relazionale (o alleanza terapeutica) che costituisce il principale, insostituibile strumento davvero curativo (insieme allo psicofarmaco, che serve a ridurre, non annullare, certe ideazioni e la sofferenza più acuta).

Le storie dei pazienti, raccolte e custodite dall’autore, sono intervallate dal racconto di quelle di artisti, scrittori, pittori come ad esempio August Strindberg, Antonio Ligabue, Thomas Bernhard e Van Gogh le cui dolorose vicende personali si intrecciano alle fragilità emotive e psicologiche, così come succede agli studenti, imprenditori, insegnanti, commercianti incontrati da Benassi e le cui storie “comuni” assumono lo stesso pathos narrativo di quelle dei personaggi più famosi.

Forse la fase finale di revisione del testo avrebbe potuto essere più accurata e correggere alcuni refusi che, da un punto di vista prettamente editoriale, finiscono purtroppo per penalizzare nel suo complesso questo bel volume.

In conclusione, dalle narrazioni capiamo che né l’arte né la psichiatria sono necessariamente salvifiche, ma che, laddove ci siano dei mostri al nostro interno, l’arte, la scrittura, la narrazione li rende guardabili, qualcosa che possiamo approcciare e conoscere, e forse, perché no, imparare a governare.

 

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Silvia Dioni
Silvia Dioni

Psicologa Psicoterapeuta laureata presso l’Università degli Studi di Parma e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale all’Istituto “Studi Cognitivi” di Modena.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Benassi P. Narrazioni e storie in psichiatria. Consulta Libri e progetti. 2020
  • Charon R. Medicina narrativa - Onorare le storie dei pazienti. Raffaello Cortina Editore 2019
  • Woods A. The limits of narrative: provocations for the medical humanities. Med Humanit 2011; 37(2): 73-8
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