I bambini adottati, compresi quelli che hanno genitori omosessuali, devono affrontare diverse sfide di sviluppo specifiche per comprendere e contestualizzare il loro stato adottivo: questi bambini spendono una certa quantità di tempo e di energia nel pensare alla loro adozione e mostrano anche diversi livelli di curiosità sulle loro origini biologiche, sul loro patrimonio e sui membri della famiglia.
Un numero sempre crescente di famiglie negli USA sono costituite da genitori omosessuali e bambini adottati (Goldberg & Conron, 2018). Ricerche volte ad indagare se, ed eventualmente come, l’omosessualità dei genitori influenzi lo sviluppo del bambino hanno rivelato un buon adattamento di quest’ultimo (Farr, 2017; Fedewa, Black, & Ahn, 2015). Tuttavia, meno studi su famiglie composte da genitori adottivi e coppie gay/lesbiche (LG) si sono focalizzati sul funzionamento generale della famiglia e le possibili associazioni con l’adattamento dei bambini. Ciò nonostante, sono emersi tre filoni di ricerca: (a) i genitori LG con figli piccoli si impegnano in pratiche di co-parenting diverse rispetto ai genitori eterosessuali (Farr, 2017), (b) i bambini adottati sono esposti a più fattori di rischio rispetto ai bambini non adottati relativamente ai problemi di esternalizzazione (Grotevant, McRoy, Wrobel, & Ayers-Lopez, 2013) e (c) il conflitto familiare è legato a disadattamento infantile, almeno tra genitori eterosessuali (Davies, Martin, & Cummings, 2018). La teoria dei sistemi familiari afferma che il funzionamento complessivo della famiglia influenza i singoli membri, pertanto gli individui non possono essere esclusi dal contesto familiare (Minuchin, 1988). Ricerche condotte sulle famiglie di genitori eterosessuali suggeriscono che un basso conflitto familiare è legato a un adattamento positivo del bambino nell’infanzia e nell’adolescenza (Cummings, Koss, & Davies, 2015; Demby, Riggs, & Kaminski, 2017), al contrario l’ostilità dei genitori si associa ad esiti negativi circa la regolazione delle emozioni, oltre che una prevalente emotività negativa, nei bambini in tutte le fasi dello sviluppo (Davies, Coe, Martin, Sturge-Apple, & Cummings, 2015). Gli studi osservazionali che si sono concentrati sui modelli di interazione dell’intera famiglia durante il conflitto hanno scoperto che vi sono associazioni tra i bambini preadolescenti con famiglie più positive e più coese (Demby et al., 2017; Shigeto, Mangelsdorf, & Brown, 2014) e minori problemi comportamentali. I bambini adottati, compresi quelli che hanno genitori LG, devono affrontare diverse sfide di sviluppo specifiche per comprendere e contestualizzare il loro stato adottivo: questi bambini spendono una certa quantità di tempo e di energia nel pensare alla loro adozione e mostrano anche diversi livelli di curiosità sulle loro origini biologiche, sul loro patrimonio e sui membri della famiglia (Tan & Jordan-Arthur, 2012). Una comunicazione soddisfacente tra genitori adottivi e figli e la presenza di rapporti positivi tra i membri della famiglia adottiva sono importanti per esiti di sviluppo positivi (Wrobel et al., 2004). Pochi di questi studi si sono concentrati sulle famiglie adottive o le famiglie di genitori LG, infatti nessuno studio ha affrontato in modo specifico argomenti su come le famiglie adottive LG gestiscono i conflitti e su come questi comportamenti possano essere in relazione con gli esiti del bambino. Le ricerche esistenti hanno dimostrato che i bambini (inclusi i bambini adottati) con genitori LG condividono risultati di sviluppo molto simili, o anche più positivi, rispetto ai bambini con genitori eterosessuali. (Fedewa et al., 2015; Golombok et al., 2014).
Il presente studio si è prefissato un duplice obiettivo: (a) esaminare se la positività, la negatività e la coesione durante le interazioni familiari correlano al comportamento dei bambini in età scolare e all’adattamento specifico dell’adozione, e (b) osservare i conflitti familiari, gli esiti dei figli, e se le loro associazioni differivano tra famiglie adottive LG e eterosessuali.
