Il narcisismo può essere un promettente mediatore condiviso tra problematiche alimentari e invalidazione genitoriale, in quanto, similmente ad un disturbo alimentare, può insorgere per difficoltà di autoregolazione in seguito all’esposizione infantile ad un ambiente invalidante.
Il disturbo di personalità narcisistico, può presentarsi secondo due modalità di funzionamento differenti: narcisismo grandioso e vulnerabile.
Il primo, è caratterizzato da un senso del sé inflazionato, sentimenti di superiorità e desiderio di essere al centro dell’attenzione, che si esprimono a livello comportamentale con sfruttamento interpersonale, invidia, scarsa empatia, aggressività ed esibizionismo (Pincus et al., 2009).
Il narcisismo vulnerabile implica l’esperienza cosciente di impotenza, vuoto, bassa autostima ed il ricorso massiccio all’evitamento sociale per fronteggiare i sentimenti di vergogna, quando la presentazione del sé ideale non è possibile, o il bisogno di ammirazione viene frustrato (Pincus et al., 2009).
In accordo con la ricerca, tratti narcisistici si associano a disturbi del comportamento alimentare. Mentre entrambe le declinazioni di narcisismo correlano con la tendenza alla dieta e comportamenti di controllo verso l’ingestione di cibo, il narcisismo vulnerabile si associa a comportamenti bulimici di abbuffate e restrizioni (Zerach, 2014).
Studi longitudinali hanno chiarito il legame causale, identificando il ruolo dei tratti di vulnerabilità, predittivo di comportamenti alimentari restrittivi; mentre quelli grandiosi predicevano futuri comportamenti bulimici (Dakanalis et al., 2016).
L’invalidazione genitoriale subita in infanzia è un fattore di rischio evolutivo che determina l’insorgenza di successive problematiche alimentari. Sebbene coloro con bulimia nervosa e anoressia nervosa riportano livelli simili di invalidazione materna percepita, i primi hanno riportato maggiore invalidazione subita dal padre (Haslam et al., 2008).
L’ambiente infantile invalidante è connotato da una negativa, o del tutto ignorata risposta del genitore alle comunicazioni del bambino. In tale contesto affettivo-relazionale, egli non svilupperà la tolleranza al disagio (Gordon & Dombeck, 2010) ed avrà difficoltà nella regolazione degli stati emotivi, imbattendosi in una ricerca estenuante di approvazione e validazione esterna (Cary, 1994; Monell et al., 2015).
La ricerca non ha individuato un fattore condiviso tra invalidazione materna e paterna che potrebbe condurre alla genesi di problematiche alimentari successive. Mentre considerare l’espressione emotiva come segno di debolezza, sembrerebbe influire nella relazione tra invalidazione materna e preoccupazioni legate all’alimentazione (Haslam et al., 2012); l’evitamento degli affetti è emerso come mediatore esclusivo della relazione tra invalidazione paterna e disturbo alimentare (Mountford et al., 2007).
Il narcisismo può essere un promettente mediatore condiviso, in quanto, similmente ad un disturbo alimentare, può insorgere per difficoltà di autoregolazione in seguito all’esposizione infantile ad un ambiente invalidante. La ricerca ha evidenziato che l’invalidazione genitoriale prediceva in modo significativo entrambe le forme di narcisismo (Huxley & Bizumic, 2017), ma era soprattutto quello vulnerabile che si associava a problematiche alimentari. A differenza dei grandiosi, i narcisisti vulnerabili non sono in grado di mantenere un elevato senso del sé a causa di uno stile interpersonale evitante e non assertivo, che impedisce di richiedere una validazione esterna (Dickinson & Pincus, 2003; Hartmann et al., 2010). L’assenza di un riscontro positivo dall’altro, può determinare bassa autostima e affettività negativa, che a loro volta inducono problematiche nell’alimentazione. A differenza dei vulnerabili, i narcisisti grandiosi sono in grado di utilizzare efficacemente l’altro per regolare gli affetti e mantenere una concezione elevata del proprio senso del sé (Dickinson & Pincus, 2003).
Lo studio di Sivanathan et al. (2019) si è occupato di indagare se il narcisismo grandioso e quello vulnerabile si associavano in modo differente ai disturbi alimentari e, nel dettaglio, se quello vulnerabile poteva mediare la relazione tra invalidazione genitoriale e disturbo alimentare. Sono stati reclutati 352 partecipanti: donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni che hanno completato un questionario online.
Gli autori hanno riscontrato che la vulnerabilità narcisistica si associava a problematiche alimentari, agendo come fattore di mediazione comune tra invalidazione genitoriale e disturbi del comportamento alimentare.
Sebbene entrambe le forme di narcisismo correlino tra loro condividendo alcuni aspetti di base, come senso di diritto e necessità di una validazione esterna finalizzata a mantenere un solido senso del sé (Krizan & Herlache, 2017), le caratteristiche uniche della componente grandiosa, come la tendenza a distorcere i feedback esterni per mantenere la propria superiorità e la mancanza di empatia, sono protettive rispetto l’insorgenza di una patologia alimentare. Avendo uno stile assertivo, non mostrano affettività negativa e bassa autostima in seguito alle interazioni sociali (Dickinson & Pincus, 2003).
I narcisisti vulnerabili, a causa dell’invalidazione genitoriale subita, hanno problematiche di regolazione emotiva e tendono a dipendere da fonti esterne per mantenere una buona immagine di sé. Tuttavia, avendo uno stile interpersonale evitante, non riescono ad ottenere un conforto dall’altro. L’affettività negativa conseguente e la fragilità del proprio sé si riversano in condotte alimentari problematiche, insorte anche per feedback sociali negativi e con la finalità di regolare stati emotivi spiacevoli.
I disturbi alimentari in comorbilità con tratti di vulnerabilità narcisistica assumono i connotati di restrizioni, volte alla ricerca di una magrezza che si pensa erroneamente possa incrementare i livelli di autostima, o episodi di abbuffate per regolare affetti spiacevoli, caratterizzanti il binge-eating disorder (Rieger et al., 2010).
Il narcisismo vulnerabile e l’invalidazione genitoriale hanno un ruolo fondamentale nell’eziologia dei disturbi alimentari; tuttavia per comprendere la natura causale di queste relazioni e l’andamento nel tempo delle variabili, la ricerca futura dovrebbe orientarsi verso indagini longitudinali.
Sia il narcisismo che i disturbi del comportamento alimentare comportano difficoltà nella loro gestione terapeutica (Campbell et al., 2009; Pincus et al., 2014); cambiamenti di pensiero o comportamento, indotti da un intervento di terapia cognitivo-comportamentale, vengono facilmente percepiti dall’individuo come minacce all’autostima.
I pazienti con tratti narcisistici e disturbi alimentari, si percepiscono privi di valore, per cui sentono di non meritare il trattamento; ma allo stesso tempo reagiscono con risentimento di fronte alle richieste di una terapia strutturata. Questo comporta l’abbandono precoce della cura, rafforzando la convinzione che non sia pertinente ai loro bisogni (Campbell et al., 2009).
Alla luce di ciò, è utile imparare a riconoscere la fenomenologia clinica delle manifestazioni di narcisismo e le loro associazioni con la patologia alimentare, al fine di migliorare la presa in carico e il trattamento.