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Violenza sulle donne: quando le credenze sessiste influenzano il concetto di responsabilità e cambiamento

Violenza sulle donne e credenze sessiste: l'intervento dovrebbe considerare come meccanismo di cambiamento le donne o gli uomini? A chi dovrebbe rivolgersi?

Di Catia Lo Russo

Pubblicato il 10 Dic. 2020

Spesso si viene a conoscenza di aggressioni fisiche e sessuali contro le donne. Questa tipologia di eventi suscita due possibili risposte: le donne dovrebbero evitare determinate situazioni, proteggendosi dalla violenza degli uomini, e gli uomini dovrebbero adottare misure per non essere violenti nei confronti delle donne.

 

Nell’arco di 7 mesi a cavallo tra 2018 e 2019, due donne, Eurydice Dixon e Aiia Maasarwe, sono state aggredite fisicamente e sessualmente e poi assassinate da sconosciuti maschi a Melbourne, Australia (Cuthbertson 2019). In entrambi i casi, le donne stavano tornando a casa, a piedi da sole di sera, e avevano usato i loro telefoni per comunicare a una persona cara dove si trovavano poco prima degli attacchi. In risposta alla morte della Dixon, un funzionario di polizia ha rilasciato una dichiarazione pubblica in cui sembrava attribuire alle donne la responsabilità di evitare i possibili attacchi violenti degli uomini (Davey 2018). Al contrario, il premier dello Stato ha risposto suggerendo che le donne hanno il diritto di svolgere le proprie attività quotidiane e che sono gli uomini a dover cambiare il proprio comportamento per evitare di compiere atti di violenza nei confronti delle stesse. E’ evidente che questa tipologia di eventi suscita due possibili risposte: le donne dovrebbero evitare determinate situazioni e proteggersi dalla violenza degli uomini, e gli uomini dovrebbero adottare misure per non essere violenti nei confronti delle donne. Queste risposte non si escludono necessariamente a vicenda, ma il bersaglio di intervento è diverso in ciascuna di esse: una si rivolge alle donne come meccanismo di cambiamento, mentre l’altra si rivolge agli uomini come meccanismo di cambiamento.

In un recente studio, condotto da Brownhalls e colleghi (2020) in Nuova Zelanda su un campione di 21.937 partecipanti (tra i 18 e i 97 anni), si è voluto esplorare i ruoli svolti dal genere, dal sessismo e dai due approcci sopraelencati per ridurre la violenza sulle donne: l’obiettivo è lo stesso, ma variano nei mezzi specifici con cui viene raggiunto. Nello specifico, i termini “uomini” e “donne” sono usati principalmente per riferirsi a soggetti cisgender, ovvero uomini e donne la cui identità di genere corrisponde al proprio sesso biologico o al sesso assegnato alla nascita; inoltre gli autori si sono concentrati sulla violenza fisica e sessuale degli uomini nei confronti delle donne, vista come manifestazioni di disuguaglianza di genere che perpetuano lo status quo di una società patriarcale (Turquet et al. 2011). Studi precedenti condotti in Nuova Zelanda hanno rivelato che tra il 12% e il 17% delle donne sia vittima di violenza sessuale e/o fisica da parte di uno sconosciuto o di un conoscente, almeno una volta nella vita, e che il 39% delle donne sia vittima di abusi sessuali e/o fisici da parte di un partner intimo maschile (Fanslow e Robinson 2004). In Nord America, circa il 25% degli uomini giovani adulti (dai 18 ai 35 anni) si autodenunciano per aver consapevolmente costretto una donna a intraprendere una qualche forma di attività sessuale contro la sua volontà, o mentre non era in grado di farlo (Jacques-Tiura et al. 2015). Sebbene la violenza degli uomini nei confronti delle donne sia una questione pervasiva e duratura a livello individuale e sociale, l’esplorazione delle soluzioni che la gente considera appropriate è poco studiata.

Intervenire sugli uomini per ridurre la violenza verso le donne, vuol dire considerarli come meccanismo di cambiamento. Ciò non implica che tutti gli uomini siano violenti verso le donne o che tutti gli uomini siano responsabili, piuttosto colloca la violenza all’interno di una struttura sociale più ampia: ad esempio, gli autori di sesso maschile di violenza sessuale riferiscono la pressione percepita dai coetanei per fare sesso “con qualsiasi mezzo”, e riferiscono un linguaggio che oggettivizza le donne, all’interno del gruppo di amici maschi (Jacques-Tiura et al. 2015). Al contrario, intervenire sulle donne implica un cambio di prospettiva basato sull’assunto che “la violenza è evitabile”, pertanto le donne si assumono la responsabilità di garantire la propria sicurezza: le donne sono incoraggiate ad assumere comportamenti di evitamento (ad esempio, non camminare da sole di notte) o a proteggersi (ad esempio, portare lo spray al peperoncino o imparare tecniche di autodifesa). La letteratura esplora le differenze nelle credenze e nelle risposte di uomini e donne alla violenza degli uomini nei confronti delle donne. Radke et al. (2018) hanno etichettato i comportamenti associati alle risposte alla disuguaglianza di genere come azione femminista (azione di sfida verso il sessismo: le donne devono imparare a evitare e proteggersi) e azione protettiva (cioè azioni che intendono proteggere le donne dall’inevitabile violenza degli uomini: ruolo passivo della donna, interventi sugli uomini), e con i loro studi hanno rilevato che le donne sono più propense degli uomini a impegnarsi in azioni di tipo femministiche, dimostrando una volontà di essere educate alla sicurezza personale.

Nella ricerca, è stato inoltre considerato il costrutto del “sessismo ambivalente”, ovvero composto da valutazioni negative e positive relative alle donne, che perpetuano il concetto della dominanza maschile (Glick e Fiske 1996). Tale costrutto è formato, a sua volta, da due concetti: (1) Il sessismo ostile, basato sugli stereotipi di genere, afferma che “le donne che si discostano dai valori tradizionali devono essere punite” (Glick e Fiske 2000). In questo caso, le motivazioni e il comportamento sono interpretati nell’ottica di minimizzare i danni della vittima e al contempo la responsabilità del colpevole (Koepke et al. 2014), così da attribuire alla stessa vittima la responsabilità di non aver prevenuto la violenza. (2) Il sessismo benevolo fa riferimento ad una valutazione paternalistica e si basa sull’assunto che “le donne che abbracciano i ruoli di genere tradizionali, sostenendo il dominio maschile, dovrebbero essere ricompensate con protezione e cura da parte degli uomini” (Glick e Fiske 2000). Da questo punto di vista, una donna che si rende vulnerabile allo stupro viola il suo ruolo di castità e purezza (Viki et al. 2004), pertanto è bene che si autoprotegga, magari attraverso corsi di autodifesa. E’ bene sottolineare che, non solo gli uomini, ma anche le donne possono assumere atteggiamenti sessisti nei confronti delle donne.

Il sessismo ambivalente è stato misurato per mezzo della Ambivalent Sexism Inventory (ASI; Glick and Fiske 1996), composta da 10 items, di cui 5 valutano il sessismo ostile (es. “Le donne si offendono troppo facilmente”) e 5 valutano il sessismo benevolo (es. “Molte donne hanno una qualità di purezza che pochi uomini possiedono”). Inoltre, gli uomini del campione hanno risposto a una serie di domande volte ad indagare il consenso per interventi sugli uomini (es. “Dovremmo investire di più nell’educazione a non essere fisicamente/sessualmente violenti nei confronti delle donne”) o interventi sulle donne (es. “Dovremmo investire di più nell’educazione delle donne su come evitare la violenza fisica/sessuale da parte delle donne”). In ogni caso, dovevano esprimere il proprio grado di accordo o disaccordo per ogni item. Tutte le variabili demografiche, incluse l’età, sono state tenute sotto controllo.

Dai risultati è emerso che vi è un’associazione positiva tra gli interventi rivolti agli uomini e la riduzione della violenza da loro agita nei confronti delle donne. Inoltre, il sessismo ostile si associa negativamente con il sostegno a interventi rivolti agli uomini e positivamente con il supporto a interventi rivolti alle donne. Il sessismo benevolo, invece, si associa positivamente ad entrambe le tipologie di intervento. Le donne sono risultate leggermente più favorevoli degli uomini ad affrontare la violenza contro le donne intervenendo sulle donne stesse, così da educarle all’evitamento e all’autodifesa, ma sia gli uomini che le donne erano ugualmente favorevoli a intervenire sugli uomini.

Sicuramente l’attuale studio ha come limite quello di non aver esplorato esplicitamente la violenza o il sessismo all’interno della comunità LGBTQ.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Brownhalls, J., Duffy, A., Eriksson, L., Overall, N., Sibley, C.G., Radke, H.R.M., Barlow, F.K., (2020). Make it Safe at Night or Teach Women to Fight? Sexism Predicts Views on Men’s and Women’s Responsibility to Reduce Men’s Violence Toward Women. Sex Roles.
  • Cuthbertson, D. (2019, January 17). Everyone has the right to get home safely. The Age.
  • Davey, M. (2018). Men need to change: Anger grows over police response to Eurydice Dixon’s murder. The Guardian.
  • Fanslow, J., & Robinson, E. (2004). Violence against women in New Zealand: Prevalence and health consequences. The New Zealand Medical Journal, 117(1206).
  • Glick, P., & Fiske, S. T. (1996). The ambivalent sexism inventory: Differentiating hostile and benevolent sexism. Journal of Personality and Social Psychology, 70, 491–512.
  •  Glick, P., & Fiske, S. T. (2000). An ambivalent alliance: Hostile and benevolent sexism as complementary justifications for gender inequality. American Psychologist, 56, 109–118.
  • Jacques-Tiura, A. J., Abbey, A., Wegner, R., Pierce, J., Pegram, S. E., & Woerner, J. (2015). Friends matter: Protective and harmful aspects of male friendships associated with past- year sexual aggression in a community sample of young men. American Journal of Public Health, 105, 1001–1007.
  • Koepke, S., Eyssel, F., & Bohner, G. (2014). She deserved it: Effects of sexism norms, type of violence, and victim’s pre-assault behavior on blame attributions toward female victims and approval of the aggressor’s behavior. Violence Against Women, 20, 446–464.
  • Radke, H. R. M., Hornesy, M. J., & Barlow, F. K. (2018). Changing versus protective the status quo: Why men and women engage in different types of action on behalf of women. Sex Roles, 79, 505– 518.
  • Turquet, L., Seck, P., Azcona, G., Menon, R., Boyce, C., Piernon, N., Harbour, E. (2011). Progress of the world’s women: In pursuit of justice. United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women.
  • Viki, G. T., Abrams, D., & Masser, B. (2004). Evaluating stranger and acquaintance rape: The role of benevolent sexism in perpetrator blame and recommended sentence length. Law and Human Behavior, 28, 295–303.
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