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“L’ultimo episodio e poi smetto”: l’incremento del Binge Watching durante la pandemia da Covid-19.

Nell’attuale situazione pandemica, che comporta un decremento delle attività ludiche, alcuni autori hanno ipotizzato un aumento del binge watching

Di Dominique De Filippis

Pubblicato il 29 Mar. 2021

Con l’espressione “binge watching” si fa riferimento al consumo intenso e consecutivo degli episodi di una serie televisiva in una sola seduta (Pittman & Sheehan, 2015) e il periodo di isolamento determinato dal Covid-19 ha creato la condizione ideale per la diffusione di tale fenomeno. 

 

Al giorno d’oggi, i servizi di distribuzione online di film e serie televisive, come Netflix e Amazon Prime Video, costituiscono la principale fonte di intrattenimento. Difatti, queste piattaforme consentono ai loro utenti di poter accedere ai propri programmi favoriti in qualsiasi momento e indipendentemente dal luogo in cui si trovano.

Questo importante sviluppo dell’intrattenimento digitale ha dato vita ad un’autonomia quasi illimitata nella selezione e nel consumo di contenuti mediatici ma, allo stesso tempo, tale autonomia rischia di sfuggire di mano, andando drasticamente a modificare l’utilizzo di tali piattaforme.

Con l’espressione “binge watching” si fa riferimento al consumo intenso e consecutivo degli episodi di una serie televisiva in una sola seduta (Pittman & Sheehan, 2015) e, il periodo di isolamento determinato dal Covid-19, ha creato la condizione ideale per la diffusione di tale fenomeno.

Le società di distribuzione stanno investendo per realizzare serie tv che spingano le persone verso il binge watching e, difatti, per promuovere questo comportamento, spesso tutti gli episodi di una determinata stagione vengono rilasciati contemporaneamente (Umesh & Bose, 2019).

Diversi studi hanno dimostrato che l’intrattenimento mediatico può influenzare il benessere degli utenti sia positivamente che negativamente (Reinecke & Oliver, 2017). Naturalmente tali effetti variano a seconda del contenuto mediatico e della sua modalità di utilizzo.

Nell’attuale situazione pandemica, in cui le persone vivono in un totale stato di stallo che comporta un decremento delle attività ludiche, alcuni autori (Dixit et al., 2020) hanno ipotizzato che vi fosse stato un aumento del fenomeno del binge watching. Essi si son proposti di indagare come fosse dunque cambiata la frequenza di utilizzo delle piattaforme di distribuzione online, quali fossero state le eventuali motivazioni e, ancora, se gli utenti avessero avvertito delle ripercussioni dovute all’evoluzione di questo fenomeno.

Lo studio in questione è stato condotto su un campione della popolazione generale di quattro paesi del sud-est asiatico. Nello specifico, all’indagine hanno preso parte 548 partecipanti, con un’età media di 32 anni, a cui è stato richiesto di completare un sondaggio online.

I risultati hanno mostrato che, mentre prima del dilagarsi della pandemia, il tempo medio trascorso dagli utenti su queste piattaforme era di circa 1-3 ore al giorno; durante il lockdown, il 73,7% degli intervistati si è mostrato concorde nel riportare un considerevole incremento del fenomeno di binge watching, sottolineando come il tempo medio trascorso dinanzi al computer sia esponenzialmente salito a 3-5 ore o più.

Questo fenomeno ha avuto considerevoli ripercussioni sulla qualità di vita sei soggetti. Alcuni hanno riportato di aver sperimentato disturbi del sonno, altri hanno perso il lavoro e il 28 % dei partecipanti ha riferito di aver vissuto situazioni conflittuali con i propri conviventi, proprio a causa del tempo trascorso sulle piattaforme di distribuzione online.

Rispetto alle motivazioni esplicitate, si è evinto che la maggior parte dei partecipanti è stata spinta dal desiderio di sfuggire alla noia, mentre alcuni hanno riferito di averlo utilizzato come un metodo per alleviare lo stress percepito e superare il senso di solitudine. Quanto appena detto ha portato gli autori ad assimilare il fenomeno del binge watching ad un meccanismo di coping disfunzionale. Difatti, è possibile che le persone stiano tentando di sopprimere determinate sensazioni spiacevoli elicitate dall’isolamento, attraverso la fantasia, l’immaginazione e lo svago generati dalle serie e dagli show televisivi (Lazarus & Folkman, 1984). Inoltre, bisogna tener conto del fatto che la costante disponibilità dei contenuti online determina una gratificazione immediata dei bisogni ma, allo stesso tempo, può compromettere altri obblighi ed esigenze (Reinecke, Hartmann, & Eden, 2014). Ricerche precedenti nel campo dell’intrattenimento mediatico hanno dimostrato che cedere al desiderio di trascorrere il tempo sui media, a costo di altri obiettivi o responsabilità, spesso genera un senso di colpa, ovvero un’autovalutazione negativa, innescata dalla contrapposizione tra il comportamento attuale (ad esempio, l’uso dei social-media) e gli standard personali, gli obiettivi e le responsabilità a lungo termine dell’individuo (Reinecke, Vorder & Knop, 2014; Panek, 2014).

