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Le personalità dipendenti

Un recente studio mette a confronto i profili di personalità di diverse dipendenze, ossia quelle da sostanze e quelle comportamentali.

Di Catia Lo Russo

Pubblicato il 16 Dic. 2020

Aggiornato il 18 Dic. 2020 12:51

Data la stabilità dei tratti di personalità e la loro influenza sui processi decisionali e motivazionali, la ricerca ha ipotizzato che molti dei comportamenti problematici legati alla dipendenza siano originati dalla personalità stessa e per questo si è indirizzata verso l’identificazione delle cosiddette personalità dipendenti.

 

Il riconoscimento da parte della comunità di ricerca del fatto che le dipendenze includono anche comportamenti che non comportano l’assunzione di sostanze stupefacenti ha portato alla nascita si studi sulle dipendenze comportamentali: la dipendenza da internet, il gioco d’azzardo, il comportamento sessuale compulsivo, l’acquisto compulsivo, la dipendenza da esercizio fisico, la dipendenza dal cibo e la dipendenza dal lavoro (Griffiths, 1996; Karim & Chaudhri, 2012). Data la stabilità dei tratti di personalità e la loro influenza sui processi decisionali e motivazionali (Kornør & Nordvik, 2007), la ricerca ha assunto l’ipotesi che molti dei comportamenti problematici legati alla dipendenza siano originati dalla personalità stessa e per questo si è indirizzata sull’identificazione delle cosiddette “personalità dipendenti”.

Secondo Kjome et al. (Kjome et al., 2010), l’impulsività comporta una mancanza di pianificazione che è associata a guadagni a breve termine a scapito delle perdite a lungo termine. Questa tendenza è molto comune tra gli individui dipendenti, sia per le dipendenze legate alla sostanza che per le dipendenze comportamentali, in quanto spesso agiscono in modi che garantiscono loro un immediato rafforzamento, ma sono dannosi (per se stessi o per gli altri) a lungo termine (Grant, Potenza, Weinstein, & Gorelick, 2010; Widiger & Smith, 2012).

Un altro modello che è stato proposto per classificare gli individui con dipendenze è stato il modello a cinque fattori della personalità (McCrae & John, 1992). Questo descrive cinque dimensioni fondamentali della stessa: nevroticismo, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e apertura all’esperienza (McCrae & John, 1992). L’estroversione comprende tratti come l’energia, le emozioni positive, l’assertività, la socievolezza, la loquacità e infine la tendenza a cercare stimoli e sensazioni nuove (McCrae & Costa, 1997). L’apertura all’esperienza implica la curiosità intellettuale, il pensiero indipendente, la creatività e la preferenza per la novità e la varietà. La coscienziosità combina caratteristiche come la tendenza a mostrare autodisciplina, ad agire con rispetto e a concentrarsi sul raggiungimento di risultati. Le persone coscienziose tendono a pianificare, piuttosto che ad essere spontanee, e sono organizzate e affidabili (Day, Hudson, Dobies, & Waris, 2011). Le persone con elevato grado di gradevolezza sono simpatiche, amichevoli e affidabili (McCrae & Costa, 1997). Infine, le persone nevrotiche tendono ad avere scarse capacità di controllo degli impulsi e una precaria stabilità emotiva (McCrae & Costa, 1997).

Un recente studio mette a confronto i profili di personalità di diverse dipendenze, ossia quelle da sostanze (droghe e alcol) e quelle comportamentali (gioco d’azzardo e sesso). Il campione studiato è composto da 78 controlli e 221 individui dipendenti, fra cui 58 da droghe, 50 da alcol, 48 da gioco d’azzardo e 65 da sesso.

