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Alessitimia, disregolazione emotiva e connessione mind-body

L’alessitimia è un tratto relativamente stabile che aumenta la vulnerabilità di sintomi depressivi ed è associato a disregolazione affettiva

Di Tatiana Pasino

Pubblicato il 26 Apr. 2021

Il termine alessitimia è stato introdotto da Peter Sifneos nel 1973 per designare una categoria di caratteristiche cognitive e affettive osservate in pazienti con malattie psicosomatiche (De Berardis, Fornaro & Orsolini, 2020).

 

Tale costrutto è stato ampliato nel corso degli anni, fino a diventare un costrutto multiforme e dimensionale che include diverse caratteristiche: a) difficoltà nell’identificare e descrivere i sentimenti, b) difficoltà nel distinguere i sentimenti dalle sensazioni corporee, c) diminuzione della fantasia e d) pensiero concreto e scarsamente introspettivo (Taylor, 1984). Taylor e colleghi (1989) evidenziano come le persone alessitimiche possano manifestare disregolazione affettiva con una conseguente incapacità di riuscire a calmarsi o di gestire le emozioni a causa di una loro inconsapevolezza di queste ultime (De Berardis, Fornaro & Orsolini, 2020). Tale lettura errata delle emozioni è attribuita ad una capacità compromessa di elevare le emozioni da uno stato di esperienza senso motorio a un livello rappresentativo, dove possono essere lette come segnali reattivi di eventi interni o esterni, moderati da meccanismi psicologici (Meza-Concha et al., 2017). Parlando in termini di tratto, le caratteristiche più evidenti dell’alessitimia si osservano in interazioni sociali con alta valenza emotiva (Lane et al., 2015). L’alessitimia è un tratto di personalità relativamente stabile che aumenta la vulnerabilità di sintomi depressivi ed è associato ad un rischio di morte elevato a causa di comportamenti suicidari, violenze e lesioni accompagnate da disregolazione affettiva (Luminet et al., 2001; Tolmunen et al., 2011).

Dato che l’alessitimia è la quintessenza della connessione tra mente e corpo, e che il suo riconoscimento è cruciale nella clinica quotidiana per sviluppare interventi ad hoc, De Berardis e colleghi (2020) hanno svolto una revisione della letteratura per indagare una possibile associazione tra alessitimia, disregolazione affettiva e connessione tra mente e corpo. In accordo con la letteratura, degli interventi pre e post terapia utili a ridurre l’alessitimia sembrano essere utili per una risposta terapeutica efficace e maggiormente funzionale nei confronti del soggetto e della sintomatologia presentata (Rufer et al., 2010; Blaettler et al., 2019). Aaron e colleghi (2020) hanno osservato la relazione tra alessitimia e accuratezza enterocettiva in un campione di giovani adulti: i risultati hanno così evidenziato come alti livelli di alessitimia possano essere associati a livelli di riconoscimento emotivo più o meno accurati (Aaron et al., 2020). Duquette (2020) ha cercato di integrare i risultati neuroscientifici e psicoterapeutici presentando un caso interessante che descrive la consapevolezza dei disturbi emotivi in soggetti con alessitimia. Ha osservato come le persone alessitimiche dovrebbero essere educate sulla capacità di spostare la propria attenzione tra le sensazioni enterocettive ed esterocettive in modo flessibile, in quanto le loro convinzioni precedentemente consolidate sui significati delle sensazioni possono portare alla percezione ambigua e poco chiara delle emozioni (De Berardis, Fornaro & Orsolini, 2020).

Per quanto riguarda un campione non clinico, Elkholy e colleghi (2020) hanno valutato i tassi di alessitimia e il rapporto di questo tratto con la dipendenza da smartphone: attraverso uno studio trasversale su un campione composto da 200 studenti universitari, sono state trovate forti associazioni tra le due variabili indagate (Elkholy, Elhabiby & Ibrahim, 2020). Questa revisione indica come in letteratura siano presenti dati che evidenzino una regolazione emotiva delle persone alessitimiche attraverso diverse forme di comportamenti dipendenti nei confronti di variabili esterne (De Berardis, Fornaro & Orsolini, 2020). L’abilità di esprimere le emozioni può avere un notevole impatto sulla qualità del sonno: Ma e colleghi (Ma, Zhang & Zou, 2020) hanno riscontrato una correlazione positiva tra tratti schizotipici, alessitimia e problemi notturni. Le diverse aree di indagine trattate in relazione all’alessitimia suggeriscono come tale tratto, e la sua connessione tra mente corpo, sia ancora una sfida in ambito clinico. Una buona notizia è che questo tratto sta diventato più frequente all’interno della pratica clinica reale (Bagby, Parker & Taylor, 2020), dove la ricerca sta progredendo e sta cercando di esplorare questo costrutto per trovare una strategia terapeutica adeguata e affidabile (De Berardis, Fornaro & Orsolini, 2020).

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