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L’aborto come scelta individuale e di coppia – Moms, una rubrica su maternità e genitorialità

L'aborto in alcuni casi è ancora un tabù e la negazione imposta può portare a gravi conseguenze psicologiche e fisiche per genitori e figli

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 21 Apr. 2021

Nel dodicesimo episodio della serie tv Workin’ Moms, Anne, una delle protagoniste, decide di abortire quello che sarebbe stato il terzo figlio, la cui gravidanza era completamente inaspettata.

Moms – (Nr.13) L’aborto come scelta individuale e di coppia

 

 Interrompere una gravidanza non è una scelta facile. Richiede un tempo di elaborazione, che forse non si può condensare in tre mesi, ma che è tutto quello che una donna ha. La coppia e la rete sociale possono essere dimensioni di supporto per chi che si trova davanti a questa decisione così intima, soggettiva e delicata.

Nel maggio del 1978 è stata legalizzata in Italia la possibilità di ricorrere all’aborto fino al termine del terzo mese di gravidanza e del quinto per motivazioni di natura terapeutica. Da quel momento ogni donna italiana ha avuto la facoltà di scegliere della propria vita e di quella di suo figlio, senza doversi appellare a pratiche illegali e rischiose per la propria salute. Nonostante questo, la scelta di abortire resta una decisione emotivamente complessa.

Nel dodicesimo episodio della serie tv Workin’ Moms, Anne, una delle protagoniste, decide di abortire quello che sarebbe stato il terzo figlio, la cui gravidanza era completamente inaspettata. È interessante notare come la creatrice del telefilm Catherine Reitman si soffermi per diverse puntate sulla scelta prima di Anne e poi della coppia di cui fa parte.

Il processo che porta a preferire una strada anziché un’altra richiede un tempo di elaborazione che permetta un incontro tra sentire e pensare. Si basa su una valutazione interna dei vissuti intimi individuali e, nei casi in cui è presente, di quelli del partner.

Come si evince in alcuni episodi che precedono il dodicesimo, Anne in un primo momento resta sconvolta nell’appurare di essere nuovamente incinta dopo pochi mesi dall’ultimo parto, ma nonostante questo non prende subito in considerazione l’idea di abortire. Solo nel tempo, dopo essere stata costretta a rimanere ferma in seguito a delle perdite e prevedendo di trovarsi in difficoltà lavorativa, economica ed organizzativa rispetto alle due figlie inizia a prendere in considerazione l’idea.

La prima persona che Anne vuole avere accanto è la migliore amica Kate, da cui si fa accompagnare in un poliambulatorio. Una volta arrivata lì, scopre che alcune scelte è meglio non attuarle impulsivamente, per darsi la possibilità di digerirle. Kate è lì perchè incarna l’amica che non giudica, ma resta accanto nel pieno rispetto dell’altro.

Tornata dal poliambulatorio, Anne, racconta al marito Lionel dubbi, vissuti e perplessità, dividendo con lui il peso della decisione e dandogli lo spazio di cui ha bisogno per elaborarla. All’interno di una coppia funzionale alcune scelte vengono prese di comune accordo e/o le ragioni di un’eventuale scelta vengono comunicate prima di attuarla.

Le gravidanze possono essere indesiderate per motivazioni soggettive e ogni coppia, così i rispettivi individui al suo interno, ha il diritto di scegliere cosa sia meglio per se stessa, per il figlio che dovrebbe nascere ed eventualmente per quelli già nati. Il feto potrebbe essere un bambino con una madre e/o un padre che emotivamente, economicamente o per altri fattori non riescono ad adempiere al ruolo richiesto loro. Tre mesi rappresentano il giusto compromesso tra psiche e biologia, il tempo necessario dunque, anche se a volte non sufficiente, per vagliare e digerire le diverse opzioni.

L’aborto in alcuni casi è ancora un tabù, anche in alcune culture dove legalmente è permesso, e la negazione imposta può portare a gravi conseguenze psicologiche e fisiche per genitori e figli.

Workin’ Moms dona una possibilità di andare a fondo rispetto ad un argomento difficile e ad una scelta estremamente intima, non giudicabile, non trovandosi nei panni di chi la compie, e che necessita di tempo e di ascolto di sé e dell’altro.

Il ruolo della rete sociale e della dimensione di coppia vengono evidenziate laddove rappresentano una risorsa per una donna che si trova davanti ad una delle decisioni più difficili nella vita per sé e per l’essere umano di cui è inevitabilmente responsabile. Una madre sa cosa è meglio per sé e per il suo bambino, rispetto alle risorse che ha, anche se a volte vuol dire non vederlo venire al mondo.

Anne e Lionel appaiono come una coppia matura poiché davanti ad una decisione difficile scelgono di far leva sull’ascolto di se stessi e del partner, stringendosi la mano davanti all’incontro col vuoto dell’addio.

 

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