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La drunkorexia: classificazione, motivazioni alla base e gruppi a rischio

La drunkorexia è la restrizione alimentare conseguente o antecedente l’abuso di alcol, ma non è ancora riconosciuta all'interno dei manuali diagnostici

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 23 Feb. 2021

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:58

Fattori associati alla drunkorexia sono la disregolazione emotiva, la volontà di migliorare l’umore negativo, prevenire l’aumento di peso causato dall’assunzione di alcol, una scarsa stima verso il proprio corpo e la ricerca di sensazioni estreme.

 

L’alcol, nonostante ampiamente utilizzato e socialmente accettabile, può avere effetti dannosi a livello cerebrale, andando ad intaccare la memoria e le funzioni esecutive (Welch, 2017). Il suo quantitativo elevato nel sangue, può essere moderato dall’assunzione di cibo, che ne riduce la velocità di assorbimento (Hahn et al., 1997).

La letteratura si è occupata di indagare il rapporto tra ingerimento di cibo e di bevande alcoliche, evidenziando come all’aumentare del consumo di alcol, diminuisca quello di cibo, che tende ad essere assunto in modo più disordinato, e viceversa (Cummings & Tomiyama, 2018). Questo pattern, che non mostra alcuna differenza di genere (Peralta, 2002), viene adottato con lo scopo di avvertire più rapidamente gli effetti dell’alcol, o bilanciarne il valore calorico, mediante digiuni prolungati volti a limitare l’assunzione di calorie dagli alimenti (Bryant et al., 2012). Mentre nel primo caso la condotta è motivata dal percepire rapidamente gli effetti inebrianti dell’alcol, nel secondo caso la restrizione calorica viene pianificata per compensare le calorie dell’alcol al fine estetico di prevenire l’aumento di peso (Choquette et al., 2018; Hunt & Forbush, 2016). Se prima di un episodio di binge drinking il soggetto non avrà ristretto le calorie, si verificheranno sensi di colpa e affettività negativa, che alimenteranno un circolo vizioso di comportamenti alimentari disfunzionali, provocati dalla sopravvalutazione dell’aspetto fisico. Tale restrizione alimentare, conseguente o antecedente all’abuso di alcol, è stata etichettata come drunkorexia (Kershaw, 2008).

Queste condotte compensatorie, possono provocare gravi complicanze mediche, come alterazioni cardiocircolatorie, disturbi elettrolitici, osteoporosi, amenorrea (similmente all’anoressia), con l’aggiunta di epatopatia e danni al sistema nervoso centrale per l’abuso di alcol.

Tra le fasce di popolazione più a rischio, è stata individuata quella degli gli studenti universitari. Nella ricerca di Roosen & Mills (2015); il 42% del campione riportava preoccupazioni relative al contenuto calorico dell’alcol, mentre il 37%, prima di assumerlo, limitava l’ingestione di cibo. Tuttavia, come riportato da Lupi et al. (2017), si tratta di un comportamento comune tra i giovani adulti italiani tra i 18-26 anni, sia studenti che non studenti, spesso concomitante al binge drinking ed il consumo di cocaina.

Non essendo un disturbo clinico universalmente condiviso e riconosciuto dai manuali diagnostici, non viene valutato nella pratica clinica. Tutt’ora, gli esperti si interrogano se identificare o meno la drunkorexia come disturbo alimentare o da uso di sostanze. Ciò che potrebbe aiutare nella classificazione è l’individuazione dei predittori implicati nel comportamento drunkoressico.

Tra questi, sono emersi la disregolazione emotiva, la volontà di migliorare l’umore negativo (Ward & Galante, 2015) e prevenire l’aumento di peso causato dall’assunzione di alcol (Rahal et al., 2012). Anche una scarsa stima verso il proprio corpo ed il voler ricercare sensazioni estreme sono caratteristiche implicate nella drunkorexia.

L’indagine di Griffin & Vogt (2020), oltre a voler confutare l’idea per cui la drunkorexia fosse un comportamento associato esclusivamente allo stile di vita degli studenti universitari, ha cercato di comprendere i predittori di queste condotte problematiche legate al consumo di alcol; valutando il ruolo della bassa autostima verso il proprio corpo e la ricerca di sensazioni estreme. All’interno del comportamento drunkoressico le condotte compensatorie, come restrizione calorica, aumento dell’esercizio fisico e tendenze bulimiche, sono state esaminate su 95 studenti universitari e non.

Secondo i risultati, la drunkorexia si verificava indipendentemente dall’essere uno studente universitario o meno, in quanto si tratta di un problema generalizzato ad una fascia della popolazione a rischio, tra i 18 e i 26 anni.

Coerentemente con Hill & Lego (2020), una bassa autostima legata all’apparenza del proprio corpo e il fattore “disinibizione” nella ricerca di sensazioni, sono risultati essere predittori individuali significativi nella drunkorexia. Nel dettaglio, la disinibizione, spesso correlata al consumo di alcol (Carlson et al., 2010), si riferisce alla probabilità che una persona si impegni nel ricercare sensazioni mediante comportamenti sconsiderati, avendo scarsa capacità decisionale e una ridotta sensibilità alle conseguenze future (Hoyle et al., 2002).

L’autostima legata al peso corporeo, anziché all’apparenza fisica, non prediceva nel campione i comportamenti drunkoressici, poiché si tratta di un aspetto maggiormente legato alla presenza di un disturbo alimentare, del quale non erano affetti i soggetti dello studio.

Se per i pazienti affetti da disturbo alimentare, la drunkorexia si manifesta con l’impegno in comportamenti finalizzati a prevenire l’aumento di peso, tra coloro senza un disturbo alimentare, come i partecipanti dello studio, può essere la conseguenza del ricercare un’azione rapida inebriante da parte dell’alcol, che possa aumentare la stima verso il proprio aspetto fisico. Tra coloro più disinibiti e motivati da una ricerca di sensazioni estreme, le condotte drunkoressiche compensano la scarsa fiducia verso il proprio aspetto, aumentando i livelli di autostima nell’individuo. Dunque, percepire rapidamente gli effetti inebrianti dell’alcol, comporta il sentirsi meglio nel proprio corpo.

Essendo la drunkorexia originata da motivazioni simili a quelle sottostanti i disturbi alimentari e il disturbo da abuso di sostanze (Hunt & Forbush, 2016), dovrebbe essere classificata come un disturbo alimentare, risultante dall’alcol (o un disturbo del cibo e dell’alcol), piuttosto che una categoria univoca (disturbo alimentare o da uso di sostanze).

Essendo presente non solo nella popolazione studentesca, ricerche future dovrebbero orientarsi all’indagine del comportamento drunkoressico nella popolazione generale e non solo tra coloro aventi una patologia alimentare sottostante, individuando ulteriori gruppi target per i quali strutturare linee guida in vista di interventi clinici futuri.

Inoltre, sono necessarie ricerche successive per indagare le motivazioni alla base del disturbo, con l’obiettivo che la problematica alimentare in risposta al consumo di alcol venga presa sul serio dagli operatori sanitari e dagli sportelli di intervento presso le università.

Essendo la prevenzione la miglior forma di intervento, sarebbe utile predisporre, fin dall’età scolare, incontri psicoeducativi finalizzati ad un aumento della consapevolezza dei comportamenti a rischio, per impedire l’emergere di problematiche successive in adolescenza o nella giovane età adulta.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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