I partecipanti sono stati selezionati da 96 famiglie, ognuna delle quali aveva almeno un figlio adottato, pertanto sono stati considerati 48 femmine e 48 maschi adottati in età infantile. Nessun figlio aveva avuto precedenti collocamenti. Innanzitutto, le famiglie sono state osservate, nelle loro interazioni familiari, presso la propria abitazione: ciò aveva l’obiettivo di esplorare il modo in cui le famiglie affrontano le discussioni e i conflitti. Nello specifico, i ricercatori hanno fornito alle famiglie una lista di problematiche (es. “Come spendere il denaro, “Fare i compiti a casa”, ecc.), questi dovevano segnalare quali di esse erano state oggetto di discussione e quali erano ancora questioni aperte, dopodiché gli è stato chiesto di parlarne. I disaccordi più comuni riguardavano la scuola, i litigi tra fratelli e sorelle e il tempo trascorso in TV, su Internet e sui videogiochi.
Per valutare le interazioni familiari nel contesto dei disaccordi tra genitori e figli, è stato usato il System for Coding Interactions and Family Functioning (SCIFF; Lindahl & Malik, 2001). Lo SCIFF è uno schema di codifica che si è rivelato efficace nell’identificare come i tratti a livello familiare (cioè negatività/conflitto, affetti positivi e coesione) siano collegati all’adattamento comportamentale e alla salute emotiva dei bambini (Demby et al., 2017). La negatività/conflitto valuta il grado di ostilità o di tensione nelle interazioni genitore-figlio, compresi il linguaggio del corpo e il tono della voce. La coesione valuta quanto bene la famiglia lavora insieme per risolvere i conflitti. Infine, l’affetto positivo valuta il tono emotivo piacevole nelle interazioni della famiglia, compreso il linguaggio del corpo, il tono della voce e indicatori come sorrisi e risate. Tutti gli items sono valutati per mezzo di una scala Likert da 1 a 5 (1 molto basso, 5 molto alto). La Externalizing Behavior subscale of the Child Behavioral Checklist for Ages 6 to 18 (Achenbach & Rescorla, 2001) è stata utilizzata per valutare gli esiti comportamentali dei bambini, composta da 42 items che indagavano le problematiche esternalizzanti (es. “Disobbediente a casa”, “Mente o imbroglia”). L’Adoption Dynamics Questionnaire (ADQ; Benson, Sharma, & Roehlkepartain, 1994) ha permesso di valutare i sentimenti dei bambini nei confronti dell’adozione attraverso tre sottoscale: affetto positivo sulla propria adozione (20 items del tipo “Sono felice che i miei genitori mi abbiano adottato”), esperienze negative con l’adozione (7 items del tipo “Mi prendono in giro per essere stato adottato”) e preoccupazione per l’adozione (3 items del tipo “Quanto spesso pensi alla tua madre naturale?”).
I risultati hanno rivelato che generalmente le famiglie avevano un’elevata coesione, un atteggiamento positivo e una moderata negatività/conflitto. Mediamente i comportamenti con problematiche esternalizzanti dei bambini erano al di sotto dei livelli clinici, essi mostravano sentimenti molto positivi, poche esperienze negative e una moderata preoccupazione legata alla propria adozione. Le famiglie con una maggiore espressione di emozioni negative durante i conflitti avevano figli con maggiori problemi di esternalizzazione, al contrario le famiglie più unite e coese durante le discussioni, avevano figli con meno problematiche esternalizzanti. Inoltre, le interazioni familiari conflittuali erano legate a sentimenti di adozione meno positivi e le famiglie che si mostravano più coese durante i conflitti e quelle che avevano una maggiore tendenza ad esprimere emozioni positive avevano figli con sentimenti più positivi nei confronti della propria adozione. Non ci sono state differenze nelle interazioni familiari o negli esiti dei figli in funzione dell’orientamento sessuale dei genitori. I genitori di LG non si sono differenziati dai genitori eterosessuali nella conduzione di discussioni familiari, nei livelli di coesione, negli atteggiamenti positivi e nell’espressione delle emozioni durante i conflitti.