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La scelta di avere e di non avere un figlio – Moms, una rubrica su maternità e genitorialità

La maternità è una scelta e così ogni donna diviene responsabile di se stessa e del bambino che nasce da lei o che sarebbe potuto nascere.

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 10 Mar. 2021

Aggiornato il 12 Mar. 2021 12:20

Avere un figlio nell’epoca contemporanea assume una funzione diversa rispetto al passato. La donna, in molte culture, ha l’opportunità di scegliere se avere o meno un bambino e in entrambi i casi, quando la scelta parte dall’ascolto di sé, può essere un dono sia per sé che per il proprio figlio. 

Moms – (Nr.10) Moms – La scelta di avere e di non avere un figlio

 

Si dice che i bambini siano una benedizione, ma forse anche l’assenza di un bambino può essere una benedizione.

Dice Anne Carlson, una delle protagoniste della serie Netflix Workin’ Moms, quando scopre che il bambino di cui è incinta è ancora vivo dentro di lei. Nel nono episodio del telefilm viene affrontato in maniera più approfondita il tema riguardante la scelta di dare alla luce o meno un figlio.

In alcune culture in tempi passati, il ruolo dell’uomo e della donna erano prestabiliti e senza possibilità di scelta. Mentre l’uomo doveva portare il pane a casa e quindi si riempiva col proprio lavoro, la donna si riempiva con il ruolo materno crescendo spesso più di un figlio. Così per entrambi era difficile restare con il vuoto interiore ed instaurare il dialogo con se stessi che permette di entrare in contatto con i propri desideri.

In tempi più recenti, nelle stesse culture, la situazione è cambiata e procreare non è più la condizione essenziale per riconoscersi come donna tanto quanto lavorare non è più quella necessaria per definirsi uomo. Apparentemente la divisione dei compiti e dei ruoli è più equilibrata, ma nella pratica non sempre è così, soprattutto in presenza di un figlio. Un bambino richiede che gran parte del proprio tempo, soprattutto all’inizio, venga dedicata a lui, perché la sua cura è letteralmente di vitale importanza.

La possibilità per la donna di studiare, che prima le era negata, le ha permesso di venire a contatto con la propria parte ambiziosa e col desiderio di realizzarsi in ambito lavorativo. Mentre prima la sola procreazione rispecchiava la capacità di una donna, ora quest’ultima ha la possibilità di scegliere con cosa identifica le proprie capacità e la propria soddisfazione, qualora la realtà economica e culturale e i limiti pratici lo rendano possibile.

Nell’epoca attuale un figlio rispecchia non più necessariamente il riempimento di un vuoto, ma una scelta personale rispetto ai propri bisogni. Non è indispensabile avere un figlio e laddove nasca non voluto potrebbe portarsi addosso il marchio del debito che il genitore inconsciamente gli affibbierebbe per aver dedicato la sua vita a lui quando avrebbe voluto non farlo.

Ogni donna nel prezioso incontro con sé può capire se ha il desiderio di dividere parte della sua vita con un altro essere umano. La maternità non è semplice e non lo è nemmeno la possibilità di realizzarsi in campo lavorativo, così la motivazione diventa requisito essenziale per entrambe.

I metodi anticoncezionali nascono con l’intento di salvare un figlio non voluto che dovrebbe pagare pegno in vita per il sacrificio materno di averlo messo al mondo. La maternità è una scelta, dove è stata resa tale, e così ogni donna che ne ha la possibilità diviene responsabile di se stessa e del bambino che nasce da lei o che sarebbe potuto nascere. Il regalo più grande che una donna che sente di non volere figli (o di non volerne altri) possa fare ad un suo potenziale bambino è non metterlo al mondo, se il prezzo da pagare in vita per questo bambino rischia di essere più alto della non esistenza.

 

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