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Le mie cose: il nostro sangue – Survey Online

Survey online per la valutazione delle esperienze e dei vissuti delle donne rispetto a condizioni e avvenimenti comuni legati al ciclo mestruale.

Di Matilde Buattini, Marella Colombardo

Pubblicato il 09 Dic. 2020

Il ciclo mestruale è una cosa normale, possiamo azzardarci a definirlo naturale, quindi perché fare ancora ricerca su fenomeni come le mestruazioni e la menopausa? Forse perché, nel 2020, ci passiamo ancora il tampone e l’assorbente di nascosto?

 

Nel 2020 ci passiamo ancora i tamponi e gli assorbenti sottobanco. Assorbenti maneggiati con imbarazzo nonostante l’aliquota ordinaria del 22 per cento sottoposta a tali prodotti igienici femminili (da quelli per il sangue mestruale a quelli per le perdite urinarie), che non sono ancora considerati beni di prima necessità nel nostro Paese. Tasse che tutte noi donne paghiamo, come se avere le mestruazioni o perdere gocce di pipì nelle mutande fosse una scelta dettata dalla nostra volontà.

A proposito di volontà e libertà, vorremmo partire dal concetto di discorso libero, di libertà di parola. È doveroso citare e omaggiare una donna che sulla libertà d’espressione ha costruito la sua carriera artistica: Betty Dodson, deceduta Sabato 31 Ottobre 2020 all’età di 91 anni (Mind The Gap, 2020), è stata definita una “femminista di seconda ondata” e una guru del piacere sessuale personale. Non ha parlato di mestruazioni, ma certamente ha parlato. Si è fatta portavoce di argomenti comuni e allo stesso tempo taciuti, dall’autoerotismo e dall’anatomia femminile, sino a vibratori e altri strumenti di piacere. Il suo messaggio è stato potente a livello sociale proprio perché toglieva dall’atto della masturbazione quella patina di senso di colpa e vergogna che aveva inibito generazioni di persone, uomini e donne.

Il viaggio del ciclo mestruale di una donna inizia dal menarca, ovvero la prima occorrenza delle mestruazioni, la quale si manifesta mediamente all’età di 13 anni, proseguendo talvolta con intoppi fino alla menopausa, vale a dire la cessazione del ciclo mestruale femminile, che si manifesta in media a 52 anni (George, 2002; Reece & Barbieri, 2010 citato in Brantelid et al., 2014). L’esperienza della menopausa porta con sé sfide e cambiamenti sul piano fisico, psicologico e sociale e si presenta con notevoli differenze di donna in donna, sia in termini di quantità che di intensità di sintomi (George, 2002). Alcune donne non manifestano alcun sintomo con la menopausa, mentre altre possono provare sentimenti di vergogna e incertezza per i loro sintomi fisici, agitazione e labilità emotiva. Quindi si può ragionevolmente concludere che per circa 40 anni del corso di un’intera esistenza, le mestruazioni fanno parte della vita femminile.

Per quanto naturali siano, questi processi organici non sono ancora del tutto sviscerati nel mondo della psicologia, e forse perché proprio dal momento che tutti ne parlano (sottovoce), ma nessuno sa bene di che cosa si stia parlando, andrebbero spiegati meglio, in modo gentile, attraverso un linguaggio socratico, e scientifico per carità, per una vera rivoluzione del sangue femminile.

Come saggiamente e ironicamente riportato da Thiébaut (2018), a parlarne in pubblico si rischia ancora di trovare qualcuno, sia maschio che femmina, che si allontani sospettando

di sicuro questa donna ha una bomba atomica nella vagina, facciamo finta di niente, caso mai mi scoppiasse in faccia. (p.4).

Se parlarne in pubblico è ancora un tabù, allora come parlarne? Del resto il sangue lo vediamo tutti i giorni in televisione e lo leggiamo nei libri, gialli o fantasy, segno che le battaglie sanguinolente fanno audience, si potrebbe pensare che a fare ricerca su questi temi potremmo alzare lo share anche noi.

È importante fare il punto sulla questione sottesa a tutto questo argomento: parlare di mestruazioni, menopausa, calo del piacere sessuale, perdite urinarie e caldane inevitabilmente riesuma anche tutto l’argomento altrettanto audace del femminismo. La giornalista Abigail Jones (Thiébaut, 2018) in un articolo pubblicato sulla rivista Newsweek (The Fight to End Period Shaming Is Going Mainstream, 2016) descrisse l’attivismo mestruale di quegli anni come una rivoluzione riconducibile alla terza ondata del femminismo, aprendo così per la prima volta un dialogo su temi passati in sordina per molto tempo prima di allora.

Paradossalmente, insieme alla consapevolezza più o meno generale che una donna sana è una donna fertile e quindi una donna che ha avuto e ha le mestruazioni, l’argomento è spesso stato secondario, nondimeno avvilente per molte donne che ne hanno sentito parlare in termini di debolezza biologica. E per essere ripetitivi, ricordiamo quella che da alcuni movimenti e associazioni femministe è stata definita una discriminazione fiscale di genere, imboccata dalla tampon tax (Thiébaut, 2018; Testa, 2019).

