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I negazionisti: esempio di una società sempre più psicotica

L’autore evidenzia il ruolo della psicoanalisi nel fronteggiare nuove forme di disagio psichico collettivo durante il COVID-19 come quello dei negazionisti

Di Salvatore Di Costanzo

Pubblicato il 15 Dic. 2020

Aggiornato il 18 Dic. 2020 12:50

L’elemento che hanno in comune i negazionisti è l’uso prevalente di un meccanismo di difesa teorizzato e ben studiato dai teorici dinamici: il diniego.

 

Abstract

L’autore intende evidenziare il ruolo della psicoanalisi nel fronteggiare nuove forme di disagio psichico collettivo. Durante la pandemia da COVID-19 diverse persone si sono riunite in gruppi sociali caratterizzate dall’uso del diniego come meccanismo di difesa per contrastare l’angoscia causata dalla pandemia. Tali gruppi sono per l’autore l’esempio di una società sempre più psicotica.

Abstract

The author intends to highlight the role of psychoanalysis in dealing with new forms of collective mental distress. During the COVID-19, several people gathered in social groups characterized by the use of denial as a defense mechanism to counter the anguish caused by the pandemic. For the author, these groups are an example of an increasingly psychotic society.

 

Recentemente Ratner e Gandhi (2020) hanno pubblicato, sulla prestigiosa rivista di medicina The Lancet, un articolo denuncia nei confronti di parte della popolazione statunitense che si rifiuta di eseguire le indicazioni mediche per poter contrastare la diffusione del COVID. Secondo alcuni cittadini U.S.A. il COVID-19 non esiste, per tale motivo è del tutto inutile rispettare le limitazioni imposte dal governo per poter fermare l’esponenziale diffusione del virus.

Un fenomeno analogo si è sviluppato anche nel nostro paese, in Italia i mass media hanno definito ‘negazionisti’ coloro che rifiutano di credere all’esistenza del virus. I negazionisti si sono recentemente radunati a Roma per poter protestare contro le misure adottate dal governo per contrastare l’avanzamento del coronavirus, manifestazione che si è caratterizzata da grida che urlavano no-mask.

Per i negazionisti il COVID-19 non esiste, a Bergamo non è morto nessuno, i video e le foto delle bare mostrate dai mass media erano dei fake, e secondo alcuni di loro i vaccini sono degli strumenti per poter ridurre il numero della popolazione mondiale. Per poter dare sostegno alle proprie tesi i negazionisti fanno uso delle più assurde teorie pseudoscientifiche, basate su aneddoti o elementi parziali di una verità scientifica.

Secondo Ratner e Gandhi vi è la necessità che la psicoanalisi si interroghi e cerchi di ‘curare’ queste nuove forme di disagio sociale. Ma perché proprio la psicoanalisi? L’elemento che hanno in comune i negazionisti italiani con quelli statunitensi è l’uso prevalente di un meccanismo di difesa teorizzato e ben studiato dai teorici dinamici: il diniego.

In accordo con Gabbard (2015) il diniego psichico è una forma primitiva di difesa che permette il disconoscimento di dati sensoriali provenienti dal mondo esterno fortemente destabilizzanti. La realtà esterna viene ritenuta eccessivamente minacciosa per la propria integrità psichica e per tali motivi viene rinnegata. Il diniego è un meccanismo di difesa riscontrato maggiormente nei pazienti psicotici o affetti da un grave disturbo di personalità. Il diniego permette di controllare l’angoscia causata da un evento esterno attraverso la completa negazione dell’evento stesso. I negazionisti mettendo in atto collettivamente il diniego negano l’esistenza all’interno della realtà di un elemento altamente minaccioso per la propria integrità psichica.

Solitamente meccanismi difensivi primitivi come il diniego vengono messi in atto da soggetti con una struttura precaria del proprio Io, struttura che può essere facilmente destabilizzata da eventi esterni catastrofici come il COVID-19.

I negazionisti sono il frutto di una società che promuove e incentiva sempre più l’uso di meccanismi difensivi primitivi come il diniego, una società che sembra essere sempre più psicotica. Il non riconoscimento di un dato oggettivo della realtà è l’elemento diagnostico che permette di individuare le personalità organizzate a un livello psicotico. Molte persone psicotiche possono anche essere ben integrate all’interno della società, non sempre essa è associata a una malattia fortemente invalidante come la schizofrenia. Infatti molti dei negazionisti non sembrano manifestare sintomi di una schizofrenia florida, eppure organizzano la loro identità collettiva attorno al diniego.

Il negazionismo non è limitato esclusivamente al COVID-19, ma coinvolge anche fatti storici come l’olocausto oppure temi sociali come il cambiamento climatico. In molti infatti negano la veridicità del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista, oppure negano l’esistenza di una crisi climatica. Tesi negazioniste molto spesso sono anche incentivate da scienziati associati a diverse lobby o dagli stessi esponenti politici.

Il negazionismo sembra quindi essere un sintomo di una società sempre più strutturata a livello psicotico, in cui si assiste al proliferarsi di impulsi aggressivi diretti nei confronti di coloro che seguono le tesi scientifiche. Affianco al diniego, tra i negazionisti si assiste anche alla manifestazione di alcune ideazioni paranoidi, riscontrate frequentemente nelle organizzazioni psicotiche. Aggressività, diniego e ideazioni paranoidi sono tre elementi che caratterizzano la società moderna e che sono esemplificati dallo strutturarsi di gruppi sociali come i negazionisti.

Come hanno affermato Ratner e Gandhi (2020) la psicoanalisi ha il dovere di interrogarsi sulle dinamiche psicotiche che stanno interessando la nostra società contemporanea. A differenza della società vittoriana vissuta da Freud che era caratterizzata dalla nevrosi e dalla rimozione come elemento strutturante, oggigiorno si viene a contatto con forme di disagio psichico sempre più ‘primitive’ e caratterizzate dal diniego o meccanismi di difesa simili. Il negazionismo è il sintomo gruppale di una psicosi sociale sempre più dilagante.

La psicoanalisi e anche le altre forme di psicoterapia focalizzate su dinamiche interne sia individuali che sociali, hanno l’obbligo di diventare strumenti di trasformazione sociale, andando oltre gli studi dei professionisti privati che da anni esercitano la pratica terapeutica. Già Freud aveva auspicato per la psicoanalisi un compito del genere, compito che diventa ancora più centrale in tempi di crisi come quella che il mondo si trova ad affrontare oggigiorno. La manifestazione di forme collettive patologiche come il negazionismo si combattono attraverso campagne educative sociali in cui la psicoanalisi o altre forme di psicoterapia diventano la base di trasformazioni socio-culturali indispensabili per una crescita generale dell’umanità. Il proliferarsi di dinamiche sempre più primitive all’interno della società deve preoccupare non poco tutti i professionisti impegnati nella salute mentale a un ripensamento delle strategie di cura e di prevenzione a livello sociale.

 

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