Il senso di colpa, a sua volta, può ridurre il benessere percepito durante o poco dopo l’episodio visto (Reinecke, Hartmann, et al., 2014) ed avere, nel lungo termine, effetti negativi sul senso di soddisfazione personale, soprattutto se gli obiettivi, come ad esempio il rendimento scolastico, sono cronicamente trascurati, a causa dello scarso autocontrollo dei soggetti (Hofmann et al., 2014; Panek, 2014).

Dunque, più gli utenti trascorrono il tempo guardando serie tv consecutivamente, più possono correre il rischio di perdere il controllo sull’utilizzo dei media, dando origine a conflitti interiori, in quanto rimandano attività necessarie all’assolvimento di obiettivi a lungo termine, a favore delle gratificazioni a breve termine (Wagner, 2016).

Naturalmente, data la mancanza di autocontrollo dei soggetti e il successivo senso di colpa, si potrebbe assimilare il binge watching ad una vera e propria forma di dipendenza comportamentale ma, non essendovi ancora evidenze in merito, tale affermazione potrebbe apparire precoce. Ad ogni modo, le prove attualmente esistenti supportano la presenza di un’associazione tra il binge watching e i disturbi dell’umore, i disturbi del sonno, l’affaticabilità e la compromissione dell’autoregolazione (Zhang et al., 2017), dunque non è considerarsi come un fenomeno da sottovalutare.

Saranno dunque necessarie ulteriori ricerche, ma limitare tale comportamento potrebbe essere benefico e potrebbe prevenire lo sviluppo di una sintomatologia connessa ad uno stile di vita disfunzionale. Ulteriormente, sarà necessario indagare gli effetti a lungo termine del binge watching sulla popolazione generale, in quanto potrebbe fornire una migliore comprensione degli aspetti patologici connessi con tale comportamento.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dixit, A., Marthoenis, M., Arafat, S. Y., Sharma, P., & Kar, S. K. (2020). Binge watching behavior during COVID 19 pandemic: a cross-sectional, cross-national online survey. Psychiatry research, 289, 113089.
  • Hofmann, W., Luhmann, M., Fisher, R. R., Vohs, K. D., & Baumeister, R. F. (2014). Yes, but are they happy? Effects of trait self‐control on affective well‐being and life satisfaction. Journal of personality, 82(4), 265-277.
  • Lazarus, R. S., & Folkman, S. (1984). Stress, appraisal, and coping. Springer publishing company.
  • Panek, E. (2014). Left to their own devices: College students’“guilty pleasure” media use and time management. Communication Research, 41(4), 561-577.
  • Pittman, M., & Sheehan, K. (2015). Sprinting a media marathon: Uses and gratifications of binge-watching television through Netflix. First Monday.
  • Reinecke, L., & Oliver, M. B. (2017). Media use and well-being: Status quo and open questions. The Routledge handbook of media use and well-being: International perspectives on theory and research on positive media effects, 3-13.
  • Reinecke, L., Hartmann, T., & Eden, A. (2014). The guilty couch potato: The role of ego depletion in reducing recovery through media use. Journal of Communication, 64(4), 569-589.
  • Reinecke, L., Vorderer, P., & Knop, K. (2014). Entertainment 2.0? The role of intrinsic and extrinsic need satisfaction for the enjoyment of Facebook use. Journal of Communication, 64(3), 417-438.
  • Umesh, S., & Bose, S. (2019). Binge-watching: A matter of concern?. Indian journal of psychological medicine, 41(2), 182-184.
  • Wagner, C. N. (2016). " Glued to the Sofa": Exploring Guilt and Television Binge-Watching Behaviors.
  • Zhang, T., Wang, P., Liu, H., Wang, L., Li, W., Leng, J., ... & Hu, G. (2017). Physical activity, TV watching time, sleeping, and risk of obesity and hyperglycemia in the offspring of mothers with gestational diabetes mellitus. Scientific reports, 7(1), 1-9.
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