Durante il seminario del 26 marzo si è trattato il vasto argomento della coppia. Il confronto che ne è scaturito ha preso in esame tematiche tra loro interconnesse come, ad esempio, la scelta del partner, l’influenza delle famiglie di origine, l’infedeltà, le difficoltà di comunicazione.
La relazione di coppia rappresenta un’area di lavoro molto delicata e complessa per lo psicoterapeuta. In un incontro tenutosi lo scorso 26 marzo e organizzato dall’I.I.P.R. (Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale), nell’ambito della rassegna online Systemic Dialogues, la professoressa Valeria Ugazio, psicologa e psicoterapeuta, direttrice dell’European Institute of Systemic-relational Therapies, e il prof. Camillo Loriedo, psichiatra e psicoterapeuta, direttore dell’Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale di Roma, si sono confrontati sulle modalità di trattamento dei problemi di coppia.
Il dialogo, mediato dalle domande poste ad entrambi gli esperti, ha preso in esame una molteplicità di aspetti, nell’ottica di sviscerare le peculiarità del lavoro terapeutico con le coppie. Il confronto che ne è scaturito ha preso in esame, attingendo dall’esperienza di lungo corso dei due clinici, tematiche tra loro interconnesse, quali, a titolo esemplificativo, la scelta del partner, l’influenza delle famiglie di origine, l’infedeltà, le difficoltà di comunicazione. A seguire vengono riportati alcuni degli spunti e delle riflessioni emerse.
La scelta del partner è condizionata da molteplici variabili; è difficile prevedere quali dinamiche porteranno due persone a costituire una coppia, ma è possibile riflettere retrospettivamente sugli elementi che hanno indotto i partner a stabilire una relazione. Rispetto a questo elemento la professoressa Ugazio propone come chiave di lettura delle dinamiche di coppia il modello, da lei elaborato, delle polarità semantiche, rispetto al quale mette in luce ed analizza le aspettative e i bisogni, sia consapevoli che inconsapevoli, che hanno portato i partner a costituirsi come coppia.
Nel lavoro di coppia nulla è scontato e possono verificarsi dei cambiamenti notevoli rispetto alla situazione in cui la terapia prende avvio; ad esempio conflitti apparentemente insanabili possono lasciare il posto ad una rinnovata alleanza di coppia, in modo particolare nelle coppie che hanno vissuto, nella fase di formazione della coppia, un’esperienza di genuino innamoramento. È meno probabile che i medesimi cambiamenti repentini possano verificarsi nel lavoro con le famiglie.
In questo quadro il terapeuta è chiamato a destreggiarsi in un complesso gioco di equilibri con i due partner, ridimensionando il narcisismo connaturato al proprio ruolo, rispetto alle dinamiche nelle quali viene coinvolto.
Il conflitto, sia manifesto che latente, gioca delle dinamiche di coppia un ruolo fondamentale; in linea di massima un conflitto è costruttivo quando non scade nell’attacco personale, allontanandosi dai contenuti, e quando conduce ad una reale chiarificazione delle istanze reciproche.
Le emozioni nella coppia sono molto più incandescenti di quanto accada nel lavoro con le famiglie, cosa dovuta, in parte, al fatto che nel caso della terapia familiare il lavoro tende a concentrarsi su temi legati ai figli e al ruolo genitoriale e i problemi che hanno portato la famiglia a richiedere un trattamento terapeutico vengono dichiarati con maggiore facilità, mentre nel caso della terapia di coppia di frequente i problemi reali vengono esplicitati a fatica.
Anche nel momento in cui si verifichino dei conflitti molto accesi può succedere che la teatralità dello scontro funga quasi da diversivo per evitare di prendere contatto con reali difficoltà presenti nella coppia. Ciò accade perché il sistema coppia è più fragile del sistema famiglia, cosa che determina il timore inconsapevole di avvicinarsi alla reale fonte dei problemi di coppia, rischiando la rottura del legame.
Nel lavoro con le coppie di frequente l’influenza delle rispettive famiglie di origine dei due partner acquista peso tanto che, in situazioni estreme in cui i confini tra la coppia e le famiglie di origine risultano quasi inesistenti, il terapeuta può decidere di allargare il setting convocandole in terapia, in modo da rendere più esplicite determinate dinamiche.
Se, invece, i confini, anche se poco solidi, esistono, il terapeuta può cercare di rafforzarli chiedendo alla coppia di mantenere il segreto sulla terapia in corso, in modo da proteggere il setting da interferenze che possano sabotare il processo terapeutico.
Alcune delle problematiche manifeste che inducono le coppie a ricorrere ad un percorso terapeutico sono le seguenti: escalation di conflitti, tradimenti, relazioni online con altre persone, problemi di natura sessuale. Una situazione che predispone al tradimento è l’assenza, tra i partner, di reale intimità; in alcuni casi il tradimento può rappresentare, a livello inconsapevole, una forma di mantenimento delle distanze, che serve a proteggere da un coinvolgimento percepito come eccessivo.
In questo quadro per intervenire su di un problema relazionale diventa d’obbligo, per forza di cose, andare a scardinare un equilibrio preesistente che è stabile, per quanto disfunzionale.
In ultima analisi il lavoro con le coppie rappresenta, per il terapeuta, un terreno in cui il benessere del singolo si intreccia a quello comune; la coppia diventa a rischio di rottura quando i cambiamenti nelle dinamiche relazionali della famiglia rendono quel rapporto “superato”, rendendo necessaria la ricerca di un nuovo equilibrio e la conseguente ridefinizione del patto coniugale.