In primo luogo, i partecipanti hanno compilato un questionario volto a raccogliere informazioni demografiche, quali età, genere, livello di istruzione e status socioeconomico. Il disturbo da uso di sostanze (Drug Use Disorders, DUD) è stato misurato per mezzo del Abuse Screening Test (DAST; Skinner, 1982), i cui punteggi possono variare da 0 a 28 e dove un punteggio di 6 è utilizzato per indicare la presenza di abuso o dipendenza da droghe (Yudko, Lozhkina, & Fouts, 2007). Il disturbo da uso di alcol è stato misurato per mezzo del Michigan Alcoholism Screening Test (MAST; Selzer, 1971), in cui un punteggio pari a 5 indica la presenza di alcolismo. Il South Oaks Gambling Screen (SOGS; Lesieur & Blume, 1987) ha permesso di valutare il disturbo da gioco d’azzardo, mentre il Individual-Based Compulsive Sexual Behavior (I-CSB), composto da 24 items, è stato utilizzato per valutare i comportamenti sessuali compulsivi (CSB): i punteggi possono variare da 24 a 168, e un punteggio più alto segnala ipersessualità elevata. Per quanto riguarda, invece, la valutazione dei profili di personalità, sono stati somministrati due questionari self-report. Uno è il Barratt Impulsiveness Scale Version 11 (BIS-11), composto da 30 items che esplorano l’impulsività, mentre l’altro è il the Big Five Index (BFI), composto da 44 items che indagano i tratti di personalità concettualizzati nel Big Five Model. Infine, i partecipanti hanno risposto ad una serie di domande relative alla dipendenza e alla loro astinenza (es. età di inizio della dipendenza, anni della dipendenza e tempo di astinenza).

I risultati dello studio hanno rivelato che fra i soggetti con disturbo da uso di sostanze, il 93% ha fatto uso di marijuana almeno una volta nel corso della sua vita, il 79% di cocaina, il 60% di eroina, il 60% di anfetamine, il 70% di MDMA, il 63% di LSD, il 72% di sedativi, il 18% di PCP, il 49% di metadone e il 39% di inalanti. I fattori demografici, come età, sesso, status socioeconomico, hanno rivelato differenze significative tra i vari gruppi: il gruppo di controllo era più giovane, composto da partecipanti per la maggioranza femminili, viveva in zone più centrali e aveva il più alto livello di istruzione; gli individui con disturbo da uso di alcol erano più anziani, mentre i soggetti con comportamenti sessuali compulsivi erano più giovani e principalmente di sesso maschile. I soggetti con dipendenza da gioco d’azzardo hanno riferito un reddito elevato e un’insorgenza del disturbo pressoché tardiva, precisamente sui 20 anni, età che nella maggior parte dei casi coincide con la fuoriuscita dal nucleo familiare.

Per quanto riguarda i tratti di personalità, la ricerca ha individuato dei profili specifici: tutte le tipologie di dipendenze presentano livelli di nevroticismo e impulsività molto elevati. Questi soggetti tendono ad essere meno capaci di controllare i propri impulsi, oltre che ad avere una precaria stabilità emotiva. Tuttavia, gli alcolisti hanno livelli di estroversione, gradevolezza, coscienziosità e apertura all’esperienza più basse rispetto ai controlli. Nello specifico, le persone con bassa estroversione e apertura all’esperienza sono di solito più timide, riservate e silenziose (Arora & Rangnekar, 2016) e, probabilmente, utilizzano l’alcol per ridurre ansia e paura nelle situazioni sociali (Smail, Stockwell, Canter, & Hodgson, 1984). I soggetti con dipendenza da sostanze stupefacenti e comportamenti sessuali compulsivi hanno bassi livelli di gradevolezza e coscienziosità.

In conclusione, i risultati ottenuti suggeriscono che, sebbene diverse dipendenze possano avere alcune tendenze comportamentali in comune, esse riflettono in gran parte una costellazione unica di tratti di personalità e variabili demografiche. Questi risultati possono guidare lo sviluppo di programmi di prevenzione e di intervento più efficaci, che potrebbero essere adattati all’individuo e/o al tipo di dipendenza. Strategie preventive specifiche potrebbero concentrarsi sull’identificazione dei giovani a rischio sulla base dei tratti di personalità, così come le strategie trattamentali devono necessariamente affrontare le questioni ambientali.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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