La storia ci dice che il sangue è stato anche oggetto di discriminazione del valore di una donna in epoche non troppo lontane: neologismo adatto fu opera di Prévost (1894), che con il termine demi-vièrge indicava una serie di (s)fortunati eventi che portavano le donne a salvarsi in qualche modo la reputazione e la vita cercando di praticare del sesso senza mai lasciarsi deflorare dagli uomini che le accompagnavano. Pena sarebbe stata la gogna pubblica e la tragica disattesa di un matrimonio che quasi sicuramente un giorno sarebbe arrivato e che avrebbe dovuto mostrare in piazza le lenzuola sporche di sangue, segno di illibata purezza di quell’unione sacra.

E ora andiamo ancora più a fondo: parliamo di dolori. Emicranie, gonfiore del seno, della pancia, delle gambe, dolori muscolari, ritenzione idrica, eruzioni di acne, tensione nervosa…verrebbe quasi da giustificare un umore depressivo, talvolta concorrente, di fronte a un quadretto così composto (Thiébaut, 2018).

Vi proponiamo una situazione tipo: la vostra compagnia propone un’uscita fuori porta, mentre per voi le mestruazioni sono appena arrivate e con esse un dolore lancinante al fianco sinistro e un generale senso di intorpidimento e umore a terra. Se volete, aggiungeteci anche un foruncolo ben evidente in viso e un ciclo mestruale che di solito si presenta con una certa abbondanza. Cosa fareste? Da una parte provare a far finta che vada tutto bene e partire assieme ai vostri amici, con la speranza che un po’ d’aria fresca e di socializzazione possa alleviare i dolori e con anche il rischio di maledire la vostra scelta durante il viaggio. Dall’altra c’è la vostra cara borsa d’acqua calda, una copertina e una scorta di tisane per tentare di godersi un po’ di tempo da sole e rinunciare a un’esperienza che probabilmente non sarebbe stata neanche un granché…o almeno questo spesso ci raccontiamo.

In termini medici, quando il dolore si presenta con severità, e in assenza di altre patologie sottostanti, si parla di dismenorrea (Allyn et al., 2020). Ma le patologie che possono portare a sentirsi doloranti e affaticate sono varie e alcune non abbastanza diffuse nella conoscenza comune, quali la sindrome dell’ovaio policistico o l’endometriosi (Thiébaut, 2018). Quest’ultima risulta avere un tasso d’incidenza tale che la disinformazione al riguardo lascia qualche segno di sconforto: il 40% delle donne che al momento delle mestruazioni accusano dolori pelvici soffre di endometriosi. Aggiungiamo qualcosa in più: sono state avanzate ipotesi che vedono connesse la prevalenza di endometriosi con quella di violenze sessuali o traumi. Nonostante queste teorie siano state accantonate da altre che prediligono la pista ormonale o genetica, studi condotti sulle violenze sessuali mostrano che le vittime di violenza sono spesso più colpite da malattie autoimmuni, cardiovascolari e varie forme di cancro rispetto ad altre donne (Salmona, 2013 citato in Thiébaut, 2018).

Il problema si dilunga anche nell’ambito della prevenzione, dell’educazione e della cura delle varie condizioni, come ad esempio la Heavy menstrual bleeding (HMB), che vede alcune donne soffrire di mestruazioni molto abbondanti e dolorose.

I bisogni insoddisfatti legati a tutte queste condizioni correlano in modo significativo a sintomi depressivi e ansia, in particolare per gli adolescenti e per i giovani adulti (Li et al., 2020). In generale, la HMB e la dismenorrea influenzano in modo significativo il funzionamento sociale, sia per quanto riguarda l’autostima e la self-efficacy, ma anche il rendimento scolastico e il coinvolgimento sociale, abbassando così il benessere psicologico e aumentando il disagio fisico.

Nonostante le emozioni ambivalenti suscitate nelle donne che convivono con queste realtà, è importante sottolineare che alcune cose stanno cambiando, lentamente ma significativamente, con un paradossale dissenso talvolta da parte del popolo femminile. Si può far riferimento, ad esempio, a due nuovi spot, rispettivamente della Nuvenia (2020; clicca qui per vederlo) e della Tena (2020; clicca qui per vederlo), e rendersi conto di come sia possibile toccare un argomento come quello del ciclo mestruale e delle perdite urinarie senza necessariamente invadere o schifare, si può parlarne senza rabbrividire.

Non per questo bisogna darsi una tregua: ci vuole coerenza per far sì che le persone ascoltino davvero, ci vuole tempo per consolidare un concetto. Facciamo un appello a tutti, di qualunque genere voi siate: siate coerenti, poiché dopo la critica ci vogliono i fatti, e abbiate pazienza che, anche se con tanta tanta fatica e altrettanta attesa i risultati faranno capolino, uno alla volta.

Le nostre esperienze

Il questionario che vi proponiamo al link seguente richiede a ogni donna che voglia partecipare di riflettere sui vari aspetti che riguardano la propria esperienza del ciclo mestruale, della menopausa e dei sintomi fisici e psicologici correlati a questi fenomeni.

Partecipare alla nostra ricerca significa dare un contributo al mondo della psicologia clinica e sperimentale al fine di comprendere come sviluppare e incrementare il tema della conoscenza del proprio corpo in quanto donne.

Grazie della partecipazione.